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Tesla lancia i robotaxi ad Austin: la scommessa da mille miliardi di Elon Musk prende forma sul mercato reale

Tesla ha dato il via ufficiale al suo primo servizio di robotaxi nella città di Austin, Texas, segnando una tappa storica nello sviluppo della guida autonoma. Il progetto, annunciato più volte negli ultimi anni da Elon Musk, prende finalmente vita con un’iniziativa pilota che, almeno nelle prime settimane, prevede l’utilizzo di un numero limitato di veicoli Model Y dotati della versione più aggiornata del software Full Self Driving (FSD). Il programma è attivo in una zona definita della città, con un servizio operativo dalle 10 alle 24 e riservato per ora a utenti selezionati. A bordo dei veicoli è presente un monitor umano incaricato di intervenire in caso di emergenze, anche se la guida è integralmente gestita dall’intelligenza artificiale.


L’iniziativa parte con una tariffa simbolica di 4,20 dollari a corsa, cifra che richiama una serie di riferimenti cari a Musk, ma che serve anche a testare la sostenibilità del modello. Secondo quanto emerso, l'obiettivo è quello di raggiungere una scalabilità rapida: il sistema si espanderà progressivamente ad altre città come Los Angeles, San Francisco e San Antonio. Entro il 2026, Musk prevede una rete robotaxi composta da migliaia di veicoli, molti dei quali forniti direttamente dagli utenti Tesla che potranno mettere a disposizione le proprie auto, creando un modello decentralizzato ispirato alla logica della sharing economy.


L’elemento che distingue Tesla dai principali concorrenti, come Waymo e Cruise, è la scelta tecnologica di basare l’intero sistema solo su telecamere e software di elaborazione visiva. Nessun utilizzo di radar o lidar, strumenti invece impiegati dalle altre aziende per rilevare distanze e oggetti. Musk ha più volte difeso questa impostazione, sostenendo che il sistema di guida umana è basato sulla vista e che, quindi, una rete neurale artificiale allenata con miliardi di chilometri percorsi possa raggiungere un grado di affidabilità superiore a quello di qualsiasi combinazione hardware convenzionale. Nonostante le critiche, il software FSD di Tesla è stato costantemente migliorato, fino ad arrivare alla versione 12.3, capace – secondo quanto affermato dall’azienda – di gestire scenari complessi del traffico urbano in modo totalmente autonomo.


La decisione di partire da Austin non è casuale. Il Texas offre un contesto normativo favorevole ai test su strada di veicoli a guida autonoma e non impone la presenza obbligatoria di un conducente umano, rendendo più semplice l’implementazione del servizio. Inoltre, Austin è una città con una popolazione giovane, aperta alle novità tecnologiche, ed è la sede operativa principale di Tesla negli Stati Uniti. Tutti elementi che hanno contribuito a rendere la città il laboratorio ideale per il debutto del progetto. Nei prossimi mesi, Tesla prevede di espandere il servizio in aree più ampie della città e di ridurre progressivamente l’intervento umano, fino a ottenere una completa autonomia operativa dei veicoli.


L’impatto economico potenziale di questo progetto è immenso. Analisti come Dan Ives di Wedbush stimano che la sola divisione robotaxi di Tesla potrebbe valere oltre mille miliardi di dollari nel giro di pochi anni. La prospettiva di trasformare milioni di auto già in circolazione in veicoli autonomi a pagamento, semplicemente attraverso un aggiornamento software, rappresenta un vantaggio competitivo senza precedenti. A differenza dei concorrenti, infatti, Tesla non ha bisogno di produrre un nuovo tipo di auto per il servizio robotaxi: può semplicemente aggiornare i veicoli già venduti, riducendo drasticamente tempi e costi di implementazione.


Tuttavia, non mancano le criticità. La guida autonoma continua a sollevare interrogativi dal punto di vista della sicurezza. Nelle prime ore di servizio ad Austin, alcuni utenti hanno segnalato episodi di frenate brusche o incertezze del software in prossimità di veicoli di emergenza. Anche se si tratta di problemi minori, evidenziano l’importanza di una fase di test accurata prima di una diffusione su larga scala. Inoltre, resta aperta la questione della regolamentazione a livello federale: sebbene alcuni Stati siano più permissivi, altri impongono limiti più stringenti alla guida autonoma, rendendo difficile un’espansione uniforme sul territorio americano.


Tesla punta anche sulla creazione di una rete proprietaria simile a quella di Uber, ma senza conducenti. I veicoli in modalità robotaxi potranno essere gestiti da remoto, e l’azienda prevede di creare una piattaforma centralizzata per la gestione delle prenotazioni, dei percorsi e dell’interazione con i passeggeri. A partire dal 2026, l’integrazione dei veicoli privati nella rete robotaxi dovrebbe consentire un’ulteriore estensione del servizio. Musk ha definito questa evoluzione “inevitabile” e parte di una visione in cui l’auto non è più un bene privato ma una risorsa condivisa, capace di generare reddito passivo per i proprietari e ridurre la congestione urbana.


Il mercato ha accolto positivamente l’annuncio: le azioni Tesla hanno registrato un immediato rialzo in borsa, segno che gli investitori credono nella svolta tecnologica dell’azienda. Tuttavia, la partita è ancora tutta da giocare. I concorrenti, a partire da Waymo, stanno testando servizi simili in altre città americane, con approcci più cauti ma anche più collaudati. La vera differenza la farà la capacità di Tesla di garantire sicurezza, affidabilità e facilità d’uso su scala globale. Austin è solo il primo banco di prova.

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