Rating di legalità, i risultati 2025 della Banca d'Italia: i benefici per il 65% delle imprese, ma cresce chi non ne trae vantaggio
- Martina Migliorati
- 41 minuti fa
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La Banca d’Italia ha pubblicato, in applicazione della legge 27/2012, i dati della rilevazione 2025 sul rating di legalità e sugli effetti che tale strumento continua a produrre nel rapporto tra imprese e sistema bancario. L’indagine analizza in particolare l’impatto del possesso del rating sulle condizioni applicate dagli istituti di credito in fase di concessione o rinegoziazione dei finanziamenti.
Dal rapporto emerge anzitutto una leggera diminuzione del numero di imprese titolari di rating di legalità che nel 2024 hanno ottenuto finanziamenti: rispetto all’anno precedente si registra infatti una flessione dell’1,1%. Nonostante ciò, il rating continua a rappresentare un valore aggiunto per una larga parte delle aziende che ne sono in possesso. Il 65% delle imprese finanziate ha infatti ottenuto benefici concreti proprio grazie a questa certificazione.
I vantaggi riconosciuti si sono manifestati principalmente nella riduzione dei tempi di istruttoria e nell’applicazione di condizioni economiche più favorevoli, sia in fase di concessione sia di rinegoziazione dei prestiti. In alcuni casi, gli istituti hanno concesso anche una diminuzione dei costi legati all’istruttoria, segnalando così un apprezzamento tangibile per le imprese che dimostrano elevati standard di trasparenza e correttezza.
Resta comunque significativa la quota di imprese — pari al 35% del totale di quelle finanziate — che, pur essendo in possesso del rating, non hanno ottenuto alcun vantaggio. Le ragioni individuate dalla Banca d’Italia sono principalmente due. La prima riguarda il comportamento delle stesse imprese: nel 61,9% dei casi, infatti, non è stata presentata una richiesta specifica durante l’istruttoria, condizione essenziale affinché gli istituti di credito possano considerare formalmente il rating. La seconda motivazione, che riguarda il 35,9% delle domande approvate, è legata al fatto che il rating non forniva informazioni ulteriori utili a migliorare la valutazione del merito creditizio, rendendo quindi irrilevante la sua presenza.
L’analisi conferma dunque che il rating di legalità rimane uno strumento utile ma non automaticamente efficace: la sua capacità di incidere concretamente sulle condizioni di accesso al credito dipende sia dall’iniziativa delle imprese sia dalla possibilità per le banche di utilizzarlo come elemento aggiuntivo nella valutazione complessiva del rischio.




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