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Nuovi sviluppi nelle indagini sul furto dei gioielli al Museo del Louvre: quattro nuovi arresti e ancora nessun segno del bottino

Quella che appare come una delle rapine più audaci degli ultimi decenni sta attraversando un nuovo giro nella vicenda investigativa: le autorità francesi hanno infatti annunciato l’arresto di quattro persone in aggiunta ai due già in custodia, elevando a sei il numero complessivo dei sospetti fermati fino ad oggi. Il furto, scattato domenica 19 ottobre 2025 nel museo di Parigi, ha visto protagonisti ladri altamente preparati che, nel brevissimo lasso di circa sette minuti, sono riusciti a sottrarre otto pezzi della collezione dei gioielli della corona francese dalla celebre sala della Galerie d’Apollon.


L’indagine è stata avviata immediatamente dalla Procura di Parigi e dalla brigata specializzata in rapine e furti e ha impiegato più di cento investigatori tra analisi forensi, esame dei tabulati telefonici, verifiche sulle immagini di sorveglianza e monitoraggio dei fughe possibili. Tra gli elementi acquisiti, vi sono tracce di Dna rinvenute su alcuni strumenti utilizzati nella rapina e sulla motocicletta utilizzata per la fuga. Uno dei nuovi arrestati risulterebbe proprio una persona che era già nel mirino degli investigatori per la presenza di Dna compatibile con quello rilevato sulla vetrina manomessa all’interno del museo.


Il modus operandi dei malviventi è stato di elevata efficienza: il furgone-montacarichi rubato, con piattaforma elevatrice, è stato utilizzato per raggiungere la balaustra del primo piano affacciata sulla Seine, da cui due membri del commando hanno guadagnato l’accesso alla sala espositiva. Vestiti con casacche da operai e apparecchi di taglio rapido sono penetrati nella vitrina blindata, asportando gli oggetti strategici e scendendo poi con la stessa piattaforma per uscire e fuggire su due moto. La rapidità dell’azione, l’apparente assenza di assistenza interna e l’uso di strumenti tecnici avanzati hanno suscitato numerosi interrogativi sulle falle di sicurezza del museo.


Con il progredire delle indagini, è emerso che i due arrestati lo scorso weekend avevano tentato di oltrepassare il confine: uno è stato bloccato all’aeroporto Charles-de-Gaulle mentre era in procinto di volare in Algeria, l’altro sorpreso nella banlieue parigina intento a fare le valigie. Entrambi risultano avere precedenti per furti elaborati e sono sospettati di aver preso parte direttamente all’azione in quanto erano già noti alle forze dell’ordine. I quattro arresti più recenti mirano invece a svelare la rete organizzativa che ha supportato la rapina, investigando su ruoli logistici, finanziari e sulla possibile esportazione del bottino all’estero.


Il valore stimato del furto è stato indicato intorno agli 88 milioni di euro, cifra relativa al valore di mercato degli oggetti rubati, senza tenere conto del valore storico e culturale inestimabile. Tra gli oggetti trafugati figurano diademi, collane, brocche e orecchini appartenenti all’era napoleonica e borbonica, facenti parte del complesso denominato “gioielli della Corona di Francia”. Nonostante le sei persone in custodia, ad oggi non è stato recuperato alcun pezzo del tesoro – tranne una corona che era caduta durante la fuga, ma risultata gravemente danneggiata – e gli investigatori ammettono che il gruppo potrebbe aver già diviso il bottino o averlo inviato oltre confine.


Sul fronte sicurezza e presidio museale, il furto ha provocato una reazione immediata: è stato ordinato un audit completo del sistema di sorveglianza del museo, con verifica delle telecamere, dei tempi di allarme, della composizione della guardia e dei protocolli di emergenza. La ministra della Cultura ha definito l’episodio «una ferita al patrimonio nazionale», mentre il ministro dell’Interno ha qualificato la rapina come un “colpo di gigantesca portata” che ha messo in luce vulnerabilità significative. Le immagini dell’arrivo del furgone davanti al museo e lo svincolarsi rapido dei ladri sulle moto hanno fatto il giro del mondo, scatenando un dibattito sull’efficacia dei sistemi di difesa nei luoghi culturali e sull’organizzazione della criminalità specializzata.


Parallelamente alle attività di indagine, è stato anche avviato un monitoraggio delle possibili rotte del riciclaggio dei gioielli trafugati, con particolare attenzione a mercati esteri dove gemme di alta gamma possono essere ridimensionate e rivendute sotto forma di componenti separate. Le autorità francesi stanno collaborando con organizzazioni internazionali e sistemi di tracking dei beni culturali per tentare di recuperare gli elementi scomparsi, ma la complessità della rete criminale e la specializzazione dei malviventi rendono l’esito incerto.


L’arresto dei sei soggetti rappresenta un passo avanti significativo ma non risolutivo: rimangono attivi gruppi di ricercati, e gli investigatori mantengono la cautela rispetto al coinvolgimento di fenomeni transnazionali o di complicità interne al museo. Le autorità hanno ribadito che la strategia sarà duplice: da un lato accelerare il recupero fisico degli oggetti rubati, dall’altro potenziare la protezione delle collezioni esposte al pubblico nei musei più sensibili.

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