Banche cinesi sotto pressione: conti bancari in sofferenza e nuovi ostacoli internazionali
- Martina Migliorati
- 29 apr
- Tempo di lettura: 2 min

Tra pochi giorni, le principali banche cinesi alzeranno il sipario sui bilanci del primo trimestre e le previsioni non sono rosee. Secondo gli analisti di Bloomberg Intelligence, si prospetta una netta compressione dei margini, sintomo evidente dei danni provocati dalla guerra commerciale in atto tra Cina e Stati Uniti.
Industrial & Commercial Bank of China, China Construction Bank Corp, Agricultural Bank of China e Bank of China si preparano infatti a diffondere risultati che risentono pesantemente dell’inasprimento dei dazi. Le esportazioni cinesi verso il mercato americano, divenute più costose del 145%, si stanno riducendo, causando una contrazione dell’attività delle imprese e, di conseguenza, una minore domanda di credito bancario. Gli analisti ritengono che la Cina sarà costretta ad adottare nuove misure di stimolo, come ulteriori tagli ai tassi di interesse, per sostenere il sistema economico e ridare vigore ai bilanci degli istituti di credito. Anche i giganti bancari internazionali con forti interessi nell’area, come HSBC Holdings Plc e Standard Chartered Plc, si trovano esposti: si stima che circa il 40% dei loro ricavi possa essere compromesso dal calo dei volumi commerciali regionali.
Nel frattempo, le tensioni geopolitiche aumentano. Da Washington arriva una nuova offensiva: il segretario al Tesoro, Scott Bessent, ha chiesto al presidente della Banca asiatica per lo sviluppo, Masato Kanda, di interrompere ogni finanziamento alla Cina. Una mossa che aggiunge ulteriore pressione su Pechino, già alle prese con un panorama internazionale sempre più ostile. Ad aggravare il quadro, si sommano le decisioni strategiche delle grandi multinazionali. Apple, secondo quanto rivelato dal Financial Times, si prepara a trasferire interamente in India l’assemblaggio degli iPhone destinati al mercato americano, con l’obiettivo di produrre localmente oltre 60 milioni di dispositivi entro la fine del 2026. Un cambiamento epocale, che riscrive due decenni di filiera produttiva. Nel solo mese di marzo, i principali partner indiani di Apple, Foxconn e Tata, hanno spedito negli Stati Uniti dispositivi per un valore record di quasi 2 miliardi di dollari. In un’ulteriore accelerazione, Apple ha preferito il trasporto aereo per aggirare i nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump, dimostrando quanto la riorganizzazione delle catene di fornitura sia già in atto. La Cina, dunque, non solo deve fare i conti con i contraccolpi interni della guerra commerciale, ma anche con una ridefinizione globale degli equilibri economici che rischia di minare la sua centralità negli scambi internazionali.
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