A settembre 67mila occupati in più rispetto ad agosto e tasso di disoccupazione al 6,1%: segnali contrastanti nel mercato del lavoro italiano
- piscitellidaniel
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Nel mese di settembre il mercato del lavoro italiano ha mostrato un incremento di 67mila occupati rispetto ad agosto, ma il tasso di disoccupazione è rimasto stabile al 6,1%. I dati indicano un’economia che continua a produrre occupazione, ma senza una corrispondente riduzione della disoccupazione, a conferma di un quadro complesso e ancora fragile. L’aumento degli occupati è un segnale positivo, ma la dinamica complessiva resta disomogenea e influenzata da fattori congiunturali.
La variazione registrata riguarda principalmente i lavoratori dipendenti, con un aumento che si concentra soprattutto nei contratti a termine. I posti di lavoro stabili crescono in misura più contenuta, segno che la spinta occupazionale continua a dipendere in parte da segmenti a maggiore flessibilità. Gli autonomi, invece, registrano una lieve diminuzione, proseguendo un trend ormai consolidato negli ultimi anni. La struttura del mercato del lavoro rimane dunque polarizzata, con un peso crescente del lavoro dipendente ma un’elevata componente precaria.
Dal punto di vista settoriale, la crescita dell’occupazione è sostenuta principalmente dai servizi, in particolare commercio, turismo e attività professionali. L’industria mostra un andamento pressoché fermo, risentendo del rallentamento della domanda interna ed estera e dell’incertezza legata ai costi di produzione e alle condizioni finanziarie. Il comparto edilizio, che negli ultimi anni ha beneficiato degli incentivi fiscali, comincia a mostrare i primi segnali di rallentamento, mentre l’agricoltura registra una contrazione legata a fattori stagionali e climatici.
Sotto il profilo anagrafico, l’aumento degli occupati riguarda sia uomini che donne, ma con intensità diverse. Le donne registrano una crescita più contenuta, anche a causa della persistente disparità nella partecipazione al mercato del lavoro e della maggiore concentrazione in settori a tempo parziale o stagionali. Gli uomini, al contrario, beneficiano maggiormente della ripresa in alcuni comparti manifatturieri e dei servizi. Tra i giovani, il tasso di disoccupazione resta elevato, con una quota significativa di under 25 ancora in cerca di lavoro o impegnati in occupazioni discontinue e poco retribuite.
L’inattività rimane un elemento strutturale critico. Il numero di persone che non lavorano e non cercano occupazione continua a essere alto, riflettendo una difficoltà di reinserimento nel mercato del lavoro e la presenza di un’ampia fascia di popolazione scoraggiata. Questo fenomeno incide sul potenziale di crescita dell’economia e contribuisce a mantenere il tasso di disoccupazione su livelli stabili, nonostante l’aumento del numero assoluto di occupati.
A livello territoriale, le differenze restano marcate. Il Nord Italia continua a trainare l’occupazione, sostenuto da una base produttiva più diversificata e da una maggiore capacità di attrarre investimenti, mentre il Mezzogiorno registra un incremento più contenuto, con tassi di disoccupazione ancora superiori alla media nazionale. Nel Centro si osserva un andamento intermedio, con segnali di crescita in alcuni settori dei servizi, ma anche con la presenza di criticità legate all’elevata incidenza di contratti a termine.
Sul piano macroeconomico, i dati di settembre si inseriscono in un contesto di crescita del PIL quasi nulla e di rallentamento della domanda aggregata. Le imprese continuano ad assumere, ma in modo prudente, in attesa di un quadro economico più stabile e di misure strutturali di stimolo. I consumi interni restano contenuti e la propensione al risparmio delle famiglie, sebbene in calo rispetto ai mesi precedenti, non si traduce ancora in una crescita significativa della domanda di beni e servizi.
Le retribuzioni medie mostrano un lieve incremento nominale, trainato in parte dal rinnovo dei contratti collettivi, ma il potere d’acquisto rimane sotto pressione per effetto dei prezzi elevati e della persistente erosione dei margini salariali reali. La produttività del lavoro non registra miglioramenti significativi, con differenze marcate tra i settori a più alta tecnologia e quelli tradizionali.
Il quadro delineato da Istat evidenzia dunque una fase di transizione per il mercato del lavoro italiano, in cui i segnali positivi in termini di occupazione convivono con elementi di fragilità strutturale. L’aumento degli occupati rappresenta un risultato incoraggiante, ma il livello di disoccupazione stabile e la debolezza dell’inattività indicano che il mercato del lavoro non ha ancora raggiunto un equilibrio solido. La qualità dell’occupazione, la stabilità dei contratti e la partecipazione complessiva alla forza lavoro restano i nodi centrali da affrontare per consolidare la ripresa.

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