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Walter Ferretto, lo chef stellato che porta la sua visione della cucina al Salone del Risparmio

Walter Ferretto si muove tra i banchi del Salone del Risparmio come un veterano della finanza, ma nelle sue mani non ci sono grafici o quotazioni: ci sono ingredienti, padelle, idee. La sua firma gastronomica accompagna per il secondo anno consecutivo uno degli appuntamenti più importanti dell’industria del risparmio gestito in Europa. A Milano, negli spazi dell’Allianz MiCo, dove si è svolto il Salone dal 15 al 17 aprile 2025, Ferretto ha curato la proposta ristorativa per migliaia di ospiti, portando in tavola sapori eleganti, autentici, essenziali.

Il paradosso è che, da ragazzo, sognava tutt’altro. Prima di diventare chef, Walter Ferretto immaginava il proprio futuro tra i numeri. Era attratto dai meccanismi della Borsa, dall’idea di lavorare in una sala trading, dal fascino di quel mondo fatto di velocità e decisioni. Ma la vita, come spesso accade, lo ha chiamato altrove. Dopo il diploma, rientra nel ristorante di famiglia, Il Cascinalenuovo di Isola d’Asti, e da quel momento inizia un percorso che cambierà radicalmente il suo destino. In cucina non ci arriva con la divisa dello chef, ma con l’atteggiamento di chi ha fame di apprendere. È autodidatta, curioso, meticoloso. Studia, osserva, prova.

L’incontro con due giganti del vino piemontese, Angelo Gaja e Giacomo Bologna, segna un passaggio decisivo. I due produttori lo notano, lo sostengono, lo spingono a uscire dal confine familiare. Gli organizzano uno stage in Alsazia, in uno dei templi della cucina francese, dove lavora al fianco di uno chef tristellato. È in quel contesto che Ferretto matura una visione precisa: coniugare la tecnica con la memoria, la raffinatezza con la concretezza del territorio.

Nel 1989, a soli due anni dall’inizio del suo percorso ufficiale, arriva la stella Michelin. È un riconoscimento che molti inseguono per decenni, e che per lui arriva presto, forse troppo presto. Ma non ne è spaventato. Decide di rimanere fedele alla propria identità, rifiutando il virtuosismo fine a sé stesso. La sua cucina rimane radicata nella tradizione piemontese, rivisitata con tocchi leggeri, talvolta audaci, ma sempre rispettosi del prodotto. Nei suoi piatti si trovano il ricordo del territorio, la sensibilità del cuoco e il rigore del mestiere.

Quando viene chiamato a curare l’offerta gastronomica del Salone del Risparmio, Walter Ferretto non ci pensa due volte. Per lui è un ritorno simbolico a quell’universo che aveva immaginato da giovane, ma che ora osserva da una prospettiva inedita. Il linguaggio non è più quello delle azioni, ma quello della materia prima. L’obiettivo però rimane lo stesso: dare valore. Alla finanza come alla cucina, ciò che conta è la capacità di trasformare l’ordinario in eccellenza.

Il suo lavoro all’interno del Salone coinvolge una squadra affiatata, una brigata composta da giovani cuochi e professionisti della ristorazione che ogni giorno servono pasti di alto livello a un pubblico esigente e variegato. La sfida è complessa: mantenere uno standard gastronomico di qualità in un contesto non convenzionale, con ritmi serrati e numeri elevatissimi. Ferretto imposta il servizio come un vero e proprio menu d’autore, senza trascurare nessun dettaglio. C’è equilibrio tra i sapori, attenzione alle esigenze alimentari, cura nella presentazione.

Nel dialogo tra cibo e finanza, Ferretto trova una nuova forma di narrazione. Parla agli ospiti attraverso le sue creazioni, racconta una storia che non ha bisogno di essere spiegata. I piatti sono come investimenti ben calibrati: richiedono studio, visione, coraggio. Ogni portata nasce da un’analisi, da un’interpretazione delle aspettative del pubblico e delle tendenze. Nulla è lasciato al caso, ma tutto sembra semplice, spontaneo, immediato.

Nel cuore del Salone, tra conferenze affollate, incontri tra asset manager e sessioni formative, la cucina diventa uno spazio di sintesi e di relazione. È qui che si interrompe per un attimo il flusso dei numeri e si ritorna a una dimensione umana, tangibile, conviviale. La presenza di Walter Ferretto trasforma il momento del pasto in un’esperienza vera, riconoscibile, capace di lasciare un segno.

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