Emanuele Orsini: «L’Europa affronta una sfida esistenziale, è finito il tempo della cautela»
- piscitellidaniel
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Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha lanciato un messaggio deciso al sistema europeo, invitando le istituzioni dell’Unione e i governi nazionali a superare la fase della prudenza e ad affrontare con rapidità e determinazione le grandi sfide che mettono oggi in discussione il futuro dell’economia del continente. Secondo Orsini, l’Europa si trova davanti a una vera e propria sfida esistenziale: la sua capacità di restare un polo industriale e produttivo competitivo nel mondo globalizzato è in pericolo, e il tempo per agire si sta esaurendo.
Il presidente degli industriali ha sottolineato come l’Europa rischi di restare schiacciata tra le due grandi potenze economiche, Stati Uniti e Cina, entrambe caratterizzate da politiche industriali fortemente orientate all’investimento, alla protezione delle filiere strategiche e al sostegno pubblico alle imprese. L’Unione Europea, al contrario, appare rallentata da regole complesse, da vincoli di bilancio rigidi e da un approccio che Orsini definisce eccessivamente burocratico e poco pragmatico. A suo giudizio, la lentezza del processo decisionale e l’incapacità di elaborare una strategia industriale comune rischiano di compromettere la posizione dell’Europa in settori chiave come la manifattura, l’energia, la digitalizzazione e la tecnologia.
Uno dei punti centrali dell’intervento di Orsini riguarda la questione energetica. Il costo dell’energia in Europa continua a essere nettamente superiore a quello di molte altre aree industrializzate, penalizzando la competitività delle imprese e incidendo sulla capacità di investimento. Questa situazione, secondo Confindustria, non è più sostenibile: l’Europa deve dotarsi di una politica energetica comune che garantisca approvvigionamenti sicuri e costi allineati a quelli internazionali. Orsini ha inoltre evidenziato la necessità di accelerare la diversificazione delle fonti, senza abbandonare le filiere tradizionali ma integrandole in un percorso di transizione realistico e sostenibile.
Altro nodo cruciale riguarda la transizione ecologica. Orsini ha ribadito che la sostenibilità ambientale rappresenta un obiettivo imprescindibile, ma ha ammonito contro il rischio di trasformare la transizione in un freno alla crescita. Le imprese europee, ha spiegato, si trovano spesso a competere con produttori extraeuropei che non sono soggetti alle stesse regole e ai medesimi standard ambientali. In questo contesto, l’assenza di un equilibrio tra sostenibilità e competitività rischia di erodere la base industriale del continente. La soluzione proposta è quella di garantire neutralità tecnologica, tempi certi e strumenti finanziari adeguati, affinché le aziende possano innovare e decarbonizzare senza compromettere la loro capacità produttiva.
Orsini ha inoltre criticato l’eccessiva frammentazione normativa che caratterizza l’Unione, sottolineando come il quadro regolatorio disomogeneo rappresenti un ostacolo alla crescita. L’Europa, secondo la visione di Confindustria, dovrebbe dotarsi di un vero piano industriale, coordinato e coerente, che metta al centro la produzione, la ricerca e l’innovazione. L’attuale impostazione, basata su regole spesso rigide e su politiche che differiscono da Paese a Paese, riduce l’efficacia delle iniziative e disperde risorse preziose.
Altro tema affrontato riguarda la necessità di una revisione profonda del Patto di Stabilità e Crescita. Orsini ha sottolineato che, per garantire investimenti pubblici e privati in ricerca, infrastrutture e tecnologie, è indispensabile che i vincoli di bilancio siano rivisti alla luce delle nuove priorità economiche. Le regole fiscali, ha detto, non possono essere pensate per tempi ordinari, quando il contesto è straordinario. L’Europa, infatti, deve sostenere la propria base industriale come hanno fatto gli Stati Uniti con l’Inflation Reduction Act o la Cina con i suoi piani di sviluppo statale.
Il presidente di Confindustria ha poi richiamato l’attenzione sull’urgenza di rafforzare la sovranità industriale europea. La dipendenza dall’estero in settori strategici come l’energia, i semiconduttori, i materiali critici e la difesa rappresenta una vulnerabilità che può avere conseguenze economiche e geopolitiche di lungo periodo. Orsini ha sostenuto che è necessario adottare una visione di lungo respiro, che valorizzi la cooperazione tra Stati membri e favorisca la creazione di filiere europee integrate, capaci di garantire autonomia produttiva e tecnologica.
In questo quadro, l’Italia è chiamata a un ruolo da protagonista. Orsini ha ricordato che il sistema industriale italiano, pur in un contesto di difficoltà, resta tra i più solidi d’Europa per capacità manifatturiera e qualità produttiva. Tuttavia, senza un quadro europeo favorevole, anche la competitività italiana rischia di essere compromessa. Per questo motivo, il presidente degli industriali ha invitato il governo a promuovere con forza, nei consessi europei, un’agenda orientata alla crescita, alla semplificazione normativa e alla tutela della produzione.
L’appello lanciato da Orsini si inserisce in un contesto di crescente incertezza economica globale. L’Europa, ha affermato, deve rispondere a una sfida che non è solo economica ma identitaria: difendere la propria capacità di produrre valore, di innovare e di competere. Restare cauti, oggi, equivale a rinunciare a questa possibilità.

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