Colpo di mano in Guinea-Bissau: i militari prendono il controllo in uno degli snodi del traffico di cocaina dell’Africa occidentale
- piscitellidaniel
- 12 ore fa
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Il nuovo intervento dei militari in Guinea-Bissau riporta il Paese al centro dell’attenzione internazionale, confermando una volta di più il ruolo delicatissimo che ricopre nello scacchiere dell’Africa occidentale. La presa di controllo da parte delle forze armate, avvenuta nelle ultime ore con modalità rapide e coordinate, rappresenta un brusco arresto del fragile equilibrio istituzionale che negli ultimi anni aveva tentato di stabilizzarsi attraverso un processo politico complesso e più volte interrotto. La Guinea-Bissau, storicamente segnata da instabilità, pur essendo un Paese di ridotte dimensioni e con limitate risorse economiche, occupa una posizione strategica cruciale: è considerata il principale hub di smistamento della cocaina sudamericana diretta verso l’Europa, un ruolo che la espone a pressioni, infiltrazioni criminali e operazioni clandestine di portata internazionale.
Il golpe emerge dopo settimane di tensioni interne, segnate da attriti tra i vertici delle istituzioni, accuse incrociate di corruzione e sospetti sul ruolo di alcuni apparati di sicurezza. A far precipitare la situazione sarebbe stata la scelta dei militari di destituire membri del governo ritenuti incapaci di garantire stabilità e controllo sul territorio. Le forze armate hanno sigillato edifici pubblici, presidiato le sedi istituzionali e annunciato l’intenzione di “ripristinare l’ordine”, formula che nei precedenti golpe del Paese ha spesso anticipato lunghi periodi di governo militare.
Il punto centrale riguarda però il contesto in cui il colpo di mano si inserisce: la Guinea-Bissau è da anni una piattaforma logistica della criminalità internazionale. La sua posizione geografica, le coste difficili da controllare, l’assenza di risorse economiche alternative e la fragilità delle strutture statuali hanno reso il Paese terreno fertile per l’insediamento dei cartelli latinoamericani, che utilizzano isole e porti remoti per lo stoccaggio e la redistribuzione delle droghe dirette ai mercati europei. Gli esperti sottolineano che le reti criminali hanno instaurato forme di collaborazione con segmenti dell’apparato politico e militare, complicando ulteriormente ogni tentativo di costruire istituzioni solide e indipendenti.
Negli ultimi anni, nonostante varie iniziative per rafforzare le forze di polizia e il sistema giudiziario, il peso economico del traffico di stupefacenti ha continuato a rappresentare una forza destabilizzante. Interi segmenti della popolazione trovano nel commercio illecito una delle poche fonti di reddito, mentre le élite politiche vengono accusate ciclicamente di collusione o di chiudere gli occhi di fronte alle operazioni dei cartelli. In questo contesto, ogni crisi istituzionale assume immediatamente una dimensione internazionale, poiché lo scontro per il controllo dello Stato diventa indirettamente uno scontro per il controllo delle rotte della droga.
Il nuovo intervento militare appare legato anche alla crescente pressione economica e sociale nel Paese. L’inflazione alta, la disoccupazione diffusa, il rallentamento degli aiuti internazionali e le difficoltà nel garantire servizi pubblici essenziali hanno alimentato un clima di sfiducia nei confronti del governo. Le forze armate — che negli anni hanno più volte esercitato un ruolo politico diretto — si sono presentate come garanti dell’ordine e della sicurezza, un messaggio che trova terreno fertile in una popolazione stremata da crisi ricorrenti. Allo stesso tempo, osservatori internazionali temono che dietro l’azione militare ci siano lotte interne tra gruppi rivali legati alle diverse filiere del traffico di stupefacenti.
La comunità internazionale segue con estrema attenzione gli sviluppi. Organizzazioni regionali e africane si preparano a intervenire diplomaticamente per evitare che il golpe si consolidi in una nuova fase di governo militare. La Guinea-Bissau ha già vissuto negli ultimi decenni un susseguirsi di colpi di Stato, esecuzioni extragiudiziali e scontri tra fazioni, senza mai riuscire a stabilire un equilibrio duraturo. Ogni tentativo di avviare riforme istituzionali è stato frenato dall’intreccio tra instabilità politica e criminalità organizzata, una combinazione che rende estremamente difficile costruire un percorso democratico solido.
Le ripercussioni del golpe non riguardano solo il Paese ma l’intera regione. L’Africa occidentale da tempo è indicata come una delle aree più vulnerabili alle infiltrazioni dei cartelli latinoamericani. La fragilità istituzionale permette ai gruppi criminali di operare indisturbati, mentre la mancanza di coordinamento tra i Paesi africani rende complessa la gestione delle rotte transfrontaliere. La Guinea-Bissau, per la sua conformazione geografica e per la debolezza delle sue strutture statuali, rappresenta il nodo centrale di questo sistema, e ogni colpo di Stato rischia di rafforzare ulteriormente il ruolo del Paese come “porta d’ingresso” della cocaina sul continente.
Sul fronte interno, la popolazione vive l’ennesima fase di incertezza. Le scuole e gli uffici pubblici sono rimasti chiusi, mentre la circolazione nelle aree urbane è stata ridotta dalle forze armate per motivi di sicurezza. I cittadini si trovano in un limbo: da un lato la paura di nuovi scontri, dall’altro la rassegnazione verso un sistema politico percepito come incapace di garantire continuità e tutela. La reazione popolare appare frammentata: alcuni accolgono il golpe come un tentativo di riportare ordine, altri lo considerano l’ennesima interruzione di un percorso democratico già fragile.
Gli scenari futuri sono difficili da prevedere. L’intervento militare potrebbe sfociare in una transizione controllata, con la promessa di elezioni entro un periodo determinato, oppure consolidarsi in una fase di governo militare più lunga, con crescenti pressioni internazionali e ulteriori rischi di escalation. Molto dipenderà da come le forze armate intenderanno gestire il potere e dal livello di influenza che eserciteranno gli attori legati al traffico di droga.
La Guinea-Bissau, ancora una volta, si trova davanti al bivio tra una possibile stabilizzazione e l’ennesima spirale di instabilità. Il colpo di Stato non rappresenta solo un cambiamento di vertice, ma un punto di svolta per un Paese costantemente sospeso tra la fragilità delle sue istituzioni e le pressioni di interessi criminali che ne condizionano profondamente la vita politica ed economica.

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