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Luca Baj

Pandemia e guerra, le banche europee tra nuove e vecchie sfide

In questi anni le banche europee hanno fatto progressi enormi ed il banco di prova più importante è stata proprio la pandemia, rivelandosi parte attiva della soluzione del problema. Oggi, ancora molto rimane da fare: ci sono vecchie e nuove sfide da affrontare, come la guerra in Ucraina, oltre alla digitalizzazione ed il cambiamento climatico. Proprio con questa guerra in corso, l’Europa è stata posta al centro del mondo. Ma come per la pandemia abbiamo assistito ad una salute più unita, anche per la difesa la strada è tracciata. Anche le banche europee sapranno cogliere queste sfide per unirsi e consolidarsi? Sulle infinite sfide che le banche europee sono chiamate ad affrontare, al Festival Economia di Trento, Isabella Bufacchi, giornalista, corrispondente da Francoforte per Il Sole 24 Ore intervista Andrea Enria, Presidente del Consiglio Vigilanza della BCE.

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’Europa ha un settore bancario globale, il sistema più grande al mondo, ma se guardiamo la dimensione in termini di valutazione del mercato, la prima banca europea è solo al 27° posto. Il problema è di valutazione, una valutazione molto bassa, perché le banche europee hanno una redditività molto contenuta causata da problematiche importanti come la capacità di accesso al credito e politiche di supporto pubblico inadeguate. Ormai da tempo, le banche europee sono chiamate a diventare più efficienti, più digitalizzate ed a ripensare il proprio business mix. Fatto sta che gli istituti che hanno già intrapreso questa strada, hanno recuperato di molto sul mercato.

In generale, le banche europee hanno perso sul mercato globale anche su ultimamente c’è una leggera ripresa. Dopo la Brexit alcune dinamiche non state del tutto capite. La reazione delle banche globali è stata cercare di minimizzare l’impatto, sviluppandosi sul mercato europeo e guardando ad esso com un mercato integrato, distribuendo prodotti in maniera integrata e sviluppando banche digitali. L’auspicio è che questo spinga le banche europee a ripensare la propria strategia.

Nell’unione bancaria c’è stato un progresso enorme. Oggi abbiamo una regolamentazione armonizzata per tutte le banche, le grandi banche sono vigilate direttamente dalla BCE, con ispezioni e supervision di team integrati. Il cambiamento è stato rapido e ha portato molti benefici. Anche sulla risoluzione ci sono stati molti progressi, con risorse molto alte a disposizione per la gestione delle crisi. Una situazione comparabile agli Stati Uniti. Il problema sono le esitazioni che emergono dal dibattito politico sul processo di completamento dell’unione bancaria che rendono questi fondi a disposizione realmente non utilizzabili. Infatti, non abbiamo uno schema di garanzia di deposito bancario integrato; questo significa che un deposito ad Atene non ha lo stesso valore di Berlino perché, in situazione di stress, la rete di protezione è diversa di area in area. Finché la qualità sarà diversa, anche la moneta, sebbene unica, sarà sotto pressione e potrebbe mettere in discussione la situazione della singola area. L’obiettivo quindi è quello di andare verso integrazione del completamento dell’unione bancaria, raggiungendo la capacità del settore bancario di assorbire gli shock in un’area integrata, attuando processi di compensazione. La tecnologia per raggiungere questo obiettivo esiste ma purtroppo, proprio i problemi di fiducia reciproca tra i membri dell’Unione non permettono la costituzione di un pool per gestire le crisi interne all’Unione.

Il presidente Enria ha parlato anche di vigilanza e come risolvere il problema reputazionale. Le banche devono affrontare in modo radicale il problema delle sanzioni, per conservare credibilità: ad esempio, devono avere capacità di capire e fermare le decisioni dei manager, un’adeguata leadership di amministratori e skills appropriate. Altri aspetti reputazionali, come condotta e cultura possono arrivare solo da dentro le realtà e devono essere necessariamente condivise. Si parla di dare il tono giusto da parte del top manager ma questo non basta, quello che veramente ha un impatto, sono i meccanismi di remunerazione e di incentivo per lo staff.

Tra le nuove sfide non si può non menzionare la cyber security. Sicuramente è necessario fare di più nella digitalizzazione, fare più investimenti e avere più controllo. E’ un must che le banche che investono in digitalizzazione, recuperino di più redditività e modello di business. Nel suo complesso, il sistema di banche europee è in ritardo, anche se ci sono istituti che si stanno muovendo in maniera massiccia proprio verso la sostenibilità del modello di business e digitalizzazione. La pandemia tra i tanti problemi, ha di fatto reso la consapevolezza dell’aumento della produttività ricorrendo alla digitalizzazione e industrializzazione di processi interni. L’attacco russo in Ucraina non ha fatto altro che rendere più forti i già esistenti rischi cybernetici ma gli eventi recenti stanno fornendo molti spunti utili per ripensare in modo strutturale questo aspetto. Come guardare alle politiche di localizzazione delle attività IC e come costruire presìdi di difesa in momenti di rischio inatteso.

Parlando di sfide, non si può citare infine, il rialzo dei tassi d’interesse. Bisogna riconoscere che il progresso è stato notevole, grazie alla pulizia dei bilanci delle banche, attraverso cessioni e cura dei prestiti deteriorati. Siamo di fronte ad uno scenario di base, che vede un rallentamento della crescita del 2/3 % nel 2023 ed un salto dell’inflazione degli anni scorsi che viene riassorbito nel 2023; uno scenario ancora positivo, ma bisogna dire che l’incertezza è molto elevata. Se ci trovassimo di fronte ad uno scenario più negativo oppure ad una recessione o ad un azzeramento della crescita per periodo prolungato, in una situazione poco prevedibile come quella che stiamo vivendo, sarebbe un problema per le banche. Per questo c’è la necessità di attuare alcune azioni di difesa come rafforzare i sistemi di gestione della gestione del credito, monitorare alcuni temi più “caldi” e più sensibili al rialzo dei tassi di interesse, come, ad esempio, l’energia.

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