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Terzo mandato e Irpef, Tajani punta l’asticella: “Prima il taglio, poi si vede”

Forza Italia, guidata da Antonio Tajani, rilancia il proprio assalto politico sulla pressione fiscale e sulla riforma del terzo mandato per governatori regionali, portando allo scontro le anime interne della maggioranza di governo.

Nel corso della settimana, è salita la tensione intorno al decreto che estenderebbe la possibilità di un terzo mandato per i governatori regionali. La Lega, spinta da Luca Zaia e Matteo Salvini, ha tentato un blitz in commissione, mentre Forza Italia ha stoppato l’iniziativa, sottolineando di essere comunque contraria alla misura: «Noi rimaniamo contrari», ha ribadito Tajani, definendola «complicata prima del voto» e ammonendo sui «rischi di incrostazioni di potere, autoritarismo, come Hitler e Mussolini».


Il dibattito sul terzo mandato si intreccia con quello fiscale: Tajani ribadisce che la priorità è il taglio dell’Irpef, destinato al ceto medio, e che “prima il taglio, poi si può ragionare sulla rottamazione”. In particolare, propone di abbassare l’aliquota dal 35% al 33% per redditi da 28 mila fino a 60 mila euro, sottolineando che si tratterebbe di un intervento strutturale e non una misura una tantum. Tajani chiede anche il rinvio della sugar tax di almeno 12 mesi.


Anche la premier Giorgia Meloni si è espressa nella stessa direzione: dagli Stati generali dei commercialisti ha ribadito che il Fisco deve “aiutare e non opprimere”, rivendicando “risultati migliori della storia nella lotta all’evasione” e anticipando un ulteriore intervento mirato al ceto medio. Meloni e Tajani sono pertanto allineati sul taglio Irpef, mentre la Lega insiste sulla pace fiscale. Salvini ha definito quest’ultima “una priorità, anzi una emergenza”, chiedendo la rottamazione delle cartelle esattoriali come risposta a un’economia che “non decolla”.


Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, tuttavia, ha frenato, ricordando che “ci sono ancora due anni e mezzo” per intervenire sul tema fiscale. Questa tempistica strategica mette in evidenza un’incertezza nella maggioranza, dove i fronti si moltiplicano e i tempi si allungano.


Sul terreno istituzionale, Tajani ha espresso riserve sul modello del terzo mandato per i governatori: «Negli Stati Uniti per il presidente si prevedono solo due mandati. In Italia un governatore ha poteri maggiori del premier, tre mandati creano incrostazioni di potere», ha spiegato a Il Tempo. Il riferimento a rischi autoritari è stato chiaro e ripetuto, richiamando paragoni storici con regimi totalitari .


Un altro punto sul quale Tajani ha puntualizzato la propria linea è quello dello Ius scholae: pur inserendolo nel programma di centrodestra, è consapevole della riluttanza altrui e qualcuno vi legge una manovra di mediazione con FdI e altri alleati.


Tra le reazioni delle opposizioni, spicca il rumore mediatico: il referendum promosso dalla Cgil ha attirato strumentalizzazioni, secondo Tajani, che ha parlato di “assalto al governo” fallito e di perdita dell’unità sindacale.


Un chiarimento rilasciato da diverse testate è stato l’opposizione risoluta di Tajani, seppur con disponibilità all’ascolto, verso il terzo mandato: “è una cosa complicata e non si può fare alla vigilia del voto”, così la definizione data al confronto politico interno.


Le tensioni interne alla maggioranza si rivelano quindi su due fronti chiave: la leva fiscale – dove si definisce la linea tra taglio Irpef o rottamazione/pace fiscale – e la tenuta istituzionale legata al possibile terzo mandato. Da un lato, Forza Italia allarga il fronte delle misure strutturali per supportare il ceto medio e lancia segnali di prudenza verso un allungamento dei mandati; dall’altro, la Lega accelera su condoni e rottamazioni, mentre Meloni sembra optare per un compromesso fiscale chiaro ma sostenibile.


Nel trasversale contesto del governo Meloni, Tajani si conferma come il braccio destro della linea moderata e riformista: spinge per misure strutturali e rassicura sul contrasto a derive istituzionali, ponendo Forza Italia come argine a spinte più radicali interne al centrodestra. La partita resta in corso: sarà determinante l’esito della riunione di maggioranza che dovrà decidere tempi e priorità di attuazione, all’incrocio tra leva fiscale, riforme istituzionali e dinamiche interne ai partiti.

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