Interventi consob su crypto-asset e prospettive dell’euro digitale
- Luca Baj

- 1 giorno fa
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L’analisi condotta dall’autorità di vigilanza sui mercati finanziari evidenzia come l’espansione degli strumenti digitali richieda una lettura coordinata tra normativa europea sui mercati, disciplina antiriciclaggio e regole prudenziali.L’attenzione si concentra sulle caratteristiche dei crypto-asset privi di un sottostante tradizionale e sulle implicazioni operative che derivano dalla loro immissione sul mercato, soprattutto quando assumono una funzione assimilabile a mezzi di pagamento. La qualificazione giuridica di tali strumenti non può prescindere dalla natura del diritto incorporato, dal meccanismo di emissione e dagli obblighi posti in capo agli emittenti, elementi che determinano la riconducibilità alla disciplina dei servizi di investimento o a quella specifica sui token regolamentati.
La posizione dell’autorità si inserisce nel quadro delineato dal nuovo impianto europeo, che distingue tra crypto-asset “non armonizzati”, asset-referenced token e e-money token, individuando per ciascuna categoria requisiti di autorizzazione, governance e trasparenza. Il tema delle stablecoin riveste particolare rilievo, poiché la promessa di stabilità del valore implica obblighi stringenti in materia di riserve, gestione del rischio e tutela degli utenti. La vigilanza è chiamata a verificare la reale capacità degli emittenti di mantenere l’ancoraggio dichiarato e di garantire la piena rimborsabilità, evitando fenomeni di arbitraggio regolamentare o rischi sistemici dovuti a raccolte su larga scala.
L’analisi si estende anche alla circolazione degli strumenti digitali attraverso piattaforme decentralizzate, in cui l’assenza di un intermediario tradizionale pone interrogativi sulla responsabilità degli operatori, sui presidi contro gli abusi di mercato e sulla tracciabilità delle operazioni.Le attività di staking, lending e trasformazione dei token incidono sui profili qualificatori e possono integrare servizi regolamentati quando prevedono rendimenti o impieghi del capitale riconducibili a modelli finanziari classici. La classificazione corretta diventa dunque essenziale per evitare violazioni di norme di settore e garantire un adeguato presidio del rischio per i soggetti coinvolti.
In tale contesto, assume rilievo anche il percorso verso l’euro digitale, che rientra tra gli strumenti di moneta della banca centrale destinati all’utilizzo quotidiano. La sua eventuale introduzione comporterebbe una riduzione dell’asimmetria informativa nel mercato dei pagamenti digitali e potrebbe offrire un benchmark pubblico rispetto ai token privati, incidendo sulla concorrenza tra operatori e sulle dinamiche dei servizi di pagamento. La progettazione dell’euro digitale richiede una definizione puntuale dei limiti di utilizzo, delle garanzie sulla privacy, dei meccanismi di distribuzione e della compatibilità con la normativa antiriciclaggio, elementi necessari per evitare sovrapposizioni con gli strumenti già regolamentati e preservare la stabilità del sistema.




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