I laureati STEM italiani ed europei guardano a Cina, Brasile e India: la nuova geografia delle ambizioni globali
- piscitellidaniel
- 16 giu
- Tempo di lettura: 4 min
La mobilità internazionale dei talenti laureati in discipline STEM – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica – sta cambiando radicalmente. Secondo quanto riportato da un’analisi pubblicata da Il Sole 24 Ore e basata su uno studio di Abod (Alumni Beyond Our Degrees), cresce sensibilmente l’interesse da parte dei giovani laureati europei, inclusi gli italiani, verso destinazioni professionali non tradizionali come Cina, Brasile e India. Un fenomeno che rompe il predominio anglosassone di Stati Uniti, Regno Unito e Canada e che segna una svolta nella geografia delle ambizioni lavorative globali.
Il nuovo asse della mobilità professionale
I dati raccolti da Abod, una piattaforma fondata da ricercatori italiani e specializzata nel tracciamento delle carriere dei laureati in ambito scientifico e tecnologico, mostrano un cambiamento tangibile nelle preferenze dei giovani europei altamente qualificati. Sebbene Paesi come la Germania e i Paesi Bassi restino mete forti per chi cerca opportunità all’interno dell’Unione Europea, a livello extraeuropeo emergono con forza nuove destinazioni.
Tra il 2020 e il 2024, si è registrato un aumento significativo – in alcuni casi a doppia cifra – dell’emigrazione verso Brasile, Cina e India da parte di laureati europei, in particolare quelli provenienti da Italia, Spagna e Francia. Questa nuova tendenza riflette l’evoluzione degli equilibri economici e tecnologici globali, in cui le economie emergenti hanno acquisito un ruolo centrale nell’attrazione di competenze e investimenti in ricerca e sviluppo.
Le motivazioni dei giovani STEM: opportunità, stipendi e carriera rapida
Le ragioni di questa inversione di rotta sono molteplici. In primo luogo, le nuove potenze globali stanno investendo enormemente nella formazione di ecosistemi tecnologici avanzati. La Cina, ad esempio, ha aumentato del 12% nel solo 2023 il budget destinato all’innovazione, attirando startup e giganti dell’Intelligenza Artificiale. Il Brasile si propone come hub per le tecnologie green e la transizione energetica, mentre l’India è diventata uno dei poli mondiali della programmazione e del software, con città come Bangalore che competono con la Silicon Valley.
In questo scenario, i laureati STEM trovano nei mercati emergenti un terreno più fertile per la crescita professionale. I livelli retributivi sono spesso molto competitivi, soprattutto in settori strategici come le tecnologie digitali, la robotica e la bioingegneria. Inoltre, la possibilità di ricoprire ruoli di responsabilità in tempi più brevi rispetto ai mercati maturi rappresenta un forte incentivo. Molti giovani segnalano anche un ambiente lavorativo meno gerarchico e più dinamico, fattore determinante per una generazione che privilegia la flessibilità e l’impatto sociale del proprio lavoro.
Il declino relativo dei Paesi anglosassoni
A fronte della crescita di interesse verso Cina, India e Brasile, si registra un calo, o quantomeno una stagnazione, dell’attrattività di destinazioni storiche come Stati Uniti e Regno Unito. La crescente incertezza politica, l’inasprimento delle politiche migratorie, il costo elevato della vita e un clima di minore accoglienza verso gli stranieri stanno contribuendo a questo rallentamento.
Negli Stati Uniti, in particolare, il sistema dei visti H-1B è diventato sempre più restrittivo, rendendo complesso l’accesso a posizioni lavorative per molti giovani europei. Il Regno Unito, post-Brexit, non riesce più ad offrire le stesse garanzie e aperture del passato, e molti laureati preferiscono evitare i labirinti burocratici che ne derivano. Inoltre, il costo proibitivo di affitti e servizi in metropoli come Londra, San Francisco e New York rappresenta una barriera sempre più pesante.
Questi fattori stanno ridistribuendo il flusso di talenti globali verso aree geografiche dove il rapporto tra qualità della vita, salario e prospettive di carriera appare più favorevole.
Il caso Italia: fuga dei cervelli o intelligenza circolare?
L’Italia si inserisce in questo panorama con un doppio volto. Da un lato, continua a essere un Paese con un alto tasso di emigrazione intellettuale, soprattutto tra i laureati STEM. Dall’altro, le traiettorie non sono più orientate solo verso i Paesi occidentali, ma iniziano a seguire percorsi più articolati e globali. Secondo Abod, negli ultimi quattro anni si è assistito a un aumento del 18% dei laureati italiani impiegati in Brasile e a un +22% verso l’India, dati che non erano mai stati registrati prima.
Questa dinamica solleva interrogativi su come valorizzare il capitale umano formato in Italia. In molti casi, si tratta di figure altamente specializzate che trovano altrove le condizioni per esprimere il proprio potenziale. Tuttavia, alcuni analisti suggeriscono di leggere questi fenomeni non solo come “fuga dei cervelli” ma come parte di un processo più ampio di “intelligenza circolare”, in cui i flussi migratori dei talenti contribuiscono alla creazione di reti professionali transnazionali e alla circolazione di conoscenze.
Numerosi laureati italiani che lavorano oggi in India o Cina mantengono legami attivi con università e centri di ricerca italiani, contribuendo alla costruzione di progetti comuni e al trasferimento tecnologico.
Le sfide per l’Europa e le strategie delle nuove potenze
La nuova geografia della mobilità dei talenti pone importanti sfide per l’Europa. Il continente, pur avendo università di eccellenza e un solido tessuto industriale, fatica a trattenere i suoi laureati più promettenti. I meccanismi di valorizzazione del merito, la lentezza della burocrazia e l’incapacità di garantire sbocchi professionali competitivi rispetto ai nuovi attori globali rappresentano elementi critici.
Paesi come India e Brasile, al contrario, stanno adottando strategie aggressive per attrarre cervelli dall’estero: semplificazione dei permessi di lavoro, incentivi fiscali per i lavoratori altamente qualificati, investimenti pubblici in incubatori tecnologici. In Cina, sono attivi programmi governativi che premiano le aziende che assumono talenti internazionali, specialmente nel settore delle tecnologie emergenti come il quantum computing o l’energia nucleare di nuova generazione.
Anche il contesto culturale sta cambiando: sempre più città extraeuropee si stanno attrezzando per diventare cosmopolite e ospitali, puntando su università bilingue, servizi per gli expat e qualità della vita urbana. Questo approccio integrato è percepito come un elemento distintivo che fa la differenza nella scelta della destinazione da parte dei giovani laureati STEM.
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