Crosetto rilancia l’idea di un nuovo servizio alla Repubblica: un modello volontario per rafforzare difesa, protezione civile e coesione nazionale
- piscitellidaniel
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Le dichiarazioni del ministro della Difesa Guido Crosetto hanno riaperto uno dei temi più sensibili della politica italiana: la possibilità di reintrodurre un servizio nazionale dedicato ai giovani, non nella forma della leva obbligatoria del passato, ma come un impegno di durata limitata, volontario e strutturato in chiave moderna. L’obiettivo è creare un percorso capace di unire formazione, cittadinanza attiva e sostegno alle esigenze strategiche del Paese, in un momento storico caratterizzato da instabilità internazionale, emergenze climatiche e nuove forme di minaccia alla sicurezza. Il ministro ha chiarito che non esiste alcuna intenzione di ripristinare il vecchio modello di coscrizione, ma piuttosto di costruire una struttura innovativa, flessibile e orientata alle necessità dell’Italia contemporanea.
Il progetto immaginato dal ministero prevede un percorso di sei o nove mesi, aperto ai giovani di entrambi i sessi, basato sulla volontarietà e articolato in più aree operative. Da un lato esiste una componente militare destinata a rafforzare le capacità delle Forze armate, dall’altro si svilupperebbe una sezione civile dedicata alla protezione civile, alla gestione delle emergenze, alla sicurezza del territorio, alla tutela dell’ambiente e alla risposta a eventi straordinari. Il modello guarda alle esperienze europee più recenti, dove programmi di servizio nazionale volontario sono stati utilizzati per ampliare la capacità di intervento dello Stato e per favorire il coinvolgimento diretto dei giovani nella vita pubblica.
Crosetto ha spiegato che l’intento del governo è duplice: formare una riserva di giovani preparati a intervenire in situazioni critiche e, allo stesso tempo, rafforzare la coesione sociale offrendo un’esperienza comune capace di creare senso di appartenenza. La proposta nasce anche dalla constatazione che diversi settori dello Stato registrano carenze strutturali di personale, in particolare nella protezione civile, nella sicurezza interna e nella gestione delle emergenze ambientali, che negli ultimi anni hanno colpito con crescente intensità il territorio nazionale. Il nuovo modello potrebbe fornire supporto operativo e allo stesso tempo offrire ai giovani competenze spendibili nel mondo del lavoro.
La dimensione geopolitica rappresenta uno dei motivi alla base di questa riflessione. Il deterioramento del quadro internazionale, l’aumento delle tensioni tra grandi potenze e l’imprevedibilità delle crisi globali rendono necessario un rafforzamento delle capacità di risposta del Paese. Il ministro ha sottolineato più volte come la sicurezza nazionale non possa essere delegata esclusivamente alle Forze armate professionali, ma richieda un sistema più ampio che coinvolga la cittadinanza in modo organizzato e qualificato. Un servizio volontario ben strutturato permetterebbe di potenziare il sistema-Paese in modo rapido e con costi sostenibili, integrando personale di riserva addestrato e pronto a intervenire in contesti emergenziali.
Sul piano politico, la proposta ha suscitato un dibattito intenso. Alcune forze ritengono che un servizio obbligatorio rafforzerebbe l’identità nazionale e rappresenterebbe un investimento educativo fondamentale, mentre altre sostengono che la volontarietà sia l’unica strada compatibile con la società contemporanea. Crosetto ha voluto precisare che l’idea al centro della proposta non prevede coercizione e non limita la libertà individuale, ma si basa sulla scelta consapevole dei giovani che desiderano vivere un’esperienza di servizio civile o militare. L’obiettivo è creare opportunità, non imporre un obbligo generalizzato.
Accanto alle valutazioni politiche, emergono anche questioni economiche e organizzative. La realizzazione di un servizio nazionale richiederebbe investimenti in infrastrutture, centri di addestramento, personale formativo e strutture logistiche capaci di accogliere migliaia di volontari ogni anno. Sarebbe necessario definire un quadro normativo dettagliato, stabilire criteri di selezione e valutare il riconoscimento delle competenze acquisite durante il servizio. Il governo sta analizzando diversi modelli, valutando costi e benefici, con l’obiettivo di presentare una proposta compatibile con le risorse disponibili e con l’architettura attuale delle Forze armate e della protezione civile.
Uno dei temi che accompagna il dibattito riguarda il rapporto tra giovani e istituzioni. Negli ultimi anni è emersa in Italia una crescente distanza generazionale e una percezione di disconnessione con la vita pubblica. Il nuovo servizio alla Repubblica viene interpretato come un’occasione per ricostruire un legame diretto, soprattutto attraverso esperienze formative comuni che possano generare senso di responsabilità, disciplina, rispetto delle regole e spirito di comunità. L’obiettivo è creare un percorso capace di unire giovani provenienti da contesti sociali diversi, rafforzando la coesione interna e valorizzando talenti e capacità individuali.
La componente civile del progetto rappresenta uno degli elementi più innovativi. In uno scenario caratterizzato da calamità naturali sempre più frequenti, crisi idrogeologiche, incendi, emergenze climatiche e necessità di gestione dei territori, l’Italia ha bisogno di una rete di volontari formati e pronti a intervenire. Un servizio strutturato fornirebbe un supporto immediato e qualificato, migliorando la capacità di risposta dello Stato e riducendo i tempi di intervento nelle situazioni più delicate. Sarebbe inoltre un’occasione di formazione pratica su temi cruciali per il futuro del Paese.
Il progetto, così come delineato da Crosetto, si presenta come una proposta complessa e multilivello, che mira a combinare esigenze di sicurezza, formazione civica, opportunità per i giovani e rafforzamento dei servizi essenziali. La discussione è destinata a proseguire nelle prossime settimane, con l’obiettivo di definire una cornice normativa condivisa e un modello operativo credibile, capace di rispondere alle sfide contemporanee senza riproporre schemi ormai superati.

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