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AGCOM richiama le emittenti: informazione imparziale sui referendum, opposizioni in piazza il 19 maggio

L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) ha richiamato le emittenti televisive nazionali a garantire una copertura informativa adeguata ed equilibrata sui referendum in programma l’8 e 9 giugno. In un quadro segnato da un preoccupante rischio di disinformazione e da un crescente astensionismo, il richiamo dell’AGCOM si presenta come un intervento necessario per ristabilire il corretto equilibrio del confronto pubblico, assicurando ai cittadini l’accesso a contenuti pluralisti e imparziali.


Il richiamo è stato formalizzato attraverso una comunicazione inviata alle principali testate televisive e radiofoniche, in cui l’Autorità sottolinea come l’informazione referendaria debba essere garantita in termini di visibilità, accesso ai mezzi di comunicazione e parità di trattamento tra sostenitori e contrari ai quesiti. In particolare, l’attenzione è rivolta ai cinque quesiti referendari ammessi dalla Corte di Cassazione, quattro dei quali promossi dalla CGIL e incentrati sul tema del lavoro, mentre il quinto, sostenuto da +Europa, riguarda l’estensione del diritto alla cittadinanza.


Secondo quanto emerso dalle prime rilevazioni di monitoraggio effettuate dagli uffici dell’AGCOM, il dibattito referendario sta ricevendo uno spazio estremamente ridotto nei telegiornali e nei programmi di approfondimento delle reti generaliste. Il rischio, in tal modo, è che si verifichi un grave deficit informativo a discapito del diritto dei cittadini a una partecipazione consapevole, soprattutto in un momento storico in cui la partecipazione popolare alle urne appare fortemente condizionata dal disincanto e dalla sfiducia nelle istituzioni.


I dati di un recente sondaggio, condotto da Ipsos e pubblicati dal Corriere della Sera, indicano che solo un elettore su tre sarebbe intenzionato a recarsi alle urne, una percentuale molto al di sotto della soglia minima del quorum (50% più uno degli aventi diritto) necessaria per la validità delle consultazioni referendarie. Questo scenario, già emerso in altre tornate referendarie recenti, rischia di compromettere l’efficacia dello strumento referendario stesso, rendendolo politicamente irrilevante.


Le opposizioni hanno accolto il richiamo dell’AGCOM come un segnale positivo, ma insufficiente se non accompagnato da una risposta concreta delle emittenti. Per questo motivo, forze politiche e sindacali hanno deciso di promuovere una mobilitazione nazionale il prossimo 19 maggio a Roma, con una manifestazione in piazza per chiedere trasparenza, parità di trattamento e spazi adeguati per il dibattito. L’iniziativa vedrà la partecipazione congiunta di CGIL, +Europa, Sinistra Italiana, Alleanza Verdi-Sinistra e Movimento 5 Stelle, uniti nella richiesta di un’informazione corretta e nella difesa degli strumenti di democrazia diretta.


Al centro della protesta ci saranno non solo i cinque quesiti referendari, ma anche la denuncia di una presunta strategia politica volta a favorire l’astensione attraverso la marginalizzazione del dibattito. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha dichiarato che "l’oscuramento mediatico non è casuale: è un modo per affossare il referendum senza assumersi la responsabilità politica di farlo frontalmente". Anche Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, ha parlato di una "grave violazione del diritto all’informazione", chiedendo l’intervento della Commissione di Vigilanza Rai e un rafforzamento immediato dei meccanismi di controllo.


Dal punto di vista normativo, il pluralismo dell’informazione è garantito dalla legge 28 del 2000 sulla par condicio e dalla delibera 90/23/CONS dell’AGCOM, che fissa le regole per l’accesso ai mezzi di comunicazione in occasione delle campagne referendarie. Queste norme prevedono che le emittenti assicurino parità di trattamento tra le diverse posizioni, favorendo la conoscenza dei contenuti oggetto del voto e la partecipazione democratica. Tuttavia, l’effettiva applicazione di tali regole rimane subordinata alla volontà editoriale delle testate e alla pressione pubblica.


La Rai, in particolare, è finita nel mirino delle critiche per l’assenza di adeguati spazi informativi nei principali programmi di approfondimento e per un approccio ritenuto troppo distante dal servizio pubblico. La Commissione di Vigilanza, nelle prossime settimane, sarà chiamata a esaminare i dati di monitoraggio trasmessi da AGCOM e a valutare eventuali interventi correttivi. Intanto, da più parti si auspica la realizzazione di confronti pubblici, talk show tematici e rubriche dedicate, in grado di ridare centralità ai contenuti e di stimolare il confronto tra i cittadini.


Nel contesto di un’informazione sempre più frammentata e di una partecipazione civica in calo, il referendum dell’8 e 9 giugno rappresenta un banco di prova importante per la qualità della democrazia italiana. Il richiamo di AGCOM, se accolto e implementato concretamente, può contribuire a invertire la tendenza verso la disaffezione, restituendo voce e potere decisionale ai cittadini. Ma molto dipenderà dalla capacità del sistema informativo di assumersi le proprie responsabilità e di svolgere il ruolo costituzionalmente assegnatogli.

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