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Lo sprofondamento progressivo di Nuova Delhi: un nuovo allarme scientifico sulla vulnerabilità geologica della capitale indiana

Uno studio condotto da un centro di ricerca statunitense ha portato all’attenzione internazionale un fenomeno che interessa in modo crescente la capitale indiana: il progressivo sprofondamento del territorio urbano di Nuova Delhi. L’indagine evidenzia come intere aree metropolitane stiano registrando abbassamenti lenti ma continui del suolo, con velocità differenziate a seconda delle zone, e come questo processo sia correlato a una serie di fattori ambientali, antropici e geologici che interagiscono tra loro in modo complesso. Il quadro che emerge è quello di una città in cui la pressione demografica, il consumo intensivo di acqua sotterranea, l’espansione infrastrutturale e le fragilità idrogeologiche concorrono a creare un rischio crescente per edifici, reti viarie, servizi pubblici e popolazione.


Secondo i rilievi scientifici, le zone più colpite si trovano nelle aree centrali e sud-occidentali della città, dove la subsidenza risulta più marcata a causa dell’eccessivo emungimento delle falde acquifere profonde. Nuova Delhi dipende in larga parte dalle acque sotterranee per soddisfare il fabbisogno domestico e industriale, e l’estrazione costante, spesso incontrollata, provoca un abbassamento del livello idrico che comporta la compattazione dei sedimenti e il conseguente sprofondamento del terreno. L’espansione edilizia, con la costruzione di complessi residenziali e commerciali, aggrava il fenomeno poiché aumenta il peso statico sul suolo e modifica la distribuzione del carico sulle aree vulnerabili.


A complicare il quadro vi è la particolare conformazione geologica della regione di Delhi, caratterizzata da depositi alluvionali, sabbiosi e limosi, che risultano più soggetti a compattazione rispetto a terreni rocciosi. L’alternanza di stagioni monsoniche intense e periodi di siccità accentua ulteriormente la fragilità, poiché cicli ripetuti di saturazione e disseccamento del terreno contribuiscono a generare micro-fratture e cedimenti differenziali. Lo studio evidenzia che il cambiamento climatico, con l’aumento delle temperature e la maggiore variabilità delle precipitazioni, potrebbe accentuare in futuro la frequenza e l’intensità dei fenomeni di subsidenza, amplificando le pressioni sulle infrastrutture urbane.


Il rischio non è solo geologico ma anche infrastrutturale. La città ospita un sistema complesso di linee metropolitane, strade sopraelevate, ponti e condotte sotterranee, tutti elementi che possono subire deformazioni o cedimenti se posizionati in aree soggette a sprofondamenti differenziali. Lo studio americano sottolinea che alcune tratte della metropolitana di Delhi e alcune delle principali arterie viarie potrebbero essere esposte a deformazioni progressive, con possibili conseguenze sulla sicurezza dei trasporti e sulla continuità dei servizi essenziali. Analogamente, la rete idrica e fognaria rischia di subire rotture, infiltrazioni e inefficienze crescenti, aggravando le difficoltà strutturali di una metropoli che già oggi fatica a gestire la pressione demografica.


La popolazione residente nelle aree più vulnerabili è quella maggiormente esposta agli effetti diretti dello sprofondamento. Interi quartieri, soprattutto quelli periferici con edificazioni meno regolamentate, potrebbero trovarsi di fronte a problemi di stabilità degli edifici, con possibili evacuazioni, sgomberi o interventi di messa in sicurezza. Lo studio richiama l’attenzione sull’elevato numero di strutture abitative costruite senza standard antisismici adeguati e su terreni non consolidati, fattori che accrescono la pericolosità in caso di subsidenza accelerata o di eventi meteorologici estremi. L’interazione tra sprofondamento del suolo e alluvioni improvvise, fenomeno già osservato in diverse città asiatiche, potrebbe rappresentare un rischio aggiuntivo, poiché l’abbassamento del terreno aumenta la probabilità di ristagno delle acque e di danni idrogeologici.


Sul piano amministrativo, il fenomeno richiama l’esigenza di una governance coordinata delle risorse idriche e del territorio. Le politiche di prelievo delle acque sotterranee sono spesso lacunose, con concessioni irregolari e pozzi privati difficili da monitorare. Una gestione più rigorosa, fondata sul controllo delle estrazioni, sul potenziamento delle infrastrutture idriche superficiali e sull’investimento in sistemi di riciclo e riutilizzo delle acque, potrebbe mitigare nel medio periodo la pressione sulle falde. Inoltre, lo sviluppo urbano necessita di essere ricalibrato attraverso criteri che tengano conto del rischio geologico, con la previsione di restrizioni edificatorie nelle zone più vulnerabili e l’introduzione di tecniche di consolidamento del terreno ove possibile.


La ricerca evidenzia infine la necessità di un sistema di monitoraggio continuo, basato su tecnologie satellitari e sensori distribuiti sul territorio, in grado di rilevare micro-movimenti del suolo e prevedere per tempo aree a rischio. Tale approccio permetterebbe non solo di programmare interventi infrastrutturali mirati, ma anche di informare le comunità locali e predisporre piani di prevenzione adeguati. L’integrazione tra scienza, politica urbana e sistemi di protezione civile appare dunque un elemento cruciale per affrontare un fenomeno che rischia di modificare in modo permanente l’assetto urbano e sociale di una delle metropoli più popolose del mondo.

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