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Italia e Unione Europea lanciano la svolta finanziaria per l’Africa: 11 accordi e conversione del debito per 12 miliardi

Durante un vertice tenutosi a Roma nella storica cornice di Villa Doria Pamphili, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen hanno illustrato un programma di cooperazione rafforzata con l’Africa, caratterizzato da una formula innovativa: la conversione del debito in progetti di sviluppo. Il piano, riconosciuto come parte integrante del Mattei Plan per l’Africa e della strategia europea Global Gateway, prevede una prima tranche di 235 milioni di euro di debito italiano da trasformare in investimenti locali nel corso di dieci anni, con l’obiettivo di alleggerire il debito di paesi a medio reddito fino al 50%.


Nei prossimi mesi, l’iniziativa promossa da Roma e Bruxelles darà corpo a undici accordi bilaterali per un valore complessivo stimato di 1,2 miliardi di euro. La strategia include investimenti in infrastrutture logistiche, energetiche e agricole, per promuovere una crescita sostenibile, creare lavoro e contenere i flussi migratori. Tra i progetti più significativi, spicca la costruzione di un corridoio ferroviario e stradale che collegherà il porto angolano di Lobito alle zone minerarie della Zambia e della Repubblica Democratica del Congo. Si tratta di una via commerciale strategica che rafforza l’integrazione regionale e favorisce lo sviluppo sostenibile.


Il piano di conversione dei debiti è stato presentato come un nuovo modello di partenariato: non assistenzialismo, ma sviluppo reciprocamente vantaggioso tra l’Unione Europea e il continente africano. Come ha evidenziato Meloni, senza una ristrutturazione del debito i piani di sviluppo rischiano di restare inefficaci, soffocati dagli oneri finanziari. Per von der Leyen, l’iniziativa segna un passaggio da intenti e parole a decisioni concrete, trasformando la volontà politica in realtà operativa sul terreno.


L’assetto finanziario prevede che i paesi beneficiari possano destinare le risorse liberate da interessi e ammortamenti a iniziative locali, selezionate in accordo con le autorità africane. L’obiettivo è aumentare la resilienza economica attraverso investimenti in agricoltura, infrastrutture energetiche rinnovabili, sistemi sanitari e formazione. La sfida del Global Gateway – che ha già mobilitato 150 miliardi di euro – si intreccia con il Mattei Plan, ideato da Italia come strumento complementare focalizzato su progetti piccoli e medi, ma ad alto impatto soprattutto nei paesi subsahariani.


Il valore simbolico e politico dell’operazione sarà verificato al prossimo Forum di Global Gateway, previsto a ottobre 2025 a Bruxelles, dove verranno presentati i primi risultati. In quell’occasione, la Commissione e i leader africani potranno valutare l’efficacia del meccanismo di conversione del debito e i progressi delle infrastrutture finanziate.


Dal punto di vista strategico, l’iniziativa rafforza il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo e in Africa: Meloni ha infatti sottolineato come il paese si posizioni come “ponte tra Europa e Africa”, valorizzando la propria storia, geografia e capacità industriale. In occasione del summit, è stato annunciato anche un accordo con la Banca Africana di Sviluppo e la Banca Mondiale per costituire un Fondo multifinanziario volto a garantire garanzie alla partecipazione del settore privato italiano nei progetti sul continente.


Sul fronte delle critiche, osservatori nazionali e internazionali si interrogano sull’effettiva capacità di Italia e UE di mantenere solide relazioni con le autorità africane, evitando logiche predatarie o assistenzialiste. Alcuni commentatori sottolineano che il successo del percorso richiederà un’architettura di governance multilivello, trasparente e partecipata, con il coinvolgimento delle società civili e delle istituzioni locali. Occorrerà inoltre accompagnare gli investimenti con formazione professionale, trasferimento tecnologico e partenariati tra università, affinché i progetti producano impatto reale e sostenibile.


Ad oggi, il Mattei Plan ha coinvolto 14 paesi africani, tra cui Angola, Ghana, Mauritania, Senegal e Tanzania. I progetti in corso includono recupero delle terre desertiche in Algeria, gestione delle acque reflue in agricoltura in Tunisia e centri di eccellenza per l’energia rinnovabile in Marocco. Meloni ha insistito sul carattere “incrementale” del piano: si parte da progetti pilota per poi estendere l’iniziativa in modo mirato, combinando risorse pubbliche e private.


Il nuovo bando rafforza l'idea di una cooperazione tra pari e poggia sul principio che lo sviluppo sia la migliore risposta alle migrazioni. L’azione italiana fa leva su scelte concrete di investimento e coinvolge partner globali – dagli Emirati Arabi Uniti agli Stati Uniti e il G7 – con cui si condividono obiettivi di stabilità, sicurezza e progresso nel sud del mondo.


Il programma lanciato a Roma rappresenta un cambiamento di paradigma significativo nella politica estera italiana, incentrato su un approccio multilaterale integrato, che coniuga politica, diplomazia, finanza e industrial policy. La sua riuscita sarà determinata dalla capacità di mantenere momentum, coordinamento con Bruxelles e coinvolgimento reale delle comunità locali. Le prossime mosse europee – in particolare l’avvio operativo del Fondo, la presentazione dei primi progetti e la loro realizzazione concreta – saranno decisive per trasformare una dichiarazione politica in un modello replicabile e scalabile, capace di ridefinire le relazioni tra Occidente e Africa.

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