Cave dismesse in Veneto: da luoghi abbandonati a rifugi per le api
- piscitellidaniel
- 27 mag
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Nel cuore del Veneto prende forma un progetto che unisce sostenibilità, rigenerazione ambientale e tutela della biodiversità: le cave dismesse diventano oasi per le api. Si chiama “Cave Amiche delle Api” l’iniziativa avviata dall’Albo dei Cavatori del Veneto e sostenuta dall’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto, con il patrocinio del Consiglio regionale. Un’alleanza inedita, quella tra il mondo dell’industria estrattiva e quello dell’apicoltura, che mostra come dalla riconversione delle ferite del paesaggio possano nascere nuovi spazi di vita e conservazione ambientale.
Le cave, una volta cessata l’attività estrattiva, vengono spesso abbandonate o lasciate in uno stato di degrado ambientale. Tuttavia, la loro posizione spesso lontana da centri urbani e coltivazioni intensive le rende ideali per accogliere colonie di api. Lontane da pesticidi, erbicidi e altre sostanze chimiche, queste aree offrono un habitat potenzialmente protetto per una delle specie più minacciate degli ultimi decenni. La progressiva riduzione degli impollinatori, infatti, è un’emergenza ecologica riconosciuta a livello globale.
Il progetto prevede l’installazione di apiari nelle cave dismesse, accompagnata dalla semina di piante mellifere e specie autoctone utili alla biodiversità. In parallelo, verranno attivati percorsi formativi e didattici per sensibilizzare le comunità locali, le scuole e i visitatori sull’importanza delle api per l’equilibrio degli ecosistemi e per la produzione alimentare. Si tratta di un vero e proprio intervento di rigenerazione partecipata, che trasforma un vuoto paesaggistico in uno spazio educativo e produttivo.
In Veneto, sono centinaia le cave oggi non più attive. Questo progetto punta a dare una nuova destinazione a questi luoghi, rendendoli parte integrante di una strategia territoriale più ampia incentrata sulla sostenibilità. Le prime sperimentazioni hanno già preso forma in alcune aree della provincia di Vicenza, dove i primi apiari sono stati installati con successo e dove si stanno registrando buoni risultati in termini di qualità del miele e ripopolamento delle colonie.
Un altro elemento innovativo è rappresentato dalla volontà di rendere il progetto replicabile a livello nazionale. “Cave Amiche delle Api” vuole diventare un modello, esportabile in altri contesti simili, capace di coniugare tutela ambientale e valorizzazione economica. I prodotti derivanti dagli apiari, miele, cera, propoli, potranno essere commercializzati sotto un marchio che certifichi l’origine sostenibile e territoriale, contribuendo a creare una microeconomia legata alla biodiversità e alla rigenerazione.
L’iniziativa non si limita all’aspetto ambientale, ma intende anche ridefinire la percezione delle cave, trasformandole da “non luoghi” produttivi a simboli di rinascita ambientale e culturale. I promotori del progetto stanno lavorando anche per coinvolgere le amministrazioni comunali, in modo da integrare le azioni del progetto nei piani urbanistici e nei regolamenti locali per l’ambiente.
Attraverso questa riconversione ambientale, il Veneto si pone come laboratorio avanzato nella lotta per la tutela degli ecosistemi, dimostrando che anche le cicatrici lasciate dall’uomo possono essere curate e trasformate in strumenti per il bene comune e per il futuro della biodiversità. Le api, sentinelle dell’ambiente, tornano così a ronzare dove prima c’era solo silenzio e sfruttamento.
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