
La clausola "floor" è un elemento contrattuale presente nei mutui a tasso variabile che stabilisce un limite minimo al tasso di interesse applicato. Questo meccanismo impedisce al tasso di scendere al di sotto di una soglia prestabilita, proteggendo così le banche da eventuali variazioni negative dei tassi di mercato, come l’Euribor. In altre parole, anche se i tassi di riferimento dovessero scendere, il mutuatario non beneficerebbe appieno della riduzione, poiché il tasso applicato non potrebbe mai scendere sotto il valore minimo stabilito dalla clausola.
Negli ultimi anni, la legittimità e la vessatorietà della clausola floor sono state oggetto di numerose controversie giuridiche, con particolare riferimento alla tutela dei consumatori. Il nodo principale riguarda il possibile squilibrio contrattuale che tale clausola può generare a vantaggio della banca e a danno del mutuatario. Infatti, mentre l’istituto di credito si assicura un rendimento minimo sul prestito erogato, il cliente potrebbe trovarsi vincolato a pagare un tasso più elevato rispetto a quello di mercato, senza poter beneficiare appieno delle fluttuazioni al ribasso.
La Corte di Cassazione si è più volte espressa sul tema, cercando di delineare i confini entro cui tale clausola possa ritenersi lecita. Con la sentenza n. 1942 del 28 gennaio 2025, la Suprema Corte ha stabilito che la clausola floor attiene alla determinazione dell’oggetto del contratto e all’adeguatezza del corrispettivo pattuito tra le parti. Di conseguenza, essa non può essere sottoposta a un giudizio di vessatorietà ai sensi dell’articolo 34, comma 2, del Codice del Consumo, a patto che sia formulata in modo chiaro e comprensibile per il mutuatario.
Tuttavia, la giurisprudenza ha anche sottolineato che la presenza di una clausola floor potrebbe risultare squilibrata se non accompagnata da una corrispondente clausola "cap", che definisce un tetto massimo al tasso di interesse applicabile. Questo bilanciamento garantirebbe una maggiore equità tra le parti, poiché il mutuatario verrebbe tutelato sia contro l’eventuale rialzo eccessivo dei tassi sia contro il rischio di pagare un interesse superiore rispetto alle condizioni di mercato favorevoli.
Alcune sentenze di merito hanno evidenziato come la mancanza di un meccanismo compensativo, come una clausola cap o una riduzione dello spread applicato al mutuo, possa determinare un significativo squilibrio contrattuale. Ad esempio, la Corte d’Appello di Milano, con la sentenza n. 2836 del 6 settembre 2022, ha riconosciuto che una clausola floor, se non adeguatamente bilanciata, potrebbe compromettere il principio di buona fede e correttezza contrattuale, penalizzando il consumatore.
Alla luce di queste pronunce, è fondamentale che i mutuatari prestino particolare attenzione alle condizioni contrattuali prima di sottoscrivere un finanziamento a tasso variabile. In molti casi, le banche hanno inserito la clausola floor senza adeguate spiegazioni al cliente, dando adito a contestazioni e richieste di nullità. Il principio della trasparenza contrattuale, infatti, impone agli istituti di credito di fornire informazioni chiare e dettagliate sulle conseguenze di tali clausole, in modo che il consumatore possa prendere una decisione consapevole.
Dal punto di vista normativo, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha più volte ribadito che qualsiasi clausola contrattuale che generi un significativo squilibrio a danno del consumatore può essere considerata vessatoria e quindi nulla. Questo orientamento, sebbene non sempre recepito in modo uniforme dai tribunali nazionali, rappresenta un punto di riferimento importante per le future pronunce in materia.
In conclusione, la questione della clausola floor continua a essere al centro di un acceso dibattito giuridico. Mentre le banche difendono la sua legittimità in quanto strumento di tutela finanziaria, le associazioni dei consumatori sottolineano i rischi di un’applicazione sproporzionata e poco trasparente. La recente sentenza della Cassazione fornisce un quadro interpretativo chiaro, ma lascia aperti alcuni spazi di discussione, soprattutto per quei contratti in cui il mutuatario non ha ricevuto informazioni sufficienti sulla presenza e sulle conseguenze della clausola. In questo contesto, il ruolo della giurisprudenza e delle autorità di vigilanza sarà fondamentale per garantire un equilibrio tra le esigenze del sistema bancario e la tutela dei diritti dei consumatori.
Comments