Con il terzo trimestre dell’anno si chiude una stagione estiva nella quale il mercato del lavoro dipendente si è rimesso in moto in tutti i settori. Alla ripresa di edilizia e industria, sospinta dal ciclo degli investimenti e dell’export, si è aggiunto il composito macrosettore dei servizi che ha beneficiato di un primo risveglio della domanda interna e dei consumi turistici. Si può stimare a fine settembre 2021 in provincia di Bergamo un incremento su base annua di 6.222 posizioni di lavoro dipendente. Sono stati superati su base media mensile i livelli occupazionali pre-pandemici del 2019. Una tendenza ben diversa, ma senza riscontro su scala provinciale, è quella che interessa i lavoratori indipendenti, in continua riduzione nei dati nazionali di fonte Istat. L’occupazione dipendente in provincia aumenta nella componente temporanea - contratti a tempo determinato, prevalenti nei servizi, e somministrazione di lavoro interinale, soprattutto nell’industria -, mentre lo stock del lavoro a tempo indeterminato, grazie all’ampliata protezione della Cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti economici, parzialmente rimosso dall’inizio di luglio, contiene le perdite seguite alla crisi, anche in virtù di un flusso moderato ma continuo di stabilizzazioni contrattuali, e del parallelo apporto dell’apprendistato. Le assunzioni (35.373 tra luglio e settembre) sono in aumento (+12,3% sul terzo trimestre “pre-Covid” del 2019) e in accelerazione rispetto allo scorso trimestre, con una ripresa consistente degli avviamenti di donne e giovani, i più penalizzati dalla crisi dell’anno scorso. Aumentano anche le assunzioni di lavoratori di nazionalità estera, tra i quali è minore l’incidenza delle componenti femminile e giovanile. Anche le cessazioni (35.257) crescono (+6,4% sul terzo trimestre 2019) nonostante l’utilizzo ancora massiccio degli ammortizzatori sociali. Una parte consistente delle uscite discende automaticamente dall’incremento dei nuovi rapporti temporanei - si tratta di cessazioni per scadenza del termine contrattuale, spesso di brevissima durata - a lungo bloccati o rinviati dal Covid.
Tra i contratti a tempo indeterminato, che rappresentano pur sempre la componente largamente maggioritaria del lavoro dipendente “standard”, le cessazioni aumentano ancora più nettamente (+10,2%) sul 2019, mentre le assunzioni diminuiscono (-1,6%) . Per il secondo trimestre consecutivo le cessazioni di rapporti a carattere permanente superano quota diecimila. L’incremento è dovuto non ai licenziamenti ma alle dimissioni - oltre seimila in ciascuno degli ultimi due trimestri - aumentate del 27,7% sul terzo trimestre 2019. I licenziamenti economici, dopo la parziale rimozione del blocco a luglio, aumentano nell’edilizia e nell’industria ma sono nel complesso ancora inferiori di un terzo sul 2019.
L’impennata delle dimissioni, cioè delle uscite volontarie, al di là di possibili limitati casi di aggiramento del divieto di licenziamento, potrebbe essere un effetto ritardato di uscite rinviate nelle fasi pandemiche, che si riallineano a una dinamica in lento progresso già prima della pandemia. Ma l’entità del fenomeno e la sua persistenza per il secondo trimestre consecutivo fanno ipotizzare anche un’effettiva ripresa della mobilità volontaria nel mercato del lavoro o una reazione agli squilibri generati dalla pandemia, con esiti (ricollocazione, ricerca di un nuovo lavoro o inattività più o meno temporanea) al momento non verificabili. La riattivazione dei processi di ricollocazione e selezione tra figure professionali, skill richieste e settori economici procede in parallelo a problemi di reclutamento del personale frequentemente segnalati da molte imprese . La quota di entrate con “difficoltà di reperimento” previste dalle imprese bergamasche nelle due ultime indagini mensili Excelsior (settembre e ottobre) è salita oltre il 37% (quasi 4 punti in più rispetto ai primi mesi dell’anno). Con il recupero dei livelli occupazionali passati, forse frenato in alcuni settori dalle difficoltà di reclutamento, si stanno riacutizzando tensioni quantitative e qualitative tra domanda e offerta di lavoro.
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