Israele-Iran, si alza la tensione: Tel Aviv ordina l’evacuazione di 300.000 persone, cresce l’allerta a Teheran
- piscitellidaniel
- 17 giu
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La crisi tra Israele e Iran ha raggiunto un nuovo livello di pericolosità, con il governo di Tel Aviv che ha ordinato l’evacuazione di circa 300.000 persone da alcune aree considerate vulnerabili del Paese, mentre a Teheran si intensificano le misure di allerta e difesa. L’escalation, riportata da Il Sole 24 Ore, evidenzia un’accelerazione dei preparativi militari e una crescente preoccupazione per l’imminenza di uno scontro diretto tra i due Paesi, dopo mesi di tensioni crescenti, attacchi incrociati e operazioni clandestine.
L’ordine di evacuazione emesso dalle autorità israeliane riguarda in particolare le comunità del Nord, al confine con il Libano, dove si teme un coinvolgimento diretto di Hezbollah in caso di guerra aperta con l’Iran. Le operazioni si stanno svolgendo in maniera organizzata ma rapida, con l’allestimento di centri di accoglienza temporanei e il dispiegamento delle forze di difesa israeliane (IDF) a protezione delle infrastrutture civili più esposte. Le autorità locali stanno informando i cittadini attraverso sistemi d’allarme e comunicazioni mirate, chiedendo di abbandonare l’area fino a nuovo ordine.
Allo stesso tempo, fonti dell’intelligence israeliana e statunitense avrebbero rilevato un aumento significativo dei movimenti militari iraniani, inclusi spostamenti di missili balistici, sistemi antiaerei e unità speciali dei Pasdaran. Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche europee, Teheran avrebbe intensificato la difesa delle proprie installazioni strategiche, in particolare dei siti nucleari di Natanz, Fordow e Arak. Inoltre, sono stati rafforzati i controlli nella capitale e in altre grandi città, con l’esercito in stato di massima allerta.
A innescare questa nuova fase di instabilità è stata l’intensificazione degli attacchi aerei attribuiti a Israele su obiettivi iraniani in Siria e Iraq. Gli ultimi raid, avvenuti nei giorni scorsi, avrebbero colpito convogli di armi e depositi logistici delle milizie filo-iraniane, causando decine di vittime. Teheran ha definito gli attacchi “una palese violazione della sovranità” e ha minacciato “una risposta proporzionata e devastante”. Il ministro della Difesa iraniano, Mohammad Reza Ashtiani, ha dichiarato che l’Iran “è pronto a difendere la propria integrità territoriale con ogni mezzo necessario”, ribadendo che “la pazienza strategica non è infinita”.
In Israele, il governo di Benjamin Netanyahu ha convocato il gabinetto di sicurezza per valutare le possibili opzioni militari. Secondo indiscrezioni filtrate dai media israeliani, l’esercito avrebbe predisposto una serie di piani per colpire infrastrutture militari iraniane anche all’interno del territorio persiano, qualora la minaccia dovesse concretizzarsi. Gli esperti di difesa israeliani sottolineano che le capacità militari di Teheran, sebbene inferiori a quelle dell’IDF in termini tecnologici, rappresentano comunque un rischio concreto, soprattutto per l’impiego di droni e missili a lungo raggio, già testati con successo nella regione.
La comunità internazionale guarda con estrema preoccupazione all’evolversi degli eventi. Il Segretario Generale dell’ONU António Guterres ha chiesto alle parti di “esercitare la massima moderazione” e ha invitato i leader regionali a “evitare azioni unilaterali che possano condurre a un conflitto su larga scala”. Gli Stati Uniti, storico alleato di Israele ma anche firmatario dell’accordo nucleare con l’Iran nel 2015, stanno mantenendo un profilo di vigilanza. Il Dipartimento di Stato ha ribadito il proprio impegno per la sicurezza di Israele, ma ha anche avviato contatti con la diplomazia europea per esplorare vie di de-escalation.
Intanto, il Pentagono ha rafforzato la presenza navale nell’area del Golfo Persico, con il dispiegamento della portaerei USS Eisenhower e di unità di supporto. Il Comando Centrale americano (CENTCOM) ha fatto sapere che “le forze sono pronte a difendere gli interessi degli Stati Uniti e dei suoi alleati contro qualsiasi minaccia”, lasciando intendere che eventuali attacchi iraniani a installazioni militari o civili in Medio Oriente non resteranno senza risposta. La base americana di Al Udeid in Qatar e quella di Al Dhafra negli Emirati Arabi Uniti sono in stato di massima allerta.
Sul piano interno, le reazioni dei cittadini israeliani e iraniani riflettono un misto di timore e fatalismo. In Israele, molti si dicono pronti a seguire le direttive delle autorità, consapevoli della lunga esperienza del Paese nella gestione delle emergenze. Ma l’idea di un conflitto su larga scala con l’Iran solleva dubbi sulla tenuta del fronte interno e sui costi umani ed economici di una nuova guerra. In Iran, invece, la propaganda ufficiale rafforza il messaggio di unità nazionale, ma dietro le dichiarazioni ufficiali si celano timori concreti, alimentati da una situazione economica già duramente colpita dalle sanzioni internazionali e da un’inflazione galoppante.
Alcuni analisti ritengono che le attuali manovre militari possano rappresentare un deterrente più che un preludio all’attacco. Tuttavia, il rischio di errori di calcolo o di provocazioni incontrollate rimane alto, soprattutto in uno scenario già segnato da anni di attriti, sabotaggi reciproci, operazioni sotto copertura e atti di cyberwarfare. Il possibile coinvolgimento di altri attori regionali, come Hezbollah in Libano o le milizie sciite in Siria e Iraq, potrebbe allargare rapidamente il fronte del conflitto, trascinando l’intera regione in una spirale di violenza.
Il futuro immediato appare dunque incerto, e le prossime ore saranno decisive per comprendere se si tratterà di una nuova prova di forza tattica o dell’inizio di un confronto militare diretto tra due potenze regionali che da tempo si fronteggiano in un conflitto ibrido ma mai formalmente dichiarato. Le cancellerie di tutto il mondo seguono con apprensione lo sviluppo degli eventi, consapevoli che un’escalation tra Israele e Iran avrebbe ripercussioni globali, ben oltre i confini del Medio Oriente.
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