Il VI Rapporto Assogestioni-Censis al Salone del Risparmio 2025: italiani più pragmatici e consapevoli verso il lungo termine
- piscitellidaniel
- 23 apr
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Nel corso della terza giornata del Salone del Risparmio 2025, svoltosi dal 15 al 17 aprile all’Allianz MiCo di Milano, è stato presentato il VI Rapporto Assogestioni-Censis, intitolato “Pragmatismo e progresso: la buona esperienza italiana. Risparmio, mercati, tecnologie: cinque anni di cambiamenti”. Il documento fotografa l’evoluzione dell’approccio degli italiani al risparmio e all’investimento, mettendo in luce una maggiore consapevolezza, una rinnovata propensione all’orizzonte di lungo termine e una crescente attenzione alla qualità delle scelte finanziarie.
Secondo i dati raccolti, l’84,5% degli italiani dichiara di avere risparmi accantonati o capacità attuale di risparmiare. Il dato conferma una tendenza consolidata nel tempo: l’Italia si conferma un paese di risparmiatori. Ma a cambiare è il modo in cui si interpreta questo comportamento. Solo il 29,8% considera ancora la liquidità una garanzia assoluta, segnale che il “mito del conto corrente” perde centralità. Il 70,2% del campione non ritiene più la sola liquidità una forma efficace di protezione. Al suo posto emergono nuove sensibilità: il 60% si dichiara disposto a investire su un orizzonte temporale di almeno cinque anni, in netto aumento rispetto al 47,9% rilevato nel 2022.
Il rapporto sottolinea un passaggio da una logica emergenziale a una logica progettuale. Dopo gli anni dell’incertezza pandemica e delle turbolenze geopolitiche, cresce la porzione di cittadini che guarda al risparmio come strumento per costruire stabilità e realizzare progetti di vita. Il 79,5% degli intervistati dichiara di voler mettere a frutto i propri risparmi per garantirsi un futuro più sereno, mentre il 64,8% li destina ad acquisti importanti, come casa e auto. Si afferma un atteggiamento pragmatico, in cui l’investimento non è più visto come rischioso per definizione, ma come mezzo per ottenere sicurezza concreta.
Altro elemento emerso con forza è la crescente attenzione agli investimenti ESG. Il 63,3% degli italiani afferma che investirebbe in strumenti che rispettano criteri ambientali, sociali e di governance, in crescita rispetto al 52,5% del 2021. Un italiano su cinque (22,8%) dichiara che i prodotti ESG sarebbero la sua prima scelta se dovesse investire oggi. Questa nuova sensibilità è trasversale alle generazioni e testimonia una trasformazione culturale profonda: la performance resta un driver decisivo, ma si accompagna a valutazioni etiche e di impatto.
Il Rapporto dedica un’intera sezione all’educazione finanziaria, tema centrale della giornata di chiusura del Salone. La conferenza plenaria “Nuove e vecchie ricette. L’educazione finanziaria funziona davvero?” ha fatto da cornice alla presentazione dei dati, coinvolgendo rappresentanti di Consob, Banca d’Italia, Censis e il mondo dell’università. Nadia Linciano (Consob) ha sottolineato come l’alfabetizzazione economica resti ancora insufficiente per larghi strati della popolazione, nonostante il miglioramento dell’accesso alle informazioni. Giorgio De Rita (Censis) ha evidenziato il valore della dimensione relazionale: il ruolo dei consulenti è percepito come sempre più importante, soprattutto nella fascia tra i 35 e i 55 anni.
Il rapporto affronta anche il tema dell’insicurezza digitale e delle minacce online. Il 47,8% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto almeno una proposta fraudolenta di investimento, spesso travestita da opportunità di guadagno nel trading o nella finanza crypto. La diffidenza generata da questi episodi ha un impatto diretto sulle scelte d’investimento e conferma la necessità di aumentare i presìdi informativi e le campagne di prevenzione.
Sul fronte della relazione con gli operatori del settore, emerge un quadro in evoluzione. Il 51% dei risparmiatori che si affidano a un consulente dichiara di sentirsi “coinvolto e capito”, mentre solo il 28% esprime lo stesso giudizio per i rapporti con le banche in assenza di supporto personalizzato. La fiducia nel professionista si fonda su tre elementi: chiarezza, continuità e coerenza. L’82% del campione afferma che la chiarezza delle informazioni è il fattore decisivo nella scelta di un prodotto finanziario, più della prospettiva di rendimento.
La ricerca Censis-Assogestioni del 2025 si colloca in un contesto in cui il risparmio italiano mostra segnali di maturazione, ma anche zone d’ombra. Il 39,1% degli intervistati si sente “inadeguato” rispetto alla complessità dei prodotti offerti, mentre il 45,5% si dice poco propenso ad affidarsi a soluzioni digitali in assenza di un’interfaccia umana. Le nuove tecnologie attraggono ma non convincono pienamente: solo il 14% sarebbe disposto a sottoscrivere un prodotto finanziario gestito interamente da un’intelligenza artificiale.
L’indagine restituisce l’immagine di un Paese che si sta adattando, spesso con fatica, alle trasformazioni dell’ecosistema finanziario. Il risparmio non è più solo accumulo, ma costruzione. Non è più solo difesa, ma azione. Il rapporto 2025 segna così un punto di svolta, rivelando il passaggio da una cultura del risparmio passivo a un’idea più dinamica e articolata della pianificazione patrimoniale.
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