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Elena Albricci

Le critiche all'AI ACT, la frammentazione normativa rischia di frenare lo sviluppo dell'intelligenza artificiale




I colossi tecnologici del calibro di Meta, Google, Spotify e Ericsson, con il supporto di enti accademici e indistruali, hanno espresso le proprie forti obiezioni e critiche al connubio tra la recente normativa in tema di intelligenza artificiale, il Regolamento UE 2024/1689, conosciuto formalmente anche come AI Act, e il Regolamento UE n. 2016/679, conosciuto anche come GDPR.

Secondo le Big Tech, la normativa Europea, così frammentaria e disallineata, rischierebbe di rallentare lo sviluppo di queste tecnologie, comportando un netto vantaggio per le altre nazioni.

Le critiche si concentrerebbero maggiormente verso il GDPR, che con tutte le sue implicazioni, le diverse normative di recepimento degli stati Europei, rischia di creare una grande incertezza in merito ai dati che possono essere legalmente utilizzati per l'addestramento dell'AI. In tema ricordiamo che le autorità europee in tema privacy si sono già attivate contro questi colossi effettuando pressioni per comprendere i piani di utilizzo dei dati per l'addetramento dei prototipi e modelli di intelligenza artificiale.

La lettera si conclude chiedendo alla Commissione Europea di adottare decisioni armonizzate, rapide e coerenti con gli sviluppi tecnologici, così da non diventare un freno per lo sviluppo, l'innovazione e la competitività del mercato europeo in materia.



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