Zaia, Emiliano e De Luca: la fine di un’epoca e il nuovo terreno di gioco dei tre ex governatori
- piscitellidaniel
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La chiusura dei mandati regionali per Luca Zaia, Vincenzo De Luca e Michele Emiliano rappresenta una svolta politica che supera i confini delle tre regioni coinvolte. Per anni hanno incarnato il modello del governatore fortemente radicato, capace di plasmare la vita amministrativa e politica del territorio con una leadership personale riconosciuta anche oltre i confini regionali. La normativa sui limiti ai mandati, interpretata e applicata con maggiore rigore dopo le più recenti pronunce costituzionali, ha impedito a tutti e tre di presentarsi nuovamente, ponendo fine a stagioni politiche durate oltre un decennio e aprendo interrogativi sul loro futuro e sull’equilibrio delle regioni che hanno governato.
Il caso di Zaia in Veneto è emblematico. La sua figura è stata per anni centrale non solo nella politica regionale, ma anche in quella nazionale. La lunga permanenza alla guida della regione aveva generato un sistema di consenso stabile, fondato su un rapporto diretto con il territorio, sull’efficienza amministrativa e su un’immagine di competenza istituzionale. L’impossibilità di correre per un nuovo mandato apre un vuoto che la coalizione di centrodestra deve colmare individuando un successore in grado di mantenere la continuità senza disperdere il patrimonio politico costruito negli anni. Zaia, dal canto suo, non ha mostrato alcuna intenzione di ritirarsi dalla scena pubblica. Tra le ipotesi che circolano con maggiore insistenza c’è quella di una candidatura a sindaco in una grande città veneta o un ruolo più ampio a livello nazionale, coerente con la sua popolarità e con l’esperienza maturata.
In Campania, la figura di De Luca ha segnato la politica regionale in modo altrettanto incisivo. La sua comunicazione diretta, il controllo della macchina amministrativa, la centralità acquisita negli anni della pandemia e la capacità di mantenere un consenso trasversale hanno contribuito a rafforzare un profilo politico fortemente identificato con la regione. L’impossibilità di correre per un terzo mandato interrompe una lunga fase di continuità e costringe lo schieramento politico che lo ha sostenuto a ridefinire programmi, alleanze e strategie. De Luca, tuttavia, dispone ancora di un forte radicamento nel territorio e potrebbe scegliere di tornare alla politica locale in una veste diversa, anche recuperando incarichi ricoperti in passato. La sua intenzione di mantenere un ruolo pubblico resta evidente, sia in termini di influenza sul futuro successore, sia nella possibilità di nuove posizioni istituzionali che gli consentirebbero di restare protagonista nel dibattito politico nazionale.
In Puglia, Emiliano conclude una stagione politica lunga e controversa. La sua presidenza ha segnato profondamente il tessuto regionale attraverso una gestione spesso discussa ma capace di generare consenso stabile e un protagonismo personale molto accentuato. L’impossibilità di una nuova candidatura apre scenari complessi all’interno della coalizione che lo ha sostenuto, chiamata ora ad affrontare un ricambio che non sarà privo di frizioni interne. Anche Emiliano, come gli altri due, non appare intenzionato a uscire dalla scena pubblica. Potrebbe assumere ruoli politici di livello più ampio, o trovare nuovi spazi a livello locale ed europeo, grazie alla capacità di costruire reti politiche e culturali che vanno oltre la dimensione regionale.
Un tratto comune emerge con evidenza: nessuno dei tre è disposto a ritirarsi nell’ombra. L’eredità politica accumulata, il radicamento territoriale e la capacità di orientare gli equilibri interni ai rispettivi schieramenti sono elementi che continueranno a dare loro peso nella fase successiva al mandato. Tutti stanno già valutando percorsi di transizione basati su nuove candidature, ruoli istituzionali diversi o il sostegno diretto a figure politiche emergenti. Le liste civiche, le reti personali di amministratori locali e i rapporti consolidati con i territori continueranno a rappresentare per loro un patrimonio strategico da valorizzare.
La fine dei loro mandati apre anche una riflessione più ampia sul modello del governatore di lungo corso. Per anni, Zaia, De Luca ed Emiliano sono stati percepiti come figure quasi insostituibili, capaci di esercitare un’influenza che andava ben oltre la gestione ordinaria delle regioni. L’imposizione effettiva del limite dei mandati segna un cambio di paradigma nella vita delle autonomie territoriali: si torna a un ricambio regolare dei vertici, con maggiore spazio per nuove leadership e con un sistema istituzionale meno dipendente da personalismi forti. Tuttavia, la transizione non sarà semplice. Le loro regioni dovranno affrontare un riequilibrio interno, ricostruire rapporti politici e amministrativi e definire nuovi assetti che non potranno più fare affidamento sulla forza carismatica di un leader stabile e riconosciuto.
Il dopo-mandato dei tre ex governatori sarà dunque una fase cruciale, non soltanto per le loro traiettorie personali, ma anche per gli equilibri regionali e nazionali. L’attenzione ora si sposta sulle strategie che sceglieranno: ripartire dalle città, puntare a nuove cariche istituzionali, o diventare punti di riferimento esterni ma influenti per i loro territori. In ogni caso, è chiaro che la loro uscita dagli incarichi non segna la fine del loro ruolo politico, ma piuttosto l’inizio di una nuova stagione, diversa nella forma ma non meno rilevante nella sostanza.

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