Inflazione nell’Eurozona stabile al 2,2% ad aprile: i servizi spingono il dato oltre le attese e complicano la strategia della BCE
- piscitellidaniel
- 2 mag
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L’inflazione dell’area euro si è attestata al 2,2% su base annua nel mese di aprile 2025, confermando il livello registrato a marzo e superando lievemente le attese degli analisti, che avevano previsto una moderazione al 2,1%. Lo ha reso noto Eurostat, che ha pubblicato la stima flash sul livello dei prezzi al consumo nei 20 Paesi che adottano la moneta unica. Il dato conferma come, nonostante il graduale allentamento delle pressioni su energia e beni alimentari, l’inflazione resti ancora superiore al target del 2% fissato dalla Banca centrale europea, mantenendo una tensione costante sul fronte della politica monetaria.
A preoccupare maggiormente Francoforte non è però tanto il valore dell’inflazione headline quanto quello dell’inflazione core, ovvero quella al netto di alimentari freschi ed energia. Questa misura, considerata più indicativa delle dinamiche sottostanti, è salita al 2,7% dal 2,4% di marzo, con un incremento più marcato rispetto a quanto previsto dagli analisti. La componente che ha contribuito in modo decisivo a questo rialzo è stata quella dei servizi, che ha registrato una crescita del 3,9% su base annua, rispetto al +3,5% del mese precedente. Un’accelerazione che trova una delle sue spiegazioni nei fattori stagionali legati alle festività pasquali, cadute quest’anno ad aprile, che hanno inciso in modo sensibile sui prezzi di pacchetti vacanza, trasporti e ristorazione.
Il dato complessivo risulta così il sesto consecutivo sopra il target BCE e alimenta un dibattito sempre più articolato sulle prossime mosse della Banca centrale. Dopo un primo taglio di 25 punti base deciso ad aprile, che ha portato il tasso sui depositi al 2,25%, gli investitori si aspettano con fiducia una nuova riduzione a giugno. I mercati prezzano ormai con oltre l’80% di probabilità un altro intervento espansivo, che sarebbe motivato più dalla necessità di sostenere l’attività economica che da una vera discesa dell’inflazione. Il contesto macroeconomico europeo resta infatti fragile: la crescita nell’Eurozona stenta a ripartire, i dati su industria e consumi sono deboli, e il nuovo ciclo di dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti aumenta le incertezze sul fronte esterno.
L’effetto dei tassi restrittivi si è fatto sentire con forza su mutui e investimenti, rallentando l’erogazione del credito alle imprese e raffreddando il mercato immobiliare in diverse economie. In questo quadro, il rialzo dell’inflazione core viene letto più come un fenomeno transitorio, influenzato da dinamiche stagionali, che come un’inversione strutturale della discesa dei prezzi. Tuttavia, la componente dei servizi resta più appiccicosa rispetto a quella dei beni, e il timore è che il rincaro dei salari, già osservato in alcuni settori, possa contribuire a mantenere elevato il tasso d’inflazione nei prossimi trimestri.
Nel dettaglio, Eurostat segnala che i prezzi dell’energia sono calati dell’1,2% rispetto allo stesso mese del 2024, proseguendo un trend di discesa che ha contribuito a contenere l’inflazione complessiva. I beni industriali non energetici, invece, hanno registrato un’inflazione dell’1,3%, mentre gli alimentari trasformati sono saliti del 2,5%, confermando la tendenza alla stabilizzazione dopo i picchi del biennio precedente. La performance dei vari Paesi evidenzia un’inflazione ancora elevata nei Paesi baltici, sopra il 4%, mentre Germania e Francia si attestano su livelli vicini alla media dell’Eurozona.
La reazione dei mercati è stata contenuta: l’euro è rimasto stabile sul dollaro, i rendimenti dei titoli di Stato hanno mostrato lievi oscillazioni e gli operatori finanziari hanno mantenuto la view su almeno due tagli dei tassi entro il 2025. Alcuni analisti iniziano però a ipotizzare che la BCE possa adottare un approccio più cauto nella seconda metà dell’anno, soprattutto se l’inflazione core dovesse rimanere ostinatamente sopra la soglia del 2,5%.
L’istituto guidato da Christine Lagarde si trova quindi davanti a un delicato equilibrio: da un lato la necessità di accompagnare la ripresa economica, ancora troppo debole per essere autosufficiente, dall’altro il dovere di garantire la stabilità dei prezzi, evitando che aspettative inflazionistiche radicate possano trasformarsi in dinamiche difficili da invertire. In vista della riunione di giugno, i dati dei prossimi mesi saranno fondamentali per orientare le decisioni del consiglio direttivo. Particolare attenzione sarà rivolta all’evoluzione dei salari, alla domanda interna e al comportamento dei prezzi nel settore dei servizi, che si conferma come la vera variabile chiave nella traiettoria dell’inflazione nell’Eurozona.
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