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La revisione del regolamento del prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP) e le nuove misure per aumentarne l’attrattiva

Il prodotto pensionistico individuale paneuropeo, noto con l’acronimo PEPP, è stato concepito come uno strumento chiave della strategia dell’Unione europea per affrontare le sfide pensionistiche nell’era della mobilità transnazionale, dell’invecchiamento demografico e della necessità di rafforzare i sistemi di risparmio complementare. Il regolamento che disciplina il PEPP è entrato in vigore alcuni anni fa e fin dall’inizio ha come finalità quella di consentire ai cittadini di versare contributi volontari in uno schema pensionistico integrativo, che benefici di un trattamento favorevole e che sia accessibile oltre i confini nazionali. Tuttavia, la diffusione del PEPP è stata finora limitata e l’adozione da parte dei risparmiatori non ha raggiunto i livelli auspicati, a causa di una serie di freni che sono stati identificati sia nella domanda che nell’offerta. Alla luce di ciò, la Commissione europea ha avviato un processo di revisione normativa volto a rendere il prodotto più appetibile, aumentandone la competitività, migliorandone le condizioni di accesso e semplificandone la struttura.


La rilevanza del PEPP deriva innanzitutto dal fatto che consente di riversare risparmi pensionistici in uno schema progettato per essere portabile all’interno dell’Unione, ossia non vincolato al paese di residenza e quindi adatto ai lavoratori che si muovono tra Stati membri oppure che intraprendono carriere internazionali. Il regolamento prevede un “passaporto” europeo che permette al fornitore di offrire il prodotto in più Stati membri, riducendo gli ostacoli regolamentari. Inoltre, per l’opzione base del PEPP sono stati fissati limiti ai costi annuali (massimo 1% dell’ammontare accumulato) e viene garantita una protezione del capitale mediante garanzie o tecniche di attenuazione del rischio. Nonostante queste caratteristiche, la misura ha registrato una diffusione contenuta: il numero di aderenti è molto modesto e le attività gestite limitate, il che ha indotto la Commissione e le autorità di vigilanza europee a riconsiderare il quadro regolamentare e operativo.


Tra le principali criticità rilevate vi sono la mancanza di incentivi fiscali uniformi nei vari Stati membri, la scarsa consapevolezza dei risparmiatori riguardo al prodotto, la frammentazione delle normative nazionali e i costi relativamente elevati rispetto agli standard di mercato. I fornitori hanno ritenuto che vincoli come il tetto del 1 % possano rendere poco interessante l’offerta, soprattutto per istituti di dimensione più contenuta, mentre la domanda è frenata anche da condizioni macroeconomiche complesse e da una disponibilità di reddito limitata per i risparmi a lungo termine. In risposta a queste debolezze, la Commissione ha predisposto una revisione “di attrattività” del PEPP, con l’obiettivo di rafforzare i meccanismi di incentivazione e migliorare la trasparenza e l’efficienza del servizio offerto.


Una delle linee di intervento riguarda la riduzione dei costi e delle commissioni a carico degli aderenti, attraverso l’introduzione di economie di scala e semplificazioni procedurali che rendano più competitivo il prodotto rispetto agli schemi nazionali di previdenza complementare. Ciò comporta, per esempio, la possibilità di re-valutare il limite del 1 % per i costi della componente base, introdurre tariffe differenziate in funzione del profilo dell’aderente e facilitare il trasferimento da prodotti nazionali al PEPP senza penalità eccessive. Altro tema centrale è la maggiore mobilità transfrontaliera: rendere effettivo il diritto del risparmiatore a continuare a contribuire al proprio PEPP anche in caso di cambio di residenza in un altro Stato membro, e semplificare il trasferimento del contratto o il cambiamento di fornitore, elementi che finora hanno costituito barriere alla diffusione. Il rafforzamento della portabilità e del “marchio unico europeo” del PEPP sono visti come fattori essenziali per costruire un mercato pensionistico integrato.


Dal lato della domanda, la revisione normativa intende migliorare la comunicazione e la consulenza ai risparmiatori: il regolamento prevede che il potenziale aderente riceva una consulenza personalizzata, una valutazione dei propri bisogni pensionistici, una proiezione sull’impatto del prodotto e opzioni chiare sulle modalità future di erogazione (rendita, somma, combinazioni). Tuttavia, nella pratica, la trasparenza informativa è risultata carente e molti potenziali risparmiatori non hanno percepito la differenza rispetto ai prodotti pensionistici nazionali. Per questo motivo, la revisione punta a semplificare il linguaggio, standardizzare il documento informativo chiave (KID), potenziare la divulgazione dei costi, dei rendimenti storici e delle garanzie, e incentivare l’iscrizione automatica ove possibile, ad esempio come opzione predefinita quando si entra nella vita lavorativa o quando si cambia lavoro.


Un ulteriore ambito di miglioramento riguarda l’integrazione con i sistemi previdenziali nazionali e la possibilità per i datori di lavoro di contribuire al PEPP, rendendolo una componente più visibile del secondo pilastro pensionistico, ossia quello occupazionale. Fino ad oggi il PEPP è stato principalmente rivolto a risparmiatori individuali, mentre i fondi aziendali e professionali dominano in molti paesi europei. L’inclusione del PEPP nella gamma di strumenti offerti dal lavoro subordinato, e la possibilità di accedervi tramite accordi aziendali o piattaforme collettive, potrebbe aumentare i volumi e creare economie di scala che riducono i costi per ciascun aderente. In questo contesto, la Commissione valuta misure che consentano contributi da parte del datore di lavoro, fiscalità agevolata condivisa e flessibilità nelle modalità di versamento e prelievo.


La revisione normativa intende altresì promuovere una maggiore diversificazione degli investimenti consentita all’interno del PEPP, pur nel rispetto della protezione del capitale prevista per la componente base. Le opzioni di investimento alternativi, ivi comprese soluzioni che tengono conto dei criteri ambientali, sociali e di governance (ESG), sono viste come leve per attrarre nuovi aderenti, soprattutto tra le generazioni più giovani e più sensibili a tematiche di sostenibilità. In questo senso, il PEPP può diventare non solo uno strumento di risparmio pensionistico, ma anche un veicolo di investimento responsabile, con un’offerta che sposa rendimento, mobilità e impegno verso la transizione ecologica.


L’obiettivo finale della Commissione è che il PEPP diventi un’alternativa riconosciuta e competitiva rispetto ai prodotti pensionistici nazionali, capace di generare nuove opportunità per i risparmiatori europei e di far convergere i mercati pensionistici attraverso economie di scala, migliori condizioni di costo, portabilità e standard comuni di informazione. Se il quadro normativo revisionato riuscirà a rendere davvero più appetibile il PEPP, lo strumento potrà contribuire in modo significativo a rafforzare la copertura previdenziale complementare nell’Unione, offrendo ai cittadini una risposta efficace alle sfide demografiche, economiche e sociali dei prossimi decenni.

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