Riforma drastica del sistema di accoglienza e asilo nel Regno Unito: verso controlli più severi e nuovi profili temporanei di protezione
- piscitellidaniel
- 20 ore fa
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Il governo del Regno Unito ha annunciato un pacchetto di misure volto a ristrutturare in profondità il regime di accoglienza e protezione per le persone in cerca di asilo, introducendo modifiche sia alle condizioni di accesso sia alle forme temporanee di permesso per motivi umanitari. La ministra dell’Interno, Shabana Mahmood, ha chiarito che l’obiettivo è rendere il sistema più efficiente, più rapido nella decisione delle richieste e più selettivo nei confronti di coloro che potranno beneficiare di uno status di protezione. A fondo si legge l’intento di orientare l’azione verso una prevalenza di soluzioni temporanee e di ridurre il carico di richieste pendenti all’interno del Paese.
Le novità riguardano in particolare l’introduzione di una nuova categoria di protezione temporanea per i richiedenti asilo che non soddisfino i requisiti per lo status tradizionale di rifugiato, ma che provengono da situazioni di conflitto o grave instabilità. Questa forma di protezione temporanea impedirà il riconoscimento automatico dello status di rifugiato e potrà essere revocata al termine dell’emergenza o al miglioramento della situazione nel Paese di origine. In parallelo, saranno inasprite le condizioni per l’accesso agli aiuti e al supporto sociale da parte dei richiedenti asilo che abbiano ottenuto lo status oppure stiano attendendo una decisione. Il nuovo schema prevede un’intensificazione dei controlli sui tempi di permanenza, sull’offerta di lavoro e sull’adesione a programmi di integrazione. La misura si pone in continuità con la linea politica secondo la quale un sistema più rapido e stringente sia ritenuto necessario per contenere l’afflusso, ridurre i costi e limitare la permanenza di richiedenti in condizione di incertezza.
Dal punto di vista procedurale, è prevista una revisione delle tempistiche e delle modalità di valutazione delle richieste. Le commissioni preposte – già criticate per l’elevato numero di casi arretrati – dovranno rispettare limiti più severi nei tempi entro cui le decisioni devono essere adottate. Saranno altresì potenziati i sistemi di identificazione e tracciamento dei richiedenti, con nuovi criteri per la presa in carico, l’esame delle domande e la possibilità di accordi di rimpatrio accelerato per chi non rientri nei requisiti. Il governo ritiene che tali interventi consentiranno di ridurre la durata media dei procedimenti e di alleggerire la pressione sulle strutture dedicate all’accoglienza. A supporto di questa logica, è prevista la limitazione dei benefici sociali erogati durante l’attesa della decisione, in particolare per i soggetti in età lavorativa che – secondo la riforma – dovranno accedere prima ad un programma di impiego o formazione per poter ottenere gli stessi livelli di supporto precedentemente riconosciuti su base automatica.
Un aspetto centrale della riforma consiste nel rafforzamento della politica di controllo delle frontiere e dell’effettivo ritorno nei Paesi di origine nei casi di esito negativo della domanda. Il nuovo approccio prevede un aumento della cooperazione con i Paesi di origine e di transito, nuovi strumenti di rimpatrio e incentivi per chi accetta di ritornare volontariamente. Saranno introdotti meccanismi più severi per il rifiuto dell’entrata o la revoca del permesso in caso di violazioni delle condizioni di soggiorno, come lavoro irregolare o mancata collaborazione nei percorsi di integrazione. Il governo britannico presenta questa linea come parte integrante della strategia di controllo migratorio più ampia che comprende, oltre all’asilo, anche la lotta all’immigrazione irregolare e al traffico di persone.
Sul piano politico interno, la riforma risponde alle pressioni crescenti sul fronte dell’immigrazione: il sentimento pubblico nel Regno Unito mostra livelli elevati di preoccupazione rispetto ai flussi migratori e l’elezione di partiti o movimenti con posizioni più rigorose ha spinto l’attuale esecutivo a marcare una sterzata verso politiche più restrittive. Il sostegno alla modifica del regime di asilo è stato presentato nella logica di un governo che intende mostrare efficacia e rapidità di fronte alle elezioni, rispondendo alle promesse di controllo delle frontiere e riduzione dei tempi di permanenza dei richiedenti. La ministra Mahmood ha sottolineato che la riforma non mira a interrompere la protezione, ma a garantire che sia “tempestiva, giusta e credibile”. Allo stesso tempo, l’esecutivo è consapevole del rischio di critiche da parte di organizzazioni internazionali per possibili impatti sulle garanzie e i diritti dei richiedenti.
La ristrutturazione del sistema britannico si inserisce in un quadro internazionale più ampio, laddove molti Paesi europei stanno valutando politiche analoghe: modelli temporanei di protezione, criteri più severi per l’accesso e incentivi al rientro volontario stanno emergendo come strumenti centrali della gestione migratoria contemporanea. Per il Regno Unito, già alle prese con le conseguenze della Brexit e con un sistema di immigrazione a punti orientato al lavoro qualificato, la riforma dell’asilo appare come un’estensione della logica di selezione e controllo dei movimenti verso il Paese. Resta da osservare come queste misure si tradurranno sul piano operativo: quanti richiedenti saranno ammessi a forme temporanee di protezione, come verranno gestiti i rimpatri e quali saranno i tempi effettivi di applicazione delle nuove procedure in un contesto di pressione costante sui sistemi di accoglienza e sulle risorse pubbliche.
La nuova normativa pone tuttavia interrogativi significativi: qual è il confine fra protezione temporanea e permanenza stabile, come verranno bilanciate efficienza e garanzie, e quale sarà l’impatto concreto sulle condizioni dei richiedenti asilo nel breve e medio termine. Il regime proposto si presenta come stringente e selettivo, con l’intento dichiarato di frenare le richieste, ma l’efficacia dipenderà dalla capacità del governo e delle autorità competenti di gestire un flusso migratorio complesso in un contesto di risorse limitate e aspettative elevate.

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