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Giorgetti stanzia 12 miliardi per la difesa: le risorse arriveranno da emissioni e fondi europei

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato che il governo metterà a disposizione 12 miliardi di euro aggiuntivi per il rafforzamento del comparto difesa, una misura destinata a sostenere l’adeguamento delle capacità militari italiane agli standard NATO e alle nuove esigenze di sicurezza europea. Le risorse saranno reperite attraverso un mix di strumenti finanziari nazionali e fondi europei, senza tagli ad altri capitoli di spesa.


Secondo quanto illustrato dal ministro, la copertura del piano avverrà in parte tramite l’emissione di titoli di Stato dedicati e in parte attraverso il programma europeo SAFE (Security Action for Europe), istituito per finanziare gli investimenti in difesa e sicurezza comune. Questa scelta consente all’Italia di accedere a prestiti a lungo termine con tassi agevolati, evitando di gravare sul deficit corrente. L’aumento complessivo della spesa è stimato in circa lo 0,5% del Pil, con un percorso di crescita graduale fino al 2028, anno in cui il Paese punta a stabilizzare la spesa militare attorno al 2% del Pil, in linea con gli impegni assunti in sede NATO.


La manovra del Ministero dell’Economia prevede che i fondi aggiuntivi vengano destinati a tre macro-aree: ammodernamento delle forze armate, investimenti industriali e ricerca tecnologica. Il primo capitolo include il rinnovo dei mezzi terrestri e navali, la modernizzazione delle infrastrutture logistiche e la digitalizzazione dei sistemi di comando e controllo. Il secondo ambito riguarda il sostegno alla filiera industriale nazionale, con incentivi per le aziende strategiche del comparto e per le piccole e medie imprese che operano come fornitori dell’industria militare. Il terzo asse è dedicato alle tecnologie avanzate, in particolare nei campi dell’intelligenza artificiale, della cybersicurezza, della difesa spaziale e dei sistemi autonomi.


Giorgetti ha spiegato che il piano risponde all’esigenza di consolidare l’autonomia strategica dell’Italia e dell’Unione Europea in un contesto internazionale caratterizzato da crescenti tensioni geopolitiche. La guerra in Ucraina, l’instabilità nel Medio Oriente e le nuove sfide legate alla sicurezza cibernetica hanno spinto il governo a rivedere la pianificazione pluriennale delle risorse. L’obiettivo è garantire che l’Italia possa contribuire pienamente alle missioni NATO e ai programmi europei di difesa comune, senza dipendere eccessivamente da forniture esterne.


La scelta di ricorrere a fondi europei rappresenta una novità rilevante nella gestione del bilancio della difesa. Il programma SAFE, infatti, permette di finanziare investimenti con vincolo di destinazione per progetti transnazionali e per lo sviluppo di tecnologie comuni. L’Italia prevede di presentare proposte in partnership con Francia, Germania e Spagna, rafforzando la cooperazione industriale e la produzione condivisa di sistemi d’arma e piattaforme tecnologiche. Tale impostazione punta a valorizzare le competenze nazionali già presenti in gruppi come Leonardo, Fincantieri e Avio, e a stimolare l’indotto con ricadute anche in termini occupazionali e di innovazione.


Nell’articolazione delle risorse, una parte significativa sarà impiegata per la creazione di nuovi centri di ricerca militare e per l’aggiornamento delle strutture operative. Tra le priorità figurano l’ampliamento delle capacità di difesa aerea e navale, lo sviluppo di sistemi satellitari di sorveglianza e l’incremento delle dotazioni di sicurezza cibernetica per infrastrutture critiche e reti energetiche. È inoltre previsto un piano per il potenziamento della formazione e dell’addestramento tecnico-militare, con la creazione di poli integrati dedicati alla transizione digitale delle forze armate.


Il ministro ha precisato che l’intervento non avrà impatto negativo sui conti pubblici e sarà compatibile con gli obiettivi di bilancio già concordati con Bruxelles. I fondi aggiuntivi saranno iscritti come spese per investimenti pluriennali e saranno monitorati attraverso relazioni annuali al Parlamento, per garantire la trasparenza nella gestione e l’effettiva destinazione delle risorse. Il piano non prevede tagli a settori come sanità, istruzione o welfare, e si inserisce in una strategia complessiva di “difesa-sviluppo”, in cui gli investimenti militari fungono anche da leva per la crescita industriale.


La ripartizione temporale dei 12 miliardi sarà modulata in tre fasi. Una prima tranche, da circa 4 miliardi, sarà attivata entro il 2026 e dedicata principalmente ai programmi di acquisizione già avviati e alle spese infrastrutturali. Una seconda fase, con risorse equivalenti, riguarderà il potenziamento della produzione nazionale e l’incremento dei progetti europei congiunti. L’ultima quota sarà destinata, tra 2027 e 2028, ai nuovi sistemi di difesa avanzata e alla realizzazione di poli industriali integrati per la sicurezza.


Il piano prevede anche un rafforzamento della collaborazione tra pubblico e privato, con la possibilità di utilizzare strumenti di partenariato per la costruzione di infrastrutture, la fornitura di tecnologie e lo sviluppo di ricerca applicata. Le aziende del settore difesa potranno accedere a linee di credito agevolate e a incentivi fiscali per i progetti che rispondano ai requisiti stabiliti dal Ministero.


L’incremento delle risorse alla difesa, ha spiegato Giorgetti, si colloca in un quadro di responsabilità condivisa a livello europeo e risponde alla necessità di garantire all’Italia un ruolo attivo nella sicurezza comune. Il rafforzamento del comparto non è solo una misura di natura militare, ma anche industriale, tecnologica e occupazionale, volta a consolidare la presenza dell’Italia nei programmi europei e internazionali.

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