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Gaza, un anno e mezzo di distruzione: le immagini satellitari mostrano l’annientamento della Striscia

A 18 mesi dall’inizio della guerra tra Israele e Hamas, le immagini satellitari rivelano la portata senza precedenti della devastazione nella Striscia di Gaza. Secondo l’analisi condotta da Reuters basandosi sui dati del programma Copernicus Sentinel-1 dell’Agenzia Spaziale Europea, circa il 60% degli edifici della Striscia è stato danneggiato o distrutto. Nelle aree settentrionali e centrali, come Gaza City e il governatorato di North Gaza, la percentuale sale al 74% e 70% rispettivamente. L’impatto è visibile non solo nella quantità degli edifici colpiti, ma anche nella completa disgregazione della rete urbana e sociale dell’intero territorio.


Nessun quartiere è stato risparmiato. Da Beit Hanoun a Khan Younis, le immagini catturate dai satelliti documentano isolati completamente cancellati, tetti sventrati, cumuli di macerie là dove un tempo sorgevano abitazioni, scuole, centri sanitari. Bellingcat, attraverso l’analisi di centinaia di dati visivi, ha confermato che la totalità delle scuole situate nella parte nord della Striscia ha subito danni, molte in modo irreparabile. Ospedali e ambulatori sono stati colpiti in decine di raid, spesso resi inutilizzabili. Alcuni sono diventati bersagli diretti, altri hanno subito crolli indiretti dovuti ai bombardamenti circostanti.

L’agricoltura, una delle poche fonti di autosostentamento per la popolazione, è stata distrutta quasi completamente. Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a fine maggio 2025 ha rilevato che più dell’89% delle terre coltivabili è danneggiato, e che il 77% è oggi inaccessibile agli agricoltori. Le immagini satellitari mostrano i campi bruciati, serre divelte, aree irrigue invase dai detriti. La mancanza di accesso al cibo, aggravata dall’isolamento e dalla difficoltà logistica di portare aiuti umanitari, sta spingendo Gaza verso una crisi alimentare acuta. L’ONU parla apertamente di rischio carestia, con oltre mezzo milione di persone in stato di insicurezza alimentare estrema.


Il conflitto ha colpito anche il patrimonio storico e culturale. Circa 200 edifici storici sono stati segnalati come danneggiati, inclusi siti archeologici, moschee, chiese, biblioteche e centri culturali. La distruzione di queste strutture non ha solo privato la popolazione di luoghi simbolici, ma ha cancellato testimonianze materiali dell’identità storica palestinese. Secondo quanto riferito dal Ministero della Cultura dell’Autorità Palestinese, almeno 12 musei sono stati danneggiati, e altri 100 edifici a valore culturale non sono più agibili.


Le immagini satellitari non lasciano spazio a interpretazioni: mostrano un territorio stravolto. Interi quartieri ridotti a crateri, zone rurali irriconoscibili, assenza di infrastrutture attive, gravi danni alle reti idriche, elettriche e fognarie. I dati raccolti dai satelliti sono stati fondamentali anche per le indagini internazionali sull’uso sproporzionato della forza e sulle possibili violazioni del diritto umanitario.


In una regione densamente popolata, dove oltre 2 milioni di persone vivevano prima del conflitto, oggi almeno 1,7 milioni sono sfollate. Le immagini satellitari hanno documentato la crescita dei campi profughi improvvisati, insediamenti di tende e rifugi costruiti con materiali di fortuna, spesso in aree non adatte all’abitazione umana, senza servizi essenziali e soggette a rischio sanitario.


L’integrità fisica della Striscia di Gaza è stata compromessa in modo strutturale. Oltre alla perdita di vite umane, la devastazione degli ultimi 18 mesi ha inferto un colpo drammatico alla capacità della popolazione di sopravvivere nel medio e lungo termine. Le immagini dallo spazio raccontano oggi, con chiarezza assoluta, ciò che molti report e testimonianze non possono più documentare dal suolo: un’intera regione ridotta in cenere.

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