Tesla in frenata: calano le consegne globali e si avvicina il primo bilancio annuale negativo dal 2020
- piscitellidaniel
- 2 lug
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Tesla continua a registrare dati negativi sul fronte delle consegne globali, segnando un altro trimestre in rosso che accentua i timori di un possibile calo annuo delle vendite per la prima volta dal 2020. Il secondo trimestre del 2025 si è chiuso con 444.000 veicoli consegnati in tutto il mondo, segnando un calo del 4,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ancora più marcato è il dato relativo al primo semestre complessivo, con una riduzione del 6,6% rispetto allo stesso intervallo del 2024. I segnali di una crescente difficoltà nel mantenere il trend espansivo degli ultimi anni si fanno sempre più evidenti, alimentando il dibattito tra analisti e investitori sul futuro del colosso guidato da Elon Musk.
Tra i principali fattori che hanno contribuito alla flessione delle consegne figurano l’intensificarsi della concorrenza sul mercato globale delle auto elettriche, una domanda che rallenta in diversi mercati maturi e i persistenti problemi nella catena di approvvigionamento. Tesla, nonostante rimanga uno dei brand più riconoscibili del settore, sta incontrando ostacoli nella capacità di attrarre nuovi acquirenti in un contesto in cui anche i principali produttori tradizionali hanno incrementato le proprie gamme elettriche, spesso con prezzi più competitivi o con incentivi nazionali favorevoli.
In particolare, la Cina si conferma un fronte critico. In questo mercato, fondamentale per il volume delle vendite di Tesla, il calo della domanda è stato amplificato da un contesto economico in rallentamento e dalla crescente pressione dei marchi locali come BYD, XPeng e NIO. Questi produttori stanno conquistando quote di mercato importanti grazie a una combinazione di prezzi aggressivi, innovazione tecnologica e supporto governativo. Anche in Europa, il consolidamento del mercato EV da parte di gruppi come Volkswagen, Stellantis e Renault ha ridotto il margine competitivo di Tesla, mentre negli Stati Uniti la riduzione dei sussidi federali per l’acquisto di veicoli elettrici ha influenzato negativamente la propensione alla spesa dei consumatori.
Il dato sulle consegne del secondo trimestre è comunque leggermente superiore alle attese di alcuni analisti, che avevano stimato un numero ancora più contenuto. Tuttavia, il trend resta chiaramente negativo e rende sempre più probabile una chiusura d’anno sotto i livelli del 2024. Se così fosse, Tesla registrerebbe il primo calo annuo dal 2020, anno segnato dalla pandemia e dal blocco delle attività produttive in diverse aree del mondo. A ciò si aggiunge la difficoltà nel lanciare nuovi modelli a ritmi sostenuti: il tanto atteso Cybertruck, pur avendo finalmente avviato la produzione, non ha ancora raggiunto volumi significativi, mentre il modello compatto atteso per aggredire il segmento dei veicoli sotto i 30.000 dollari non arriverà prima del 2026.
Le reazioni dei mercati alla pubblicazione dei dati sono state immediate. Il titolo Tesla ha mostrato una certa volatilità, segno della crescente incertezza sul percorso di crescita a medio termine. Se da un lato resta forte la fiducia di una parte degli investitori nel potenziale di lungo periodo dell’azienda, dall’altro si moltiplicano le voci critiche sulla strategia operativa, sull’effettiva capacità di innovazione nel breve e sull’efficacia del management nel gestire un contesto competitivo sempre più affollato.
La stessa figura di Elon Musk continua a polarizzare opinioni. I suoi recenti annunci su progetti di intelligenza artificiale e robotica, inclusi i progressi sull’umanoide Optimus, hanno generato interesse ma anche perplessità tra coloro che ritengono che tali progetti stiano distraendo l’attenzione dal core business dell’azienda. Alcuni osservatori temono che l’attenzione crescente di Musk verso attività collaterali – inclusa la gestione di X (ex Twitter) – possa impattare negativamente sulla governance e sulla direzione strategica di Tesla.
Sul fronte industriale, Tesla ha mantenuto una produzione stabile nel secondo trimestre, con circa 411.000 veicoli assemblati. Questo dato, inferiore alle consegne, ha contribuito a ridurre le scorte accumulate nei trimestri precedenti, ma non basta ancora per invertire la tendenza. La pressione sulle fabbriche di Fremont, Shanghai e Berlino resta elevata, anche alla luce dell’assenza di nuovi modelli ad alto volume. Il Gigafactory di Austin, in Texas, continua a essere al centro della strategia produttiva, ma l’espansione degli impianti non si è ancora tradotta in un incremento proporzionale delle consegne.
Tesla sta cercando di correre ai ripari anche sul piano commerciale. Negli ultimi mesi ha introdotto tagli di prezzo in più fasi sui suoi modelli più venduti – Model 3 e Model Y – nel tentativo di stimolare la domanda. Tuttavia, questa politica ha avuto effetti limitati e ha ridotto i margini operativi dell’azienda, generando un impatto negativo sui profitti trimestrali. Per rilanciare l’appeal dei propri veicoli, Tesla ha annunciato aggiornamenti tecnologici su software e autonomia, ma il mercato sembra attendere svolte più sostanziali.
La sfida principale per Tesla resta dunque quella di consolidare la propria leadership in un mercato che evolve rapidamente e in cui le aspettative degli investitori sono sempre più orientate alla sostenibilità dei risultati nel tempo. L’andamento delle consegne nel secondo semestre sarà determinante per comprendere se l’azienda sarà in grado di invertire la rotta o se il 2025 sancirà un effettivo punto di svolta negativo nella sua traiettoria di crescita.
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