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L’intelligenza artificiale entra nel terzo settore: Dynamo apre il confronto sul ruolo delle nuove tecnologie nelle organizzazioni sociali

L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il modo in cui imprese, istituzioni e cittadini interagiscono con i servizi digitali, e il terzo settore non è immune a questa evoluzione. Dynamo, realtà impegnata da anni nel campo della solidarietà e della progettazione sociale, ha avviato un percorso di confronto per comprendere come l’AI possa diventare uno strumento concreto di supporto alle organizzazioni non profit, alle comunità locali e ai professionisti che operano nei servizi alla persona. L’obiettivo è individuare soluzioni che permettano alle associazioni di migliorare la loro capacità di risposta, aumentare l’efficienza dei processi e creare nuove forme di partecipazione, senza perdere il valore umano che rappresenta il cuore del loro impegno.


Il dibattito nasce dalla consapevolezza che il terzo settore si trova oggi davanti a sfide complesse: l’aumento dei bisogni sociali, la scarsità di risorse, la necessità di integrare competenze tecnologiche e di aggiornare modelli organizzativi che, in molti casi, non sono più adeguati alla gestione di reti sempre più articolate. L’intelligenza artificiale può contribuire a colmare alcuni di questi divari, mettendo a disposizione strumenti che aiutano a gestire le attività quotidiane, a migliorare il rapporto con i beneficiari e a interpretare grandi quantità di dati utili alla programmazione degli interventi. Ma la sua integrazione richiede un approccio responsabile, consapevole e orientato alla tutela delle persone vulnerabili.


Uno degli aspetti più discussi riguarda la capacità dell’AI di supportare la personalizzazione dei servizi. Le organizzazioni del terzo settore operano spesso con sistemi informativi frammentati e con processi che richiedono una forte componente manuale. Tecnologie basate su modelli predittivi, strumenti conversazionali e sistemi di analisi possono facilitare la raccolta e l’elaborazione dei dati, permettendo agli operatori di individuare più rapidamente le esigenze delle persone, di attivare percorsi personalizzati e di monitorare l’andamento dei progetti sociali. Questa possibilità rappresenta un cambio di paradigma, perché consente di superare una gestione basata principalmente sull’esperienza e di introdurre metodi più strutturati e replicabili.


Il confronto aperto da Dynamo evidenzia anche il potenziale dell’AI nel migliorare l’accessibilità ai servizi. Strumenti conversazionali multilingue, assistenti digitali e applicazioni progettate per guidare gli utenti attraverso procedure complesse possono diventare alleati preziosi per chi incontra barriere linguistiche, cognitive o tecnologiche. Le associazioni vedono in queste soluzioni un modo per raggiungere persone che spesso rimangono ai margini dei servizi tradizionali, ampliando così la platea dei beneficiari e rafforzando la propria missione sociale.


Un altro tema centrale riguarda la gestione dei volontari, una risorsa essenziale per il terzo settore ma spesso difficile da coordinare. L’intelligenza artificiale può facilitare la pianificazione delle attività, la formazione personalizzata e l’abbinamento tra competenze dei volontari e bisogni delle organizzazioni. Sistemi intelligenti possono analizzare disponibilità, esperienze e aree di interesse, ottimizzando la distribuzione delle persone nei progetti e migliorando l’efficienza delle campagne di reclutamento. Questo approccio permette di ridurre sprechi di tempo e risorse e di aumentare il coinvolgimento dei volontari, che spesso si perdono a causa della mancanza di strumenti adeguati.


La parte più delicata del confronto avviato da Dynamo riguarda però gli aspetti etici e la tutela delle comunità vulnerabili. Le organizzazioni del terzo settore operano in contesti in cui la protezione dei dati, la trasparenza degli algoritmi e la responsabilità delle decisioni automatizzate assumono un’importanza fondamentale. L’introduzione dell’AI impone quindi la definizione di linee guida chiare, di protocolli di sicurezza adeguati e di un controllo umano costante, per evitare che strumenti potenti ma complessi generino discriminazioni, errori o forme di esclusione. Il dibattito cerca di delineare un equilibrio tra innovazione e cautela, valorizzando la tecnologia senza trascurare l’impatto sociale delle scelte organizzative.


Il confronto si inserisce inoltre in un momento in cui il terzo settore può svolgere un ruolo strategico nello sviluppo delle politiche pubbliche legate all’AI. Le associazioni, infatti, conoscono da vicino le fragilità delle comunità e possono contribuire a progettare strumenti più equi e inclusivi. Dynamo punta a valorizzare questa prospettiva, promuovendo un dialogo tra enti pubblici, imprese tecnologiche e operatori sociali per costruire modelli di governance dell’AI che tengano conto della complessità del tessuto sociale italiano. In questo senso, la tecnologia non viene vista come un fine, ma come un mezzo per rafforzare reti di solidarietà e ampliare la capacità di intervento del settore.


Il percorso avviato da Dynamo evidenzia quindi una doppia ambizione: da un lato sfruttare le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale per migliorare l’efficacia delle organizzazioni; dall’altro mantenere saldi i principi di umanità, ascolto e inclusione che caratterizzano il terzo settore. L’AI può diventare un alleato prezioso nella costruzione di sistemi più efficienti e sostenibili, ma il modo in cui verrà utilizzata determinerà la sua reale utilità per la società. L’apertura del confronto rappresenta un primo passo significativo verso un modello in cui tecnologia e impegno sociale procedono insieme, contribuendo a rafforzare la capacità delle organizzazioni di rispondere ai bisogni emergenti delle comunità.

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