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Intesa tra Stati Uniti e Svizzera: ridotte al 15% le tariffe doganali su prodotti elvetici dopo tensioni commerciali

Gli Stati Uniti e la Svizzera hanno annunciato un accordo commerciale che stabilisce una riduzione significativa delle tariffe doganali statunitensi applicate alle importazioni svizzere: le tariffe, che in alcuni casi superavano il 39 %, sono state portate al livello massimo del 15 %. La decisione mette fine a mesi di tensioni commerciali che avevano messo a rischio l’export elvetico verso il mercato statunitense e conferma la volontà di Washington di stabilire relazioni commerciali più prevedibili con i suoi partner europei. L’accordo arriva in un contesto geopolitico in cui gli Stati Uniti stanno negoziando anche con la Unione Europea un regime tariffario più stabile e meno soggetto a escalation protezionistiche, e la Svizzera viene scelta come interlocutore per una modalità di riduzione delle barriere che esula dalla dimensione strettamente comunitaria. Per Berna, il risultato rappresenta una vittoria diplomatica e commerciale: garantisce l’accesso al mercato americano a condizioni più favorevoli e rafforza la fiducia delle imprese esportatrici.


Il quadro negoziale ha visto la Svizzera fare leva sul fatto di essere un partner commerciale consolidato degli Stati Uniti, con una bilancia commerciale favorevole e un ruolo spesso mediatore tra Europa e America. Le autorità svizzere hanno sottolineato come l’accordo rappresenti un passo avanti verso una maggiore stabilità delle regole del commercio internazionale, in un momento in cui i dazi e le misure unilaterali da parte di Washington erano fonte di incertezza per molti Paesi europei. Il risultato sostanziale della tariffa al 15% segnala che le importazioni elvetiche negli Stati Uniti potranno essere più competitive e che le industrie svizzere esportatrici — in particolare nei settori di precisione, chimica, macchinari e beni tecnologici — potranno beneficiare di un miglior accesso al mercato senza la penalizzazione aggiuntiva di tariffe elevate. Il precedente livello elevato delle tariffe aveva stimolato una certa diversificazione dell’export svizzero verso altri mercati e una spinta a rivedere le strategie logistiche e di produzione delle aziende. Con l’accordo si riapre l’opportunità statunitense come destinazione importante per i beni elvetici.


Dal punto di vista statunitense, l’accordo con la Svizzera si inserisce nella strategia più ampia di Washington di modulare la propria politica commerciale con l’Europa e i paesi partner, definendo soglie massime per le tariffe — come il livello del 15% — al fine di evitare escalation e proteggere al contempo gli interessi dell’industria domestica. Gli Usa, infatti, hanno indicato che un regime tariffario stabile e trasparente è preferibile a quello caratterizzato da aumenti improvvisi e ritorsioni, che destabilizzano le catene globali del valore e generano costi per consumatori e imprese. La Svizzera, con la sua economia avanzata e i volumi di export relativamente contenuti in confronto ai grandi blocchi commerciali, è stata adatta per testare un modello di accordo che può poi essere replicato con altri Paesi o blocchi economici. In questo senso, l’intesa serve anche a testare la flessibilità del regime commerciale americano e a dare un segnale agli esportatori europei: che è possibile negoziare condizioni più favorevoli se si accettano limiti reciproci e regole trasparenti.


Per l’industria svizzera, la riduzione del dazio al 15% comporta numerose implicazioni operative. In primo luogo, le imprese esportatrici acquisiscono maggiore prevedibilità nei costi di accesso al mercato Usa, riducendo la necessità di costruire strutture alternative o spostare la produzione in altri paesi. In secondo luogo, la minore barriera tariffaria potrà stimolare nuovi investimenti, aumentare la capacità produttiva destinata all’export e rafforzare la logistica verso Nord America. Alcuni settori chiave, come la meccanica di precisione, gli apparecchi medicali, i prodotti chimici e i beni di fascia alta “made in Switzerland”, potranno vedere un miglior posizionamento competitivo. Inoltre, le esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbero aumentare in volume, contribuendo alla crescita economica e alla stabilità dell’economia svizzera, favorita da condizioni di accesso più favorevoli e da un ambiente commerciale più prevedibile.


Sul fronte più ampio del commercio transatlantico, l’accordo è un indicatore di come la politica dei dazi possa evolvere verso un regime meno conflittuale e più regolamentato. Negli ultimi anni le tensioni doganali avevano minato la fiducia nelle relazioni economiche tra Europa e Stati Uniti, con alcuni Paesi europei preoccupati per il rischio di misure unilaterali, escalation dei dazi e minori investimenti reciproci. Con la Svizzera, gli Usa hanno stabilito un precedente che potrebbe estendersi anche all’Unione Europea o ad altri partner economici. La definizione di una tariffa massima del 15% — che per molti settori è inferiore rispetto ai dazi più elevati applicati in precedenza — rappresenta un impegno a lungo termine verso un commercio più stabile. Per Bruxelles e i governi europei, il modello svizzero potrà servire come base per negoziazioni future.


Tuttavia, l’accordo non è privo di elementi critici o di spazi per ulteriori negoziazioni. Alcuni settori ancora esclusi o soggetti a monitoraggio speciale — come acciaio, alluminio o prodotti agricoli sensibili — potranno continuare a godere di tariffe differenziate o soggette a misure di salvaguardia. Le imprese devono valutare attentamente le condizioni specifiche dell’accordo, le tempistiche di applicazione e le possibili clausole di revisione. Inoltre, il fatto che l’intesa rappresenti un caso bilaterale tra Usa e Svizzera solleva interrogativi su come sarà replicata nei confronti dell’Unione Europea o di altri grandi partner commerciali, dove le dimensioni economiche e le spinte industriali sono diverse. Per l’Italia e gli altri Paesi europei, l’evoluzione delle relazioni commerciali tra USA e Svizzera andrà seguita con attenzione, anche per cogliere eventuali opportunità competitive o per prepararsi a modalità nuove di accesso al mercato americano.

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