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Israele consolida il controllo su Gaza: occupato un terzo del territorio e avviata la costruzione di torri di guardia

Il 6 maggio 2025, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno annunciato di aver assunto il controllo di circa un terzo della Striscia di Gaza, avviando la costruzione di torri di guardia e postazioni militari permanenti nelle aree occupate. Questa mossa rappresenta un significativo passo verso una presenza militare israeliana più stabile e duratura nella regione, sollevando preoccupazioni a livello internazionale.


Secondo fonti ufficiali, le IDF hanno stabilito una serie di postazioni difensive lungo le principali arterie stradali e nei punti strategici delle aree conquistate. Le torri di guardia, alte fino a 10 metri, sono dotate di sistemi di sorveglianza avanzati e sono presidiate da unità militari. Queste strutture sono state erette principalmente nel nord della Striscia, in prossimità di Beit Hanoun e Beit Lahia, e nel sud, vicino a Khan Yunis.


Il portavoce delle IDF ha dichiarato che l'obiettivo di queste installazioni è garantire la sicurezza dei confini israeliani e prevenire il riemergere di attività ostili da parte di gruppi militanti. Tuttavia, la comunità internazionale ha espresso preoccupazione per le implicazioni di lungo termine di questa presenza militare. Organizzazioni per i diritti umani temono che queste azioni possano preludere a un'annessione de facto di parti della Striscia di Gaza, compromettendo ulteriormente le prospettive di una soluzione a due stati.


Il governo israeliano, guidato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu, ha giustificato l'espansione militare come una necessità per garantire la sicurezza nazionale. Netanyahu ha affermato che, dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023, Israele non può permettersi di lasciare vuoti di potere che potrebbero essere sfruttati da gruppi terroristici come Hamas. Ha inoltre sottolineato che la presenza militare sarà mantenuta finché non sarà garantita una sicurezza duratura per i cittadini israeliani.


Dall'altra parte, l'Autorità Palestinese ha condannato l'occupazione come una violazione del diritto internazionale e un ostacolo alla pace. Il Presidente Mahmoud Abbas ha chiesto l'intervento della comunità internazionale per fermare l'espansione israeliana e ha sollecitato il ritorno ai negoziati basati sulle risoluzioni delle Nazioni Unite.


La situazione umanitaria nella Striscia di Gaza continua a deteriorarsi. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), oltre 1,5 milioni di palestinesi sono stati sfollati a causa delle operazioni militari. Le infrastrutture civili, comprese scuole e ospedali, hanno subito gravi danni, e l'accesso a beni di prima necessità è fortemente limitato.


Le organizzazioni umanitarie hanno difficoltà a operare nella regione a causa delle restrizioni imposte dalle autorità israeliane e della pericolosità delle condizioni sul terreno. La Croce Rossa Internazionale ha lanciato un appello urgente per l'accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, al fine di fornire assistenza ai civili colpiti dal conflitto.


A livello internazionale, le reazioni sono state contrastanti. Mentre alcuni paesi, come gli Stati Uniti, hanno espresso comprensione per le esigenze di sicurezza di Israele, altri, tra cui membri dell'Unione Europea, hanno criticato l'espansione militare come una misura eccessiva che rischia di compromettere la stabilità della regione. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha invitato tutte le parti a esercitare moderazione e a riprendere i colloqui di pace.


Nel frattempo, le tensioni continuano a crescere anche in Cisgiordania, dove si sono registrati scontri tra coloni israeliani e residenti palestinesi. Le autorità israeliane hanno aumentato la presenza militare nella regione per prevenire ulteriori escalation.


La comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione l'evolversi della situazione, temendo che l'attuale escalation possa sfociare in un conflitto più ampio e compromettere ulteriormente le già fragili prospettive di pace nella regione.

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