Ryanair si oppone alle nuove tasse locali in Belgio: fino a 10 euro a passeggero e taglio di un milione di posti sui voli da Bruxelles
- piscitellidaniel
- 3 ore fa
- Tempo di lettura: 3 min
Ryanair ha annunciato un intervento drastico sulla propria operatività in Belgio in risposta all’aumento delle tasse locali applicate ai viaggiatori in partenza dagli aeroporti del Paese. Le nuove imposizioni, che possono raggiungere fino a 10 euro per ciascun passeggero a seconda della destinazione, sono state giudicate dalla compagnia un ostacolo diretto alla mobilità e alla competitività del settore aereo. L’operatore irlandese ha così deciso di ridurre di un milione i posti disponibili sui voli diretti da Bruxelles nel corso dell’anno, una misura che rappresenta uno dei tagli più significativi annunciati in Europa negli ultimi mesi e che riflette il crescente impatto dei costi aeroportuali sulle strategie delle compagnie low cost.
La protesta di Ryanair si inserisce in un confronto tutt’altro che nuovo tra il vettore e le autorità belghe. Da tempo la compagnia contesta l’aumento dei costi operativi negli scali di Bruxelles-Zaventem e Bruxelles-Charleroi, sostenendo che la struttura tariffaria penalizzi il traffico aereo e riduca la competitività dello scalo principale rispetto agli aeroporti limitrofi in Germania e nei Paesi Bassi. L’introduzione dell’ulteriore tassa, applicata in funzione della lunghezza del volo, è stata interpretata come l’ennesimo aggravio in un contesto in cui margini operativi e domanda dei passeggeri stanno ancora cercando di stabilizzarsi dopo anni di forti oscillazioni.
Le ripercussioni della decisione non riguardano solo l’offerta commerciale della compagnia, ma l’intero sistema aeroportuale della capitale belga. La riduzione di un milione di posti equivale a un calo significativo di traffico, soprattutto su rotte a breve e medio raggio che costituiscono il cuore dell’operatività low cost. Le autorità temono un impatto su occupazione, indotto economico e attrattività internazionale di Bruxelles, già alle prese con una concorrenza crescente da parte di scali più flessibili nelle politiche tariffarie. Il settore turistico e alberghiero osserva con preoccupazione gli sviluppi, consapevole che una contrazione dei flussi rischia di tradursi in una diminuzione di arrivi e pernottamenti.
Ryanair ha ribadito con forza la propria posizione, sostenendo che la misura fiscale non sia coerente con gli obiettivi di sostenibilità economica e ambientale dichiarati dalle istituzioni belghe. La compagnia ha sottolineato come le tasse aggiuntive finiscano per gravare sui viaggiatori e disincentivare l’uso del trasporto aereo, colpendo in particolare le famiglie e i passeggeri più sensibili al prezzo. La rigidità dei costi fissi, a fronte di ricavi fortemente variabili, porta il vettore a considerare gli aeroporti meno competitivi come destinazioni più rischiose, favorendo una riallocazione della capacità verso Paesi che adottano strategie di sostegno e non di penalizzazione fiscale.
Sul fronte politico, la questione è diventata terreno di confronto tra governo federale e amministrazioni regionali, chiamate a difendere la necessità del tributo per motivi ambientali e di bilancio. Le autorità belghe ritengono che la tassa rappresenti uno strumento per incoraggiare comportamenti più sostenibili e per finanziare iniziative legate alla riduzione delle emissioni. Tuttavia, la reazione di Ryanair ha evidenziato quanto la misura possa generare effetti collaterali non trascurabili, con possibili ripercussioni sul ruolo di Bruxelles nel network europeo della mobilità aerea.
Il caso riporta all’attenzione un tema sensibile nel trasporto aereo europeo: l’equilibrio tra politiche ambientali, competitività delle compagnie e capacità degli aeroporti di attrarre traffico. Molti vettori contestano l’approccio di alcuni Paesi che introducono tasse aggiuntive senza differenziare tra compagnie più efficienti e operatori con performance ambientali più deboli. Ryanair sostiene da anni che un sistema di incentivi mirati alla modernizzazione delle flotte e all’utilizzo di carburanti sostenibili sarebbe più efficace rispetto a imposizioni fiscali che colpiscono indiscriminatamente tutti i passeggeri.
La riduzione della capacità su Bruxelles rappresenta un segnale di avvertimento per il mercato europeo: il rischio che nuove misure fiscali penalizzino l’accessibilità e i collegamenti, soprattutto nelle fasce di prezzo più sensibili, è concreto. La compagnia ha lasciato intendere che ulteriori decisioni potrebbero arrivare se il quadro fiscale non verrà rivisto, mentre il governo belga continua a difendere l’impianto della tassa in nome della sostenibilità e della disciplina di bilancio.

Commenti