La passione come motore d’impresa: al centro del convegno dei giovani imprenditori il valore umano dell’innovazione
- piscitellidaniel
- 13 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Il convegno nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria 2025, ospitato quest’anno a Rapallo, ha avuto come tema guida “La passione per l’impresa”, sottolineando come il coinvolgimento personale, l’energia interiore e la vocazione siano elementi decisivi non solo nella nascita, ma soprattutto nella resilienza e nell’evoluzione di un’azienda. L’evento, articolato in diverse tavole rotonde e testimonianze aziendali, ha rappresentato un momento di riflessione collettiva sulla centralità del capitale umano nei processi imprenditoriali, in un’epoca in cui la tecnologia, la finanza e le trasformazioni geopolitiche sembrano dominare ogni narrazione economica.
I lavori del convegno si sono aperti con l’intervento del presidente dei Giovani Imprenditori, Riccardo Di Stefano, che ha voluto ribadire come la passione sia il primo vero capitale di ogni iniziativa imprenditoriale, l’unico capace di superare gli ostacoli burocratici, le difficoltà di accesso al credito e le incertezze di mercato. “Non c’è innovazione senza coraggio, e non c’è coraggio senza passione”, ha affermato Di Stefano, sottolineando che in un Paese come l’Italia – dove il tessuto produttivo è composto per oltre il 90% da PMI – la motivazione individuale resta l’elemento più forte di propulsione allo sviluppo.
Uno dei momenti centrali dell’incontro è stata la testimonianza di giovani imprenditori che hanno trasformato intuizioni personali in casi di successo industriale. Dai racconti è emersa una costante: ogni impresa nasce da un bisogno, spesso prima personale che di mercato. Dall’alimentare sostenibile alle startup tech, dalla manifattura innovativa al design, ogni storia condivisa è stata attraversata da un elemento comune: la volontà di rispondere a una sfida esistenziale, prima ancora che economica. È il caso, ad esempio, di una giovane fondatrice che ha raccontato come la propria esperienza familiare con la disabilità abbia portato alla creazione di un’impresa specializzata in ausili digitali per l’inclusione scolastica. Oppure quello di un gruppo di under 30 che, ispirati dalla passione per il mare, hanno creato una rete di cantieri nautici a impatto zero.
Particolare attenzione è stata dedicata al tema della leadership generativa, concetto sempre più al centro del dibattito manageriale contemporaneo. La nuova imprenditoria non si misura più solo con gli indicatori economici, ma anche con la capacità di creare benessere condiviso, sviluppare capitale sociale e generare impatto positivo nei territori. Da qui, l’enfasi posta dai relatori sulla necessità di un’educazione imprenditoriale che vada oltre il business plan e si fondi su un’etica della responsabilità, capace di trasmettere ai giovani valori come la tenacia, l’integrità, il senso di comunità.
Tra i panel più seguiti, quello dedicato all’intelligenza artificiale e al suo impatto sul lavoro e sull’imprenditoria. Numerosi relatori hanno messo in guardia contro una visione eccessivamente tecnocratica della trasformazione digitale, richiamando invece la necessità di un uso umano e sostenibile dell’innovazione. In questa prospettiva, la passione è stata definita come “antidoto alla disumanizzazione”: se l’intelligenza artificiale può replicare dati e processi, solo l’essere umano può generare visione, intuizione e capacità di rischio. Il futuro dell’impresa non può dunque essere affidato solo alla tecnologia, ma deve restare ancorato alla sensibilità e alla creatività delle persone.
Molti interventi hanno sottolineato come la passione per l’impresa non si esaurisca nella sfera individuale, ma debba essere alimentata anche da un ecosistema favorevole. Le istituzioni, le scuole, le università, il sistema finanziario e la pubblica amministrazione hanno il compito di riconoscere e valorizzare il talento imprenditoriale giovanile, evitando di soffocarlo con ostacoli inutili. È stato ribadito con forza il bisogno di una politica industriale stabile, di strumenti di accesso al credito più veloci ed efficienti, di una giustizia civile più rapida, di una burocrazia che non ostacoli ma accompagni chi decide di investire sul proprio futuro.
Durante il convegno sono stati diffusi anche alcuni dati elaborati dal Centro Studi di Confindustria. Secondo le ultime rilevazioni, il 2024 ha visto un incremento del 3,7% delle nuove imprese guidate da under 35 rispetto all’anno precedente, con una crescita particolarmente marcata nei settori green, digitale e agroalimentare. Il Sud, in controtendenza rispetto agli anni passati, ha registrato i tassi più alti di natalità d’impresa giovanile, con esempi virtuosi in Puglia, Calabria e Sicilia. A preoccupare, tuttavia, è il tasso di sopravvivenza a cinque anni, che resta inferiore al 40%, segno che la fase di consolidamento è ancora il vero tallone d’Achille della giovane imprenditoria italiana.
Di fronte a queste criticità, il convegno ha anche rappresentato un’occasione per avanzare proposte concrete. Tra le richieste dei Giovani Imprenditori figurano l’estensione delle agevolazioni fiscali per chi reinveste gli utili, un piano straordinario di incentivi per le startup ad alto impatto sociale, la semplificazione delle norme su assunzioni e contratti, e un rafforzamento del Fondo di Garanzia per le PMI con una sezione dedicata ai giovani. Proposte che sono state ascoltate con interesse dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto in videocollegamento. Il ministro ha assicurato che “la passione imprenditoriale giovanile è una risorsa nazionale che va accompagnata con strumenti adeguati e visione di lungo periodo”.
Al di là dei numeri, il convegno ha restituito un’immagine dell’imprenditoria giovanile come fenomeno profondamente umano, ricco di tensioni ma anche di entusiasmo, segnato da contraddizioni ma pieno di potenzialità. Non solo portatore di innovazione tecnologica, ma anche di una rinnovata attenzione ai valori, alle relazioni e al senso del fare impresa come scelta di vita e contributo alla società. Un messaggio forte e chiaro, che i giovani imprenditori italiani hanno voluto ribadire in un momento in cui l’incertezza economica globale richiede più che mai visione, coraggio e, soprattutto, passione.
Comentarios