
La Corte di Cassazione, Sezione Quarta Penale, con la sentenza emessa il 28 gennaio 2025, ha affrontato un caso di responsabilità amministrativa di un ente in relazione a un infortunio sul lavoro, consolidando principi fondamentali in materia di sicurezza del lavoro e responsabilità delle persone giuridiche ai sensi del Decreto Legislativo n. 231 del 2001.
Il Contesto della Sentenza
La vicenda riguarda la società (OMISSIS) SCARL, dichiarata responsabile dell’illecito amministrativo derivante dal reato di lesioni personali gravi ai danni di un proprio dipendente. La responsabilità dell’ente è stata contestata ai sensi dell’articolo 25-septies, comma 3, del D.Lgs. 231/2001, in relazione a una violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro.
L'infortunio è avvenuto quando il dipendente, a causa di un pavimento bagnato, è scivolato inserendo accidentalmente la mano sinistra all'interno di una vasca di raccolta dell'uva, priva della griglia di protezione necessaria, venendo a contatto con una coclea idraulica. Le lesioni riportate sono state gravi, determinando l’attivazione del procedimento giudiziario.
I Principali Profili di Responsabilità Contestati
La Corte d’Appello di Venezia aveva già confermato la responsabilità dell’ente sulla base dei seguenti elementi:
Colpa di organizzazione: l’ente non aveva predisposto un adeguato modello di gestione e controllo idoneo a prevenire l’evento lesivo.
Vantaggio per l’ente: l’omessa installazione della griglia protettiva aveva generato un risparmio economico pari a 1.860,00 euro, ritenuto rilevante per integrare il criterio oggettivo di imputazione della responsabilità.
Ruolo del soggetto apicale: il reato presupposto era stato commesso dal presidente del consiglio di amministrazione, un soggetto apicale dell’ente.
Le Motivazioni della Cassazione
Il ricorso della società si basava su due motivi principali:
Errata applicazione del criterio di vantaggio economico, sostenendo che il risparmio di spesa fosse minimo rispetto agli investimenti complessivi in sicurezza.
Mancanza di correlazione tra imputazione e sentenza, in quanto il giudice di merito aveva considerato ulteriori elementi di vantaggio non indicati nell’imputazione iniziale.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ribadendo che:
Il concetto di vantaggio non è legato all’entità economica assoluta del risparmio, ma alla sua connessione con la violazione delle norme di sicurezza.
Non è necessaria una violazione sistematica della normativa antinfortunistica per configurare la responsabilità dell’ente, essendo sufficiente la singola omissione che abbia determinato un beneficio economico.
L’adozione di un modello organizzativo non è sufficiente ad escludere la responsabilità dell’ente se i sistemi di controllo interni risultano inefficaci o inadeguati.
Implicazioni della Sentenza
Questa decisione consolida alcuni punti chiave nella giurisprudenza sulla responsabilità degli enti:
Maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro: gli enti devono garantire un’effettiva adozione di misure di prevenzione.
Non è richiesta una violazione ripetuta per configurare la responsabilità: una singola omissione, se determinante, può essere sufficiente.
L’entità del vantaggio economico non è rilevante di per sé: anche un risparmio apparentemente minimo può integrare il criterio di imputazione della responsabilità.
Conclusioni
La sentenza della Corte di Cassazione rappresenta un precedente importante per le imprese e per i giuristi che operano nel settore della compliance aziendale e della sicurezza del lavoro. Gli enti devono assicurarsi che i modelli di gestione siano effettivamente attuati e non solo formalmente adottati. Il principio della colpa di organizzazione si conferma come elemento centrale della responsabilità amministrativa degli enti, imponendo un approccio rigoroso alla prevenzione degli infortuni sul lavoro.
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