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Il profilo politico e istituzionale di Riccardo Szumski dopo l’ingresso nel Consiglio regionale del Veneto

Riccardo Szumski è diventato una delle figure più discusse del panorama politico veneto dopo l’esito delle elezioni regionali che lo hanno visto ottenere un seggio in Consiglio grazie alla lista Resistere Veneto, formazione civica da lui fondata e strutturata attorno a temi identitari, sanitari e autonomisti. L’elezione rappresenta il punto di arrivo di un percorso che intreccia attività amministrativa, professione medica e una lunga esposizione pubblica maturata nel periodo della pandemia, quando Szumski divenne uno dei principali volti del dissenso verso le restrizioni e verso l’obbligo vaccinale. La sua storia politica si radica però molto prima dell’emergenza sanitaria. Per oltre vent’anni è stato sindaco di Santa Lucia di Piave, ruolo ricoperto in differenti mandati e caratterizzato da una gestione fortemente improntata alla vicinanza con il territorio, alla difesa delle prerogative locali e a un modello amministrativo orientato al contenimento della burocrazia. Parallelamente, ha esercitato la professione di medico di base, attività che lo ha reso noto fra i cittadini ancor prima che fra gli elettori.


Il momento che ha trasformato la sua figura in un punto di riferimento nazionale del dibattito sul rapporto tra libertà individuali e tutela della salute coincide con la gestione dell’emergenza pandemica. Le sue posizioni critiche sulle misure governative e il sostegno a protocolli domiciliari alternativi lo hanno progressivamente allontanato dalle istituzioni sanitarie ufficiali fino alla radiazione disposta dall’Ordine dei Medici. Questo provvedimento, fortemente contestato dal diretto interessato, ha contribuito a rafforzare il suo seguito fra i cittadini che avevano maturato sfiducia nei confronti delle politiche sanitarie tradizionali. In questo contesto si colloca la nascita di Resistere Veneto, movimento strutturato inizialmente come rete territoriale e consolidatosi poi in una lista politica capace di intercettare una parte dell’elettorato attratta da temi quali l’autonomia regionale, la libertà terapeutica e il rifiuto di quella che viene percepita come un’eccessiva ingerenza dello Stato centrale nelle scelte di vita quotidiana.


La campagna elettorale che ha portato Szumski al seggio è stata costruita con una strategia di comunicazione diretta, fondata soprattutto su incontri locali, assemblee pubbliche e presenza capillare nei piccoli comuni, modalità che ha permesso alla lista di superare la soglia di accesso al Consiglio regionale. Il dato più significativo è stato registrato nella provincia di Treviso, dove la figura del medico-sindaco è particolarmente radicata e dove il movimento ha raccolto consensi che, in alcune aree, hanno superato le aspettative degli osservatori politici. L’ingresso di Resistere Veneto nell’assemblea regionale rappresenta un elemento di novità nel quadro tradizionalmente dominato dai partiti di centrodestra e centrosinistra. Pur non incidendo sugli equilibri numerici della maggioranza, la presenza di Szumski introduce un approccio politico basato su contenuti identitari e su un linguaggio che aspira a rappresentare chi ritiene di non trovare più spazio nei partiti tradizionali.


Le principali linee programmatiche portate da Szumski in Consiglio riguardano la sanità territoriale, l’autonomia regionale e la tutela della famiglia intesa come istituzione cardine del tessuto sociale. Nel settore sanitario il focus è posto sulla medicina di prossimità, sulla riduzione della pressione burocratica e sul riconoscimento di una maggiore libertà nelle scelte terapeutiche. È un’impostazione che trova riscontro in una parte dell’elettorato veneto e che costituisce il tratto distintivo del suo posizionamento rispetto alle altre forze politiche. Sul piano istituzionale la sua proposta mira a rafforzare le prerogative del Veneto, puntando su strumenti che rendano più incisiva la capacità della regione di autodeterminarsi in ambiti come la gestione delle risorse, la programmazione economica e le politiche sociali. L’attenzione alla famiglia tradizionale, presentata come argine alla frammentazione sociale, completa l’asse ideologico del movimento.


Non mancano tuttavia le criticità che accompagnano l’ingresso di Szumski nella politica regionale. La sua storia professionale segnata dalla radiazione, le posizioni espresse durante la pandemia e il linguaggio spesso polarizzante impongono alla nuova formazione la necessità di dimostrare continuità istituzionale e capacità di trasformare le istanze del dissenso in proposte operative. Allo stesso tempo, la sua elezione evidenzia la presenza di una parte di cittadini che chiede maggiore ascolto su temi spesso considerati marginali dai partiti tradizionali, a partire dalla percezione di un’eccessiva distanza fra istituzioni e territorio. La sua attività in Consiglio rappresenta quindi un banco di prova non solo per la sua credibilità politica, ma anche per la capacità del sistema regionale di integrare esperienze civiche nate al di fuori degli schieramenti consolidati.


Il fenomeno Szumski non può essere letto come un episodio isolato, ma come espressione di una trasformazione più ampia del rapporto fra cittadini e politica. L’emersione di movimenti locali con una forte caratterizzazione identitaria, la personalizzazione della leadership e la centralità delle tematiche legate alla sanità e alle libertà individuali sono elementi che stanno ridisegnando la geografia politica veneta. In questo scenario la presenza di Szumski in Consiglio regionale contribuirà a verificare la capacità del sistema istituzionale di assorbire e valorizzare istanze che, in altri contesti, si sono manifestate in forme antisistema o apertamente antagoniste. Sta ora alla sua azione politica dimostrare se il consenso ottenuto potrà essere tradotto in un progetto stabile e strutturato oppure se rimarrà una manifestazione episodica legata a un particolare contesto storico e sociale.

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