Venezia, la Procura chiede il processo per il sindaco Luigi Brugnaro: al centro l’inchiesta “Palude” su corruzione e conflitti d’interesse
- piscitellidaniel
- 12 mag
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La Procura di Venezia ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco Luigi Brugnaro, coinvolto nell'inchiesta denominata “Palude”, che ha portato alla luce un presunto sistema di corruzione e conflitti d’interesse all’interno dell’amministrazione comunale. L'indagine, che coinvolge anche altri 33 indagati, tra cui l'ex assessore Renato Boraso, il direttore generale Morris Ceron e il vice capo di gabinetto Derek Donadini, si concentra su operazioni immobiliari sospette e presunte tangenti legate alla vendita di beni comunali e terreni di proprietà del sindaco.
L'affare dei “Pili” e il coinvolgimento di un magnate di Singapore
Al centro dell'inchiesta vi è la tentata vendita di 41 ettari di terreno denominati “I Pili”, situati all'ingresso del ponte translagunare Mestre-Venezia. Questi terreni, acquistati da Brugnaro nel 2006 per circa 5 milioni di euro, erano stati inseriti in un blind trust nel 2017 per evitare conflitti d’interesse. Secondo l'accusa, Brugnaro e i suoi collaboratori avrebbero cercato di vendere l'area al magnate di Singapore Ching Chiat Kwong per una cifra iniziale di 85 milioni di euro, poi aumentata a 150 milioni, promettendo in cambio un raddoppio dell'indice di edificabilità dell'area, che avrebbe permesso al compratore di ottenere profitti stimati in circa 1,5 miliardi di euro dalla successiva vendita di unità immobiliari. Tuttavia, l'operazione non si è concretizzata a causa della scoperta di sostanze inquinanti nel sottosuolo, che avrebbero reso la bonifica troppo costosa.
La vendita sottocosto di Palazzo Papadopoli
Un altro elemento chiave dell'inchiesta riguarda la vendita del Palazzo Papadopoli, un immobile di proprietà comunale, al medesimo imprenditore asiatico. Secondo la Procura, il palazzo sarebbe stato ceduto a un prezzo di 10,7 milioni di euro, significativamente inferiore al valore stimato di 14 milioni nel 2009 e confermato dal Comune nel 2016. L'accusa sostiene che questa vendita sottocosto sarebbe stata finalizzata a “introdurre” l'imprenditore nella realtà veneziana, facilitando successivamente l'acquisizione dei terreni dei Pili.
Le intercettazioni e il ruolo dell'assessore Boraso
Le indagini hanno portato all'arresto dell'assessore Renato Boraso, accusato di aver ricevuto tangenti per un totale di 73.200 euro attraverso fatture per consulenze inesistenti emesse dalla sua società “Stella Consulting”. In una delle intercettazioni, Brugnaro avrebbe messo in guardia Boraso, dicendogli: “Tu non mi ascolti, tu non capisci un c… Mi stanno domandando che tu domandi soldi, tu non ti rendi conto, rischi troppo… Se io ti dico di stare attento, ti devi controllare”. Queste parole sono state interpretate dalla Procura come un tentativo di Brugnaro di distanziarsi dalle azioni dell'assessore, pur essendo a conoscenza delle sue attività illecite.
La difesa di Brugnaro e le accuse di conflitto d'interesse
Il sindaco Brugnaro ha respinto con fermezza tutte le accuse, dichiarandosi “esterrefatto” e sostenendo di aver sempre agito nell'interesse della comunità. Ha inoltre sottolineato che l'area dei Pili era già edificabile prima della sua amministrazione e che tutte le sue proprietà erano state affidate a un blind trust per evitare conflitti d’interesse. Tuttavia, la Procura sta indagando proprio sulla gestione di questo blind trust, per verificare se Brugnaro abbia mantenuto un controllo di fatto sulle sue aziende e abbia influenzato le decisioni comunali a proprio vantaggio.
Le reazioni politiche e la situazione in Consiglio Comunale
La notizia della richiesta di rinvio a giudizio ha scatenato forti reazioni all'interno del Consiglio Comunale di Venezia. Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni immediate del sindaco, mentre Brugnaro ha dichiarato di voler continuare a svolgere il suo mandato, annunciando l'intenzione di riferire in Consiglio sulle questioni politiche e amministrative legate all'inchiesta. Durante una seduta del Consiglio, le tensioni sono esplose, con le opposizioni che hanno abbandonato l'aula in segno di protesta dopo la lettura di un messaggio del sindaco.
Il futuro giudiziario e le implicazioni per l'amministrazione
Con la richiesta di rinvio a giudizio, la posizione di Brugnaro si fa sempre più delicata. Se il giudice per l'udienza preliminare accoglierà la richiesta della Procura, il sindaco dovrà affrontare un processo per concorso in corruzione, con tutte le conseguenze politiche e amministrative che ne derivano. Nel frattempo, l'inchiesta “Palude” continua a far luce su un presunto sistema di corruzione che coinvolgerebbe non solo l'amministrazione comunale, ma anche imprenditori e funzionari pubblici, gettando un'ombra sulla gestione della città lagunare.
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