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Luca Brivio

Materie Prime critiche: come siamo messi in Italia?

L’Italia si trova al centro del dibattito europeo sulle materie prime critiche, essenziali per la transizione energetica e industriale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), il Belpaese possiede risorse minerarie strategiche, ma solo una minima parte è attualmente sfruttata.

Materie prime critiche in Italia: quali sono e dove si trovano

Attualmente, solo 22 dei 76 siti estrattivi italiani producono materie prime critiche. Tra queste, feldspato e fluorite sono le uniche estratte in quantità rilevanti, utilizzate principalmente per la produzione di ceramica e acciaio. Tuttavia, il potenziale del sottosuolo italiano è molto più vasto. ISPRA ha identificato depositi sfruttabili di litio, rame, cobalto, tungsteno e terre rare, distribuiti lungo la penisola.

  • Fluorite: Concentrata in Sardegna (Genna Tres Montis) e in comuni come Bracciano e Silius, rappresenta una delle principali risorse italiane. Storicamente, miniere di fluorite erano attive anche in Lombardia e Trentino, regioni che potrebbero tornare rilevanti vista la quadruplicazione dei prezzi dal 1990.

  • Litio geotermico: Localizzato principalmente tra Toscana, Lazio e Campania, il litio rappresenta una risorsa chiave per le batterie e la mobilità elettrica.

  • Cobalto: Tra Sardegna e Piemonte, in particolare nel deposito di Punta Corna (Torino), considerato di rilevanza strategica europea.

  • Rame, manganese, tungsteno e altri: Rame in Liguria e Sardegna, tungsteno in Calabria e Alpi centro-orientali, manganese tra Liguria e Toscana.

Il ruolo del Critical Raw Materials Act europeo

La mappa delle risorse italiane è stata aggiornata grazie al database GeMMA, finanziato dal PNRR, e rappresenta la base per il nuovo programma minerario nazionale. Il rilancio dell’industria estrattiva italiana è fortemente legato alle nuove normative europee, in particolare al Critical Raw Materials Act, che mira a ridurre la dipendenza dall’estero per le materie prime critiche. Le nuove regole prevedono autorizzazioni semplificate per progetti strategici, con l’obiettivo di aumentare l’autosufficienza dell’UE.

Potenzialità future e impatti economici

L’Italia ha ancora ampi margini di sviluppo per l’estrazione di materie prime critiche. Oltre a garantire l’approvvigionamento interno, lo sfruttamento di queste risorse può rappresentare una leva per la crescita economica, riducendo al contempo la dipendenza da fornitori esteri. Tuttavia, le sfide ambientali legate all'estrazione, come nel caso del titanio a Savona, richiedono un’attenta pianificazione per minimizzare l’impatto sul territorio.

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