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Vertice dei volenterosi a Parigi: garanzie di sicurezza per Kiev e linea dura sulle sanzioni a Mosca

Il vertice dei “volenterosi” tenutosi a Parigi il 27 marzo 2025, convocato dal presidente francese Emmanuel Macron, ha visto la partecipazione di 29 Paesi, tra membri dell’Unione Europea, della NATO e altri alleati internazionali. Al centro della discussione, il futuro assetto di sicurezza per l’Ucraina e il consolidamento di una strategia condivisa in caso di cessate il fuoco con la Russia. A ribadire il cuore della posizione europea è stata la determinazione a non revocare le sanzioni contro Mosca, mantenendo alta la pressione finché non si sarà raggiunta una “pace giusta e duratura”.


Accanto a Macron, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato i leader occidentali per illustrare le esigenze più urgenti di Kiev. L’incontro arriva in una fase cruciale del conflitto, in cui si discute di scenari postbellici e di sistemi di garanzia internazionale per impedire il ritorno dell’aggressione russa. L’ipotesi di una forza di interposizione o di monitoraggio resta sul tavolo, ma lontana dalla linea del fronte e con un mandato chiaramente multilaterale.


Il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha evidenziato come il mantenimento delle sanzioni sia parte integrante della strategia per una pace duratura: “Sarebbe un errore strategico allentare ora le misure restrittive. La pressione economica su Mosca è l’unico modo per costringerla a sedersi a un tavolo di negoziato credibile”. Costa ha anche ribadito l’importanza di un sostegno a 360 gradi all’Ucraina: militare, finanziario, energetico, infrastrutturale e politico, compreso il processo di adesione all’Unione Europea.


Nel frattempo, il premier britannico Keir Starmer ha riaffermato con forza il pieno impegno del Regno Unito. “Non è ancora il momento di parlare di revoca delle sanzioni. Continueremo a sostenere Kiev per tutto il tempo necessario”, ha dichiarato in conferenza stampa al fianco di Zelensky, confermando che Londra resta in prima linea nella coalizione dei sostenitori dell’Ucraina.


Da parte sua, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha sottolineato l’importanza della partecipazione degli Stati Uniti a qualunque piano futuro di garanzie di sicurezza. “Gli USA devono sentirsi corresponsabili della sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”, ha affermato, chiarendo che ogni schema di protezione per Kiev dovrà essere ancorato alla cornice NATO. Secondo Berlino, è fondamentale evitare soluzioni autonome o bilaterali che rischierebbero di indebolire la coesione atlantica.


Il vertice si è svolto nell’ottica della “finalizzazione” di un pacchetto di garanzie da attivare in caso di cessate il fuoco e apertura del negoziato con la Russia. L’idea prevalente è che l’Ucraina debba ricevere assicurazioni concrete per la propria sicurezza a lungo termine: protezione dello spazio aereo, supporto alla difesa cibernetica, continuità nelle forniture militari e un ruolo attivo delle organizzazioni internazionali nella supervisione di eventuali accordi.


A rafforzare questo quadro è stato l’annuncio francese di un ulteriore pacchetto di aiuti militari da 2 miliardi di euro, reso pubblico la sera precedente da Macron al termine dell’incontro bilaterale con Zelensky all’Eliseo. Le forniture includeranno sistemi di difesa antiaerea, munizioni e supporto logistico, elementi cruciali in un momento in cui la controffensiva ucraina stenta a riconquistare terreno, ma il fronte resta estremamente attivo.


Il summit di Parigi segue temporalmente quello di Gedda, in cui erano state gettate le basi per un’iniziativa diplomatica multilaterale, aperta anche a paesi del Sud globale. La presenza a Parigi di una trentina di delegazioni conferma l’ampio spettro di alleati che sostengono Kiev, sebbene con sensibilità diverse su come impostare il percorso verso la pace. Alcuni paesi spingono per una maggiore pressione militare, altri per un più forte impegno diplomatico. Ma la sintesi politica è stata chiara: nessun indebolimento del fronte sanzionatorio e nessun riconoscimento del cessate il fuoco parziale annunciato da Mosca.


Resta aperta la questione delle modalità con cui garantire la sicurezza di lungo periodo dell’Ucraina. Tra le ipotesi in discussione vi sono:

  • l’estensione graduale di protezioni NATO pur senza adesione formale immediata;

  • un meccanismo di “garanti della sicurezza” ispirato al modello israelo-americano;

  • una missione civile e militare europea a guida ONU o OSCE in aree smilitarizzate.


Su quest’ultimo punto, l’Italia ha espresso una posizione favorevole a un ruolo centrale delle Nazioni Unite. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha sottolineato come il multilateralismo resti l’unico strumento efficace per conferire legittimità internazionale e disinnescare le tensioni geopolitiche.


L’architettura di sicurezza per il dopo-guerra resta dunque ancora da costruire. Ma il vertice dei volenterosi ha fissato le coordinate di fondo: sostegno senza cedimenti a Kiev, coesione transatlantica, fermezza sulle sanzioni e attivazione graduale di garanzie di lungo termine, senza improvvisazioni unilaterali. Parigi segna così una nuova tappa nel percorso verso una stabilizzazione possibile, che dovrà però passare da una chiara volontà politica da parte di Mosca, al momento ancora assente.

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