Analisi del Centro studi dell’associazione sul Def. Finanze statali fuori controllo nel quinquennio post pandemia da Covid. In cinque anni la voragine si allargherà di 624 miliardi. Pesano i 191 miliardi del Recovery Fund e gli altri 30 miliardi di fondi garantiti dal governo. Il presidente Ferrara: «Giusto pensare all’emergenza con più debito, ma la scommessa, per il futuro, sarà soprattutto la qualità della spesa, per centrare l’obiettivo di una crescita economica sostenuta e costante»
Sfonderà il tetto dei 3.000 miliardi di euro, nel 2024, il debito pubblico italiano: gli effetti della pandemia da Covid continueranno a dispiegarsi sulle finanze pubbliche del Paese e la voragine nei conti dello Stato è destinata a crescere sistematicamente nei prossimi anni. In totale, nel quinquennio che va dal 2020 al 2024 la quota di debito aggiuntiva dovrebbe essere pari a 624 miliardi, con una media di 125 miliardi l’anno, sui quali influiscono anche i 191 miliardi del Recovery Fund e gli altri 30 miliardi garantiti dal governo per assicurare la ripresa, per un totale di 221 miliardi. Se nel 2020 il debito è schizzato fino a quota 2.573 miliardi, quest’anno dovrebbe arrivare a 2.786 miliardi e poi salire ancora a 2.893 miliardi nel 2022, a 2.983 miliardi nel 2023 e a 3.033 miliardi nel 2024. Sono questi i dati principali di un’analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale l’annus horribilis sarà il 2021 con un’impennata del debito pari a 213 miliardi, in crescita di oltre l’8% rispetto al 2020. «Il premier Mario Draghi ha fornito ampie garanzie e rassicurazioni per quanto riguarda la crescita del debito pubblico, per certi versi inevitabile vista la situazione di straordinaria emergenza economica. Secondo Draghi, in questa fase non occorre preoccuparsi dell’aumento del debito perché, considerando soprattutto i tassi di interesse particolarmente contenuti, nessun investitore, interno o internazionale, lo considera non rimborsabile. Tuttavia, il maggior indebitamento non deve farci trascurare un aspetto fondamentale ovvero che la scommessa, per il futuro, sarà la qualità della spesa» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara. «La scommessa del governo è la crescita economica sostenuta e costante, che dovrebbe favorire anche l’aumento delle entrate tributarie e quindi riportare, progressivamente, in equilibrio le finanze dello Stato. Proprio per centrare questo obiettivo, occorre concentrarsi sulle risorse a disposizione, in particolare quelle in arrivo dall’Unione europea col Recovery Fund, che andranno indirizzate al meglio, riducendo al minimo gli sprechi e soprattutto alla corruzione» aggiunge il presidente di Unimpresa.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha analizzato dati dell’ultimo Documento di economia e finanza, il debito pubblico italiano nel 2020 si è attestato a 2.573 miliardi, in aumento di 164 miliardi sull’anno precedente (+6,8%); nel 2021, quando si registrerà la crescita più consistente del quinquennio 2020-2024, il debito arriverà a 2.786 miliardi, in salita di 213 miliardi rispetto al 2020 (+8,3%); l’anno prossimo salirà di altri 107 miliardi (+3,8%) e si attesterà a 2.893 miliardi, mentre nel 2023 toccherà quota 2.983 miliardi, con una variazione positiva di 90 miliardi (+6,8%). Nel 2024, infine, sarà superato il tetto dei 3.000 miliardi: 50 miliardi in più (+6,8%) che porteranno il debito a 3.033 miliardi complessivi. Complessivamente, tra il 2020 e il 2025 il debito pubblico è destinato a crescere di 624 miliardi.
Quanto alla sostenibilità, l’anno scorso il debito pubblico è salito, con una inevitabile, impennata al 155,8% del pil dal 134,6% del 2019. Il picco sarà raggiunto quest’anno con il 159,8%, poi una progressiva, ancorché lenta, discesa nel triennio successivo: 156,3% nel 2022, 155,0% nel 2023 e 152,7 nel 2024. La sostenibilità del debito, in costante crescita, negli auspici del governo, dovrebbe essere garantita da una robusta ripresa dell’economia: le stime contenute nel Def approvato ad aprile, indicano il pil del 2021 in aumento del 6,2% rispetto al 2020, da 1.651 miliardi a 1.753 miliardi, con un incremento di 102 miliardi nell’arco dell’anno; altri 98 miliardi in più di pil dovrebbero essere accumulati nel corso del 2022, quando il pil salirà fino a 1.851 miliardi in aumento del 5,6%, mentre nel 2023 l’aumento dovrebbe essere del 4,0% (+74 miliardi) fino a quota 1.925 miliardi; nel 2024 il pil dovrebbe crescere del 3,2% (+62 miliardi) arrivando a 1.987 miliardi.
Secondo gli analisti di Unimpresa, «l’attenzione è focalizzata, contemporaneamente, sulla crescita e sulla spesa pubblica: i 221 miliardi complessivi con i quali il governo intende sostenere il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnr), da un lato contribuiranno, gioco-forza, a gonfiare il debito pubblico, dall’altro saranno decisivi per determinare una crescita importante dell’economia italiana. Se non ci saranno sprechi e se non ci saranno fenomeni corruttivi significativi, l’obiettivo ambizioso del rilancio del nostro Paese».
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