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Walmart, l’addio di Doug McMillon e la strategia “people-first”: salari più alti, welfare ampliato, e una catena della salute riformulata

Il gruppo Walmart ha annunciato che Doug McMillon lascerà la carica di amministratore delegato a febbraio 2026 dopo oltre un decennio alla guida dell’azienda. Durante la sua leadership, McMillon ha promosso una trasformazione che va oltre i margini finanziari e la logistica del più grande retailer al mondo: ha posto al centro della strategia aziendale le persone, investendo significativamente in salari, welfare dei dipendenti e assetto della catena della salute interna. Questo addio segna la fine di una fase e l’avvio di un nuovo capitolo, in cui la continuità degli investimenti nella forza lavoro sarà un elemento chiave per valutare la robustezza del modello.


Quando McMillon ha assunto la guida nel 2014, Walmart si trovava in una fase di forte competitività con altri grandi retailer e piattaforme online. In questo contesto egli ha compiuto scelte che agli inizi hanno suscitato dubbi tra investitori: uno dei pilastri della sua strategia è stato l’aumento dei salari orari per i lavoratori impiegati nei negozi e nei magazzini statunitensi, accompagnato da programmi di formazione e sviluppo professionale. McMillon ha spiegato più volte che i “migliori giorni al lavoro sono quelli in cui possiamo aumentare i salari”, sottolineando che la riduzione del turnover e il miglioramento della motivazione fossero essenziali per il successo del gruppo. Nel corso del tempo, l’azienda ha comunicato che i salari orari nei negozi USA sono aumentati di circa il 28% negli ultimi cinque anni e che programmi educativi e di formazione hanno coinvolto miliardi di dollari. Questi interventi hanno contribuito non solo al benessere dei lavoratori ma anche al rafforzamento della catena produttiva e distributiva.


Parallelamente alla politica salariale, Walmart ha rafforzato le condizioni di welfare interno per i dipendenti. McMillon ha promosso iniziative che comprendono un maggior supporto alla formazione, ai percorsi universitari attraverso il live-better U program, all’aumento dei benefit per le famiglie, al sostegno alla salute mentale, e alla promozione di una cultura del lavoro più inclusiva e partecipativa. L’investimento su questi ambiti è stato parte integrante della visione del gruppo: una grande azienda con oltre due milioni di lavoratori deve considerare il capitale umano non come un costo, ma come un asset strategico. Questo approccio ha modificato l’immagine tradizionalmente associata al retailer, contribuendo a rafforzare la brand identity interna e l’attrattività dell’azienda per nuovi talenti.


Un altro elemento rilevante della strategia di McMillon riguarda l’espansione e la ristrutturazione della catena della salute aziendale. Walmart ha potenziato le proprie strutture sanitarie interne, migliorato l’accesso alle cure per i dipendenti, e rafforzato il modello integrato che collega benessere, salute e performance lavorativa. In una fase in cui i costi sanitari e l’absentismo rappresentano una delle sfide centrali per le aziende, Walmart ha scelto di intervenire anche dal punto di vista dell’infrastruttura, offrendo servizi sanitari più vicini ai dipendenti e favorendo una gestione preventiva.


Dal punto di vista finanziario e industriale, la scelta di puntare su salari più alti e welfare ha comportato investimenti significativi nei bilanci aziendali, ma McMillon ha difeso la strategia sostenendo che questi investimenti fossero necessari per creare un vantaggio competitivo sostenibile e mantenere la leadership in un contesto di retail in rapido cambiamento. La quota di spesa per salari e formazione è aumentata, ma parallelamente sono cresciuti fatturato, quota di mercato e le competenze digitali del gruppo. In questo senso, la struttura organizzativa è stata preparata per affrontare la concorrenza, l’e-commerce, la logistica e la supply chain con un modello che punta anche sulla forza lavoro come leva di trasformazione.


La successione al vertice prevede che il nuovo ceo – ex dirigente di lunga data – prosegua su questa traiettoria, ma il passaggio non sarà automatico: dovrà dimostrare che l’orientamento alla crescita delle persone rimarrà stabile e che i benefici reali per i lavoratori continuino, senza sacrificare efficienza e margini. Le aspettative sono elevate: per molti osservatori, il bilancio del prossimo anno sarà una cartina al tornasole della sostenibilità del modello “people-first” in un settore sempre più pressato da margine ridotto, turnover elevato, automazione e velocità tecnologica.


La decisione di McMillon di lasciare la guida viene letta come un passaggio di testimone che chiude una fase di consolidamento e apre a un periodo in cui la redditività, l’attrazione di talenti, la formazione e il benessere interno saranno parte integrante del racconto del gruppo retail. Il tema dei salari, del welfare e della catena sanitaria interna assume quindi non solo una valenza sociale, ma anche un significato strategico per il posizionamento competitivo nell’era della trasformazione digitale e della centralità del capitale umano.

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