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La Banca d'Inghilterra taglia i tassi al 4,25%: risposta alle tensioni commerciali globali e all'inflazione in calo

Decisione del Comitato di Politica Monetaria

L'8 maggio 2025, la Banca d'Inghilterra ha annunciato una riduzione del tasso di interesse principale di 25 punti base, portandolo dal 4,5% al 4,25%. Questa mossa rappresenta il quarto taglio dei tassi da agosto 2024, segnando un'inversione di tendenza rispetto al ciclo di rialzi iniziato nel 2022. La decisione è stata presa con una votazione divisa all'interno del Comitato di Politica Monetaria (MPC): cinque membri hanno sostenuto il taglio di un quarto di punto, due hanno preferito una riduzione più significativa di 50 punti base, mentre altri due hanno votato per mantenere i tassi invariati.


Motivazioni alla base del taglio

La Banca ha giustificato la riduzione dei tassi citando l'attenuazione delle pressioni inflazionistiche e le incertezze economiche globali, in particolare quelle derivanti dalle politiche commerciali degli Stati Uniti sotto l'amministrazione Trump. L'inflazione nel Regno Unito è scesa al 2,6% a marzo, avvicinandosi all'obiettivo del 2% della Banca. Tuttavia, le previsioni indicano un possibile aumento dell'inflazione al 3,75% nel terzo trimestre del 2025, prima di un ritorno al target nel 2026.


Impatto sulle famiglie e sul mercato immobiliare

La riduzione dei tassi avrà effetti diretti su milioni di mutuatari britannici, in particolare su coloro che hanno mutui a tasso variabile o tracker. Si stima che circa 1,1 milioni di mutuatari vedranno una diminuzione delle rate annuali compresa tra £166,44 e £347,64. Anche se i titolari di mutui a tasso fisso non beneficeranno immediatamente del taglio, oltre 1,6 milioni di contratti in scadenza quest'anno potrebbero essere rinegoziati a condizioni più favorevoli.


Reazioni dei mercati finanziari

I mercati azionari britannici hanno reagito positivamente alla notizia del taglio dei tassi e all'annuncio di un nuovo accordo commerciale tra Regno Unito e Stati Uniti. Il FTSE 100 ha registrato un aumento dello 0,3%, mentre il FTSE 250, più orientato al mercato interno, ha guadagnato lo 0,9%. L'ottimismo è alimentato dalla prospettiva di una riduzione delle tariffe e di un miglioramento delle relazioni commerciali tra i due paesi.


Prospettive future e politica monetaria

Il governatore della Banca d'Inghilterra, Andrew Bailey, ha sottolineato l'importanza di un approccio "graduale e cauto" nella gestione della politica monetaria, indicando che ulteriori tagli dei tassi potrebbero essere considerati se le condizioni economiche lo richiederanno. La Banca prevede una crescita economica dello 0,75% per il 2025, in calo rispetto alle stime precedenti, riflettendo le sfide poste dalle tensioni commerciali globali e dalle incertezze economiche interne.


Contesto internazionale e confronto con altre banche centrali

La decisione della Banca d'Inghilterra si inserisce in un contesto globale in cui diverse banche centrali stanno adottando politiche monetarie più accomodanti. La Banca Centrale Europea ha recentemente tagliato i tassi di interesse, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,25%. Al contrario, la Federal Reserve statunitense ha mantenuto i tassi invariati, segnalando preoccupazioni per l'inflazione e l'occupazione.


Implicazioni per i risparmiatori e i prestiti al consumo

Mentre i mutuatari beneficeranno di tassi di interesse più bassi, i risparmiatori potrebbero affrontare rendimenti inferiori sui depositi. Le banche potrebbero ridurre i tassi offerti sui conti di risparmio e sui certificati di deposito, influenzando le decisioni di risparmio delle famiglie. Allo stesso tempo, i prestiti al consumo, come quelli per l'acquisto di automobili o per le carte di credito, potrebbero diventare più accessibili, stimolando la spesa dei consumatori.


Considerazioni sul mercato del lavoro e sulla produttività

La Banca ha osservato che il mercato del lavoro britannico mostra segnali di allentamento, con una crescita della produttività più debole del previsto. Questi fattori indicano che l'economia potrebbe avere una capacità di offerta ridotta, limitando il potenziale di crescita senza generare pressioni inflazionistiche. Di conseguenza, la politica monetaria dovrà bilanciare attentamente la stimolazione della domanda con il rischio di surriscaldamento dell'economia.

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