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Accordo Ue-Mercosur, Palazzo Chigi accoglie positivamente le salvaguardie ma chiede ulteriori garanzie

Il dibattito sull’accordo commerciale tra Unione europea e Mercosur continua a suscitare discussioni e prese di posizione a livello politico e istituzionale. Dopo la presentazione ufficiale del testo, che prevede l’introduzione di clausole di salvaguardia a tutela del comparto agricolo europeo, da Palazzo Chigi è arrivata una valutazione prudente: bene l’inserimento degli strumenti di protezione, ma la decisione definitiva dell’Italia passerà attraverso un’attenta analisi delle garanzie effettivamente previste e della loro applicabilità concreta.


La posizione del governo italiano riflette le tensioni che attraversano il Paese su questo dossier. Da un lato c’è l’interesse ad aprire nuovi mercati alle imprese italiane, in particolare nei settori manifatturiero, automobilistico, chimico e dei servizi, che trarrebbero beneficio dall’eliminazione di gran parte dei dazi oggi in vigore. Dall’altro, vi è la preoccupazione forte e diffusa del mondo agricolo, che teme l’ingresso massiccio di prodotti provenienti da Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay a prezzi concorrenziali, potenzialmente in grado di destabilizzare interi comparti produttivi.


Le clausole di salvaguardia inserite nell’intesa sono pensate per rispondere a queste preoccupazioni. In caso di squilibri significativi del mercato, l’Unione europea potrà reintrodurre temporaneamente dazi o limitazioni alle importazioni, così da proteggere i produttori locali. Inoltre, sono stati previsti meccanismi di monitoraggio e controlli più severi sul rispetto degli standard ambientali e sanitari. Bruxelles ha voluto rassicurare i Paesi più scettici, sottolineando che il rispetto delle regole europee rimarrà un prerequisito per l’accesso al mercato comune.


Palazzo Chigi, tuttavia, insiste sulla necessità di verificare l’effettiva efficacia di queste misure. La storia delle politiche commerciali europee dimostra che le clausole di salvaguardia, pur previste in diversi accordi, non sempre sono state attivate in modo tempestivo o efficace. L’Italia intende quindi valutare con attenzione tempi, modalità e condizioni di attivazione, per capire se possano davvero tutelare le filiere agricole più esposte, come quella della carne, del riso, del grano e dello zucchero.


Il mondo agricolo italiano, intanto, ha già espresso forti riserve. Le associazioni di categoria sottolineano che i produttori europei devono sostenere costi più elevati legati al rispetto di normative severe in materia di sostenibilità, benessere animale e sicurezza alimentare, mentre i Paesi del Mercosur operano spesso con standard meno rigorosi. Il rischio percepito è quello di una concorrenza sleale che potrebbe penalizzare gli agricoltori italiani e mettere a rischio la sopravvivenza di migliaia di aziende familiari.


La posizione del governo si colloca in un contesto europeo complesso. Francia, Irlanda e Polonia si sono già schierate in modo critico, chiedendo ulteriori garanzie prima di ratificare l’accordo. Al contrario, Germania e Spagna appaiono più favorevoli, ritenendo che i benefici complessivi per l’industria europea siano superiori ai rischi per l’agricoltura. L’Italia cerca una posizione equilibrata: non chiudere la porta a un accordo di grande rilevanza strategica, ma allo stesso tempo difendere le proprie specificità agricole e tutelare i produttori.


Dal punto di vista geopolitico, l’intesa Ue-Mercosur ha un valore che va oltre il commercio. L’Europa cerca di rafforzare i legami con l’America Latina in un momento in cui la competizione globale con Stati Uniti e Cina si fa sempre più serrata. Per i Paesi sudamericani, l’accordo rappresenta un’occasione per diversificare le proprie relazioni economiche e ridurre la dipendenza dal mercato asiatico. In questo quadro, il sostegno italiano è considerato fondamentale per raggiungere una ratifica che, dopo anni di negoziati, sembra ancora lontana dall’essere scontata.


Palazzo Chigi sottolinea inoltre che la decisione finale dovrà tener conto non solo delle clausole di salvaguardia, ma anche degli impegni concreti sul fronte ambientale. Il rispetto degli accordi sul clima, la lotta alla deforestazione e la sostenibilità delle produzioni agricole saranno criteri decisivi per valutare la bontà dell’intesa. Senza garanzie solide in questi ambiti, l’Italia potrebbe non sentirsi nelle condizioni di approvare l’accordo.


Il dibattito in Italia, quindi, è destinato a proseguire. Nei prossimi mesi il governo dovrà confrontarsi con le associazioni agricole, le imprese industriali e le forze politiche per costruire una posizione condivisa. La sfida sarà trovare un equilibrio tra l’apertura ai mercati internazionali e la difesa delle filiere produttive nazionali, in un contesto in cui ogni decisione ha ricadute economiche, sociali e politiche rilevanti.

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