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Prodi lancia un appello all’Unione europea: riprendere a decidere per dare speranza all’Europa

Romano Prodi, ex presidente della Commissione europea e già presidente del Consiglio, torna con forza a sollecitare un cambio di passo nelle istituzioni dell’Unione europea. Nel suo intervento al Festival de La République des idées di Lione, organizzato da “Le Monde” e “La Revue dessinée”, ha esortato l’Europa a superare l’attuale immobilismo decisionale per ridare slancio e fiducia al progetto comunitario. Secondo Prodi, l’Unione sta vivendo una fase di stallo che, se non affrontata tempestivamente, rischia di minare la sua legittimità agli occhi dei cittadini europei.


Al centro della riflessione dell’ex presidente della Commissione vi è la necessità urgente di riformare il processo decisionale europeo, superando la paralisi del voto all’unanimità che ancora condiziona molte delle scelte cruciali dell’UE. “Dobbiamo tornare a decidere”, ha affermato con decisione, spiegando come i tempi attuali richiedano risposte rapide, efficaci e condivise. In un contesto internazionale sempre più instabile, segnato da nuove sfide geopolitiche e da una crescente competizione economica globale, l’Europa non può più permettersi indecisioni o compromessi al ribasso.


Prodi ha sottolineato l’importanza di rafforzare la governance dell’Unione, proponendo il superamento della regola dell’unanimità almeno nei settori strategici come politica estera, difesa e fiscalità. Secondo l’ex premier, il principio del consenso generalizzato è ormai diventato un ostacolo strutturale all’efficacia dell’azione comunitaria. Paesi membri con interessi divergenti o tendenze sovraniste possono bloccare ogni iniziativa comune, con il risultato di indebolire la coesione e la credibilità dell’Unione.


Nel corso dell’incontro, Prodi ha anche rivolto un invito ai nuovi vertici dell’UE che si insedieranno dopo le elezioni europee del giugno 2024: serve una leadership capace di visione, dotata del coraggio politico necessario per proporre riforme e per ricostruire un rapporto di fiducia con i cittadini. L’ex presidente della Commissione ha espresso preoccupazione per l’avanzare dei populismi e per la crescente disaffezione dell’opinione pubblica verso le istituzioni europee, attribuendole anche all’immobilismo burocratico e all’incapacità dell’Unione di produrre decisioni tangibili in tempi utili.


Un altro punto centrale dell’intervento è stato il tema della difesa comune europea. Prodi ha ricordato come la mancanza di una politica militare integrata costituisca una delle principali vulnerabilità dell’UE, soprattutto in un momento in cui le tensioni internazionali sono in aumento e la guerra in Ucraina ha riportato il confronto armato nel cuore del continente. Per l’ex presidente della Commissione, l’Europa deve emanciparsi dalla dipendenza dagli Stati Uniti in materia di sicurezza, costruendo un proprio pilastro militare credibile e interoperabile, anche nell’ambito della NATO.


Prodi ha anche parlato del rapporto tra Europa e Africa, da sempre un tema caro al suo pensiero politico. Ha denunciato il fallimento dell’UE nella costruzione di una vera partnership paritaria con il continente africano, sottolineando come questo abbia alimentato squilibri migratori, instabilità e sfiducia reciproca. A suo avviso, l’Unione dovrebbe investire maggiormente in cooperazione strutturale, sviluppo sostenibile e accesso all’istruzione nei paesi africani, trasformando la migrazione da fenomeno emergenziale in opportunità di crescita condivisa.


Non è mancato un passaggio sul tema dell’allargamento dell’Unione europea. Prodi ha evidenziato la necessità di procedere con coerenza e visione strategica nell’integrazione dei paesi dei Balcani occidentali e dell’Ucraina, ricordando che ogni processo di ampliamento deve essere accompagnato da un rafforzamento parallelo delle istituzioni comunitarie. In caso contrario, il rischio è quello di rendere l’Unione ancora più ingovernabile e soggetta a logiche di veto incrociato.


L’appello finale di Prodi si è concentrato sulla dimensione sociale dell’Europa. Secondo lui, le istituzioni comunitarie devono tornare a essere percepite come alleate dei cittadini, impegnandosi nella riduzione delle disuguaglianze e nella costruzione di un welfare europeo. Politiche più coraggiose in materia di lavoro, salute, istruzione e transizione ecologica sono essenziali per contrastare il malcontento e per dare un senso concreto al progetto europeo.


Il pensiero di Prodi si inserisce in un momento di forte fermento all’interno dell’Unione, tra le nomine per i nuovi vertici istituzionali e le trattative sul bilancio pluriennale post 2027. Le sue parole sono risuonate come un monito autorevole affinché l’Europa torni a essere un soggetto politico capace di incidere nel mondo, non solo un’area di libero scambio regolata da norme tecnocratiche. Per farlo, però, è necessario che le élite europee abbandonino la logica del compromesso sterile e riscoprano la vocazione originaria del progetto comunitario: quella di unire, innovare e proteggere.

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