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Industria ceramica dell’Emilia-Romagna e confronto con le regole europee sulle emissioni di CO₂

Il comparto ceramico dell’Emilia-Romagna rappresenta una delle filiere industriali più rilevanti del Paese, sia per volumi di produzione sia per capacità di esportazione verso i mercati internazionali. Il distretto, concentrato principalmente nell’area tra Sassuolo e Modena, è riconosciuto come uno dei poli produttivi più avanzati a livello mondiale, con aziende che hanno sviluppato tecnologie di punta e modelli organizzativi altamente specializzati. Negli ultimi anni l’industria ceramica si è trovata al centro di un intenso confronto con le istituzioni europee a causa delle nuove regole sulle emissioni di anidride carbonica, regole che introducono standard più stringenti e che incidono in modo diretto sui processi produttivi energivori. La Regione Emilia-Romagna ha assunto una posizione chiara, sottolineando la necessità di definire un percorso regolatorio più equilibrato e maggiormente aderente alle peculiarità del comparto.


Le imprese del settore sono caratterizzate da cicli produttivi che richiedono l’utilizzo di alte temperature nei forni industriali, con conseguenti consumi energetici elevati. Le nuove norme europee, introdotte nell’ambito delle politiche climatiche e del sistema di scambio delle emissioni, prevedono una riduzione progressiva delle quote gratuite e un impatto più marcato sui costi di produzione. L’industria ceramica teme che un’applicazione uniforme di tali regole, senza considerare gli investimenti già effettuati e la specificità delle tecniche produttive, possa determinare un grave indebolimento competitivo nei confronti di Paesi extra-UE che non sono soggetti agli stessi vincoli. Le istituzioni regionali hanno evidenziato che le imprese del distretto sono tra quelle che negli ultimi anni hanno maggiormente investito in efficientamento energetico, introduzione di tecnologie digitali e riduzione dei consumi attraverso sistemi di recupero termico e ottimizzazione dei forni.


Il confronto si concentra anche sulla tempistica prevista dalle nuove regole. Le aziende sostengono che gli obblighi europei impongono una trasformazione troppo rapida dei processi, mentre l’evoluzione tecnologica attualmente disponibile richiede tempi più lunghi per essere pienamente applicata su larga scala. Nonostante il forte impegno del settore nella ricerca di soluzioni alternative, come l’impiego di idrogeno o l’introduzione di elettrificazione dei forni, questi strumenti non sono ancora pronti per sostituire completamente le attuali tecnologie in modo efficiente e sostenibile. La Regione, nel dialogare con le istituzioni europee, ha rilevato che l’innovazione non può essere forzata attraverso norme eccessivamente rigide, soprattutto se queste rischiano di compromettere la tenuta di una filiera che dà lavoro a decine di migliaia di persone.


Un altro elemento critico riguarda la concorrenza internazionale. Il distretto emiliano si confronta quotidianamente con produttori situati in aree del mondo dove i costi energetici sono inferiori e dove non esistono sistemi di controllo delle emissioni comparabili a quelli europei. Se le regole comunitarie determinassero un ulteriore aumento dei costi, il rischio è quello di favorire una delocalizzazione della produzione verso Paesi terzi oppure un aumento delle importazioni di prodotti fabbricati con standard ambientali inferiori. La Regione Emilia-Romagna ritiene essenziale introdurre meccanismi di compensazione che preservino la competitività delle imprese locali, evitando che misure pensate per ridurre le emissioni globali finiscano per spostare la produzione altrove senza benefici ambientali reali.


All’interno del distretto ceramico sono in corso numerosi progetti che puntano alla riduzione dell’impatto ambientale. Le aziende stanno investendo in tecnologie di filtrazione, riciclo delle acque industriali, riduzione degli scarti e sistemi di monitoraggio intelligente delle linee produttive. L’obiettivo è migliorare l’efficienza e ridurre il fabbisogno energetico attraverso l’analisi dei dati e la manutenzione predittiva. Tuttavia, come sottolineato dagli operatori, tali investimenti richiedono tempi di ammortamento compatibili con la dimensione delle imprese e con l’incertezza dei mercati internazionali. Un inasprimento delle norme sulle emissioni, se non accompagnato da strumenti di sostegno mirati, rischia di rallentare o bloccare i progetti di innovazione che oggi rappresentano il fulcro della trasformazione del settore.


Il dibattito coinvolge anche il ruolo delle infrastrutture energetiche e delle politiche nazionali di supporto. Il distretto ceramico necessita di fonti energetiche più competitive e di una rete che consenta la progressiva integrazione di vettori alternativi. La Regione ha evidenziato come la transizione ecologica richieda una strategia coordinata su scala nazionale ed europea, che includa non solo gli obiettivi di riduzione delle emissioni ma anche gli strumenti che permettono alle aziende di raggiungerli. In questo senso, il dialogo istituzionale mira a ottenere una revisione delle regole europee che tenga conto della sostenibilità economica del settore e della sua capacità di contribuire in modo concreto agli obiettivi climatici attraverso innovazione e investimenti.


Parallelamente, le imprese sottolineano la necessità di un quadro normativo stabile che permetta di pianificare investimenti pluriennali. L’incertezza sulle future regole e sulle modalità di calcolo dei costi delle emissioni rende complesso definire strategie industriali di lungo periodo. Nonostante ciò, il distretto continua a rappresentare un punto di riferimento per la qualità del prodotto, per la capacità di esportare in tutto il mondo e per la solidità delle competenze professionali che vi ruotano attorno. La Regione Emilia-Romagna considera essenziale difendere questo patrimonio, assicurando che la transizione ecologica avvenga in modo realistico, graduale e compatibile con la struttura produttiva del territorio.

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