Contratti degli Enti Locali per Strumenti Derivati e Ordine Pubblico Internazionale
- Luca Baj
- 27 gen
- Tempo di lettura: 3 min

Il ricorso da parte degli enti locali a strumenti derivati ha sollevato, negli ultimi decenni, importanti questioni giuridiche ed economiche. La peculiarità di tali contratti, spesso complessi e ad elevata aleatorietà, li rende difficilmente compatibili con i principi fondamentali della finanza pubblica e, più in generale, con l’ordine pubblico, sia interno che internazionale. La giurisprudenza italiana, culminata nella sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione del 12 maggio 2020, ha posto in evidenza i limiti costituzionali e pubblicistici che regolano l’attività negoziale degli enti locali in questo ambito .
Il Quadro Normativo e Giurisprudenziale
La possibilità per gli enti locali di stipulare contratti derivati è stata limitata da disposizioni normative come l’art. 62 del D.L. 112/2008, che introduceva condizioni stringenti per l’accesso a tali strumenti. Successivamente, le Sezioni Unite hanno consolidato i principi che regolano questa materia, imponendo vincoli quali:
• La necessità che i derivati abbiano finalità di copertura e non speculative.
• L’obbligo di determinare con chiarezza i rischi e i costi impliciti, inclusi quelli occulti.
• Il coinvolgimento obbligatorio del consiglio comunale per l’approvazione di tali contratti, pena la nullità delle pattuizioni .
La Corte di Cassazione ha altresì evidenziato come il ricorso a derivati debba rispettare il principio di equilibrio finanziario, sancito dall’art. 119 della Costituzione, e garantire la trasparenza nell’allocazione delle risorse pubbliche.
Ordine Pubblico Internazionale e Principi Costituzionali
L’ordine pubblico internazionale si configura come un insieme di principi fondamentali che rappresentano l’etica giuridica di un ordinamento in un dato periodo storico. La Cassazione ha stabilito che i limiti posti alla capacità negoziale degli enti locali in tema di derivati rispecchiano tali principi. Essi non solo tutelano l’equilibrio finanziario interno, ma sono anche rilevanti per il rispetto degli impegni sovranazionali dell’Italia, inclusi quelli con l’Unione Europea .
La giurisprudenza costituzionale ha ulteriormente confermato la rilevanza di tali limiti, sottolineando l’importanza dell’autonomia locale e della rappresentanza politica come corollari del principio democratico. Tali valori, intrinsecamente legati all’ordine pubblico, si traducono in vincoli inderogabili per gli enti locali nell’esercizio della loro autonomia contrattuale .
Contratti Derivati e Nullità per Violazione di Norme Imperative
La giurisprudenza italiana ha sancito la nullità dei contratti derivati stipulati in violazione di norme imperative. Questi contratti, spesso caratterizzati da opacità informativa e da elevati rischi finanziari, compromettono la stabilità patrimoniale degli enti locali e possono ledere gli interessi pubblici tutelati dalla Costituzione .
Un esempio emblematico è rappresentato dalla sentenza delle Sezioni Unite sul caso del Comune di Cattolica, in cui la Corte ha dichiarato nullo un contratto derivato che non rispettava i requisiti di trasparenza e di convenienza economica. Questo caso ha consolidato l’orientamento secondo cui i derivati speculativi sono intrinsecamente incompatibili con le finalità istituzionali degli enti locali.
La Competenza del Consiglio Comunale
Un aspetto centrale delle decisioni della Cassazione riguarda il ruolo del consiglio comunale nella stipula di contratti derivati. L’art. 42 del TUEL (D.Lgs. 267/2000) impone che tali contratti siano approvati dall’organo consiliare, il quale deve garantire un controllo approfondito sull’operazione finanziaria. La mancata approvazione da parte del consiglio comporta la nullità del contratto, in quanto contraria a esigenze di ordine pubblico economico .
Rilevanza per l’Ordine Pubblico Internazionale
La Corte di Cassazione ha esteso l’applicazione di questi principi all’ordine pubblico internazionale, riconoscendo che la violazione di norme fondamentali relative alla finanza pubblica può avere implicazioni anche nei rapporti con ordinamenti stranieri. Questo approccio rafforza la protezione degli interessi pubblici nazionali in un contesto globalizzato, prevenendo conflitti con decisioni di corti straniere che ignorino i principi costituzionali italiani .
Criticità e Prospettive Future
Nonostante i progressi giurisprudenziali, permangono alcune criticità:
1. Mancanza di uniformità normativa: L’assenza di un quadro normativo omogeneo rende difficile l’applicazione uniforme delle disposizioni relative ai derivati.
2. Rischio di contenziosi internazionali: L’applicazione dei principi di ordine pubblico internazionale può entrare in conflitto con decisioni straniere, generando incertezza giuridica.
3. Complessità tecnica dei derivati: La difficoltà di comprendere pienamente i rischi associati a questi strumenti rende necessaria una maggiore formazione per i funzionari pubblici .
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