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Londra taglia le stime di crescita del Pil ma aumenta la spesa per la difesa: un bilancio tra austerità e sicurezza

Il governo britannico ha ridotto bruscamente le previsioni di crescita economica per il 2025, dimezzando la stima annuale dal 2% all’1%, e annunciato al contempo un deciso aumento della spesa militare, che salirà al 2,5% del Pil. L’annuncio è arrivato dalla cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves nel corso dello “Spring Statement”, presentato alla Camera dei Comuni il 26 marzo. Il quadro tracciato dal governo laburista guidato da Keir Starmer è quello di un Paese alle prese con un debito pubblico crescente, un’inflazione ancora instabile e un contesto internazionale sempre più incerto.


La decisione di rafforzare il bilancio della difesa risponde in primo luogo alle pressioni provenienti da Washington, che da tempo sollecita gli alleati NATO a rispettare e superare il parametro del 2% del Pil per le spese militari. Ma è anche frutto di un cambio di strategia nel Regno Unito, che torna a investire in sicurezza dopo un decennio di tagli al bilancio della difesa. Lo scenario geopolitico segnato dall’invasione russa dell’Ucraina, dalle tensioni nel Mar Rosso e dal deterioramento dei rapporti con la Cina, ha imposto a Londra di rivalutare le priorità strategiche e rafforzare la sua postura militare globale.


L’aumento delle spese per la difesa, tuttavia, avviene in parallelo a una manovra di consolidamento fiscale che prevede tagli netti al welfare. Il governo ha annunciato una riduzione di 4,8 miliardi di sterline ai sussidi sociali e un taglio del 15% ai fondi per l’amministrazione pubblica, pari a 2,2 miliardi. Secondo le stime ufficiali, tre milioni di famiglie riceveranno meno assistenza e circa 250.000 persone potrebbero scivolare sotto la soglia di povertà nei prossimi mesi. Una contrazione della protezione sociale che ha già sollevato critiche da parte dei sindacati e dei partiti di opposizione, che accusano l’esecutivo di scaricare i costi della crisi sulle fasce più deboli della popolazione.


Il pacchetto fiscale comprende anche un giro di vite sull’evasione fiscale, con l’obiettivo di recuperare 2,2 miliardi di sterline entro il 2029, e l’aumento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro a partire da aprile. Queste misure si affiancheranno al previsto incremento del salario minimo, già annunciato nella manovra di ottobre. Le associazioni imprenditoriali hanno avvertito che l’insieme di questi interventi rischia di frenare gli investimenti e di bloccare nuove assunzioni, in un momento in cui molte imprese sono ancora alle prese con l’aumento dei costi di produzione.


Sul fronte economico, l’unico spiraglio positivo arriva dall’inflazione, scesa al 2,8% a febbraio contro il 3% di gennaio. Il calo è stato determinato soprattutto dalla discesa dei prezzi dell’abbigliamento e delle calzature, ma l’effetto potrebbe essere di breve durata. L’Ufficio nazionale di statistica (ONS) prevede infatti un nuovo aumento dell’inflazione sopra il 3% nei prossimi mesi, a causa dell’incremento delle tariffe energetiche. Questo andamento instabile potrebbe influenzare le decisioni della Banca d’Inghilterra, che ha mantenuto i tassi d’interesse fermi al 4,5% ma potrebbe valutare un taglio nella prossima riunione di maggio, in risposta al rallentamento dell’economia.


Un ulteriore elemento di preoccupazione riguarda le tensioni commerciali con gli Stati Uniti. Il 2 aprile, il presidente americano Donald Trump dovrebbe annunciare l’introduzione di dazi del 20% su una vasta gamma di beni importati, comprese le automobili europee. Se il Regno Unito dovesse essere incluso nella lista, il governo stima una contrazione aggiuntiva dell’1% del Pil britannico. La Reeves ha dichiarato che il Tesoro sta valutando scenari alternativi e possibili concessioni negoziali con Washington per limitare l’impatto delle nuove misure tariffarie.


In questo contesto di fragilità macroeconomica, il governo britannico intende ripristinare un “cuscinetto fiscale” da 10 miliardi di sterline, necessario per affrontare eventuali shock esogeni nei prossimi mesi. Si tratta di una riserva precauzionale che era stata erosa negli ultimi anni a causa della pandemia, della crisi energetica e dell’aumento del debito. Secondo gli economisti, tuttavia, lo spazio di manovra resta estremamente limitato e fortemente condizionato dalla volatilità dei mercati.


Il piano di bilancio britannico si presenta dunque come un esercizio di equilibrismo tra austerità interna e rilancio della proiezione internazionale. Aumentare le spese militari in un momento di contrazione economica e di fragilità sociale impone scelte difficili, che rischiano di inasprire le tensioni interne ma che, secondo il governo, sono necessarie per rafforzare il ruolo del Regno Unito sulla scena globale. L’esito di questa strategia dipenderà in gran parte dall’evoluzione dei rapporti con gli Stati Uniti, dall’andamento dell’inflazione e dalla capacità del governo di sostenere le fasce più colpite dalla crisi.

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