Borse in calo, pesano i titoli tecnologici e i risultati trimestrali: investitori cauti in attesa delle prossime mosse delle banche centrali
- piscitellidaniel
- 4 ore fa
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La giornata finanziaria sui mercati internazionali si è chiusa con un segno negativo generalizzato, segnando una battuta d’arresto dopo settimane di crescita sostenuta. Le principali borse europee e statunitensi hanno registrato cali diffusi, in un contesto dominato dalla prudenza e dal riemergere di preoccupazioni legate alla debolezza dei titoli tecnologici e ai risultati trimestrali inferiori alle aspettative. Gli operatori guardano ora con attenzione alle prossime decisioni delle banche centrali, mentre i rendimenti obbligazionari in rialzo e le prospettive economiche ancora incerte mantengono alta la tensione sui mercati.
A Milano, il FTSE MIB ha perso circa l’1,1%, trascinato al ribasso dai comparti tecnologico e industriale. Andamento simile per le altre borse del continente: Francoforte ha chiuso in calo dello 0,8%, Parigi dello 0,9%, Madrid dell’1%, mentre Londra ha limitato le perdite allo 0,4% grazie al recupero dei titoli energetici sostenuti dal rialzo del petrolio. A Wall Street, il Nasdaq è sceso dell’1,3% e l’S&P 500 dello 0,7%, penalizzati dal settore tecnologico dopo le delusioni arrivate dalle trimestrali di alcune big della Silicon Valley.
Apple, Amazon e Microsoft hanno presentato bilanci che, pur mostrando utili positivi, non hanno convinto gli investitori. I ricavi in rallentamento, in particolare nel segmento dei servizi digitali e del cloud, hanno spinto molti operatori a prendere profitto dopo i rialzi delle scorse settimane. Anche Alphabet, la holding di Google, ha perso terreno a causa del calo dei ricavi pubblicitari e delle previsioni prudenti per i trimestri successivi. Il comparto tecnologico, che aveva guidato il recupero dei listini negli ultimi mesi, si trova ora al centro delle vendite, colpito da valutazioni elevate e da un contesto di tassi ancora alti.
Il rialzo dei rendimenti dei Treasury statunitensi, tornati oltre il 4,6% per la scadenza decennale, ha accentuato le pressioni sui titoli di crescita. Gli investitori, di fronte a rendimenti obbligazionari più attraenti e a un’inflazione che rallenta ma resta superiore agli obiettivi, preferiscono ridurre l’esposizione al rischio. Le dichiarazioni dei membri della Federal Reserve hanno alimentato la percezione che i tassi di interesse resteranno alti più a lungo del previsto, con l’obiettivo di consolidare la discesa dei prezzi al consumo.
In Europa, il contesto rimane fragile. I dati PMI di Germania e Francia hanno evidenziato una contrazione dell’attività manifatturiera, segnalando una debolezza persistente della domanda interna e dell’export. La Banca Centrale Europea mantiene una posizione prudente: la presidente Christine Lagarde ha ribadito che eventuali tagli dei tassi saranno subordinati al consolidamento del calo dell’inflazione. Le parole della numero uno della BCE hanno raffreddato le aspettative dei mercati, che si attendevano una politica monetaria più accomodante già nella prima metà del 2025.
A Piazza Affari, il ribasso è stato guidato dai titoli tecnologici e industriali. STMicroelectronics ha perso oltre il 3%, appesantita dal rallentamento globale del comparto dei semiconduttori. In flessione anche Leonardo e Pirelli, mentre tra i bancari si sono registrati andamenti contrastanti: Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno contenuto le perdite grazie a risultati trimestrali solidi, mentre Banco BPM e MPS hanno subito prese di profitto. Meglio i titoli energetici, con Eni e Saipem in rialzo sull’onda del recupero del Brent, risalito sopra gli 87 dollari al barile.
Sul fronte macroeconomico, gli operatori attendono i nuovi dati su inflazione, occupazione e crescita per valutare l’evoluzione del quadro congiunturale. Negli Stati Uniti, il mercato del lavoro continua a mostrare resilienza, con il tasso di disoccupazione stabile al 3,9% e nuovi occupati oltre le attese. Questi dati rafforzano la posizione della Federal Reserve nel mantenere una linea restrittiva, allontanando nel breve periodo l’ipotesi di un taglio dei tassi. In Europa, al contrario, la stagnazione della produzione industriale e la debolezza dei consumi alimentano i timori di un rallentamento più marcato nella seconda metà dell’anno.
Il clima di incertezza si riflette anche sul mercato valutario. L’euro ha perso terreno sul dollaro, scendendo sotto quota 1,07, complice il differenziale dei tassi di interesse tra Stati Uniti e area euro. Sul mercato obbligazionario, lo spread BTP-Bund è rimasto stabile intorno ai 150 punti base, sostenuto dalla domanda di titoli italiani e dalla percezione di minori rischi politici. Tuttavia, i volumi restano contenuti, segno di un mercato prudente in attesa di nuove indicazioni dalla politica monetaria.
Gli analisti ritengono che la fase attuale rappresenti un momento di consolidamento dopo il forte recupero dei listini di ottobre. La combinazione tra utili aziendali contrastanti, rendimenti in risalita e incertezze macroeconomiche spinge gli investitori a ridurre l’esposizione al rischio e a privilegiare i settori difensivi come energia, utilities e sanità. Il sentiment complessivo resta fragile, influenzato dal timore che la crescita globale possa rallentare più del previsto nei prossimi trimestri.
Il quadro che emerge dai mercati è quello di un ritorno alla prudenza, con un equilibrio instabile tra aspettative di allentamento monetario e dati economici ancora resilienti. Le borse riflettono questa tensione, oscillando tra la fiducia nella tenuta delle economie e la consapevolezza che l’elevato costo del denaro potrebbe pesare sugli utili aziendali e sulla domanda globale.

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