Il valore dell’agroalimentare italiano secondo Ismea: il settore pesa per il 15% del Pil
- piscitellidaniel
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Il nuovo quadro elaborato da Ismea conferma la centralità dell’agroalimentare nella struttura economica nazionale, attribuendo al comparto un valore pari al 15% del Pil. La rilevazione mette in evidenza una filiera estesa che comprende produzione agricola, trasformazione industriale, distribuzione e un articolato sistema di servizi collegati, mostrando come l’intero settore continui a rappresentare uno dei cardini strutturali della crescita del Paese. L’aumento del peso economico deriva anche dalla maggiore capacità competitiva sui mercati internazionali, con esportazioni in costante progressione nonostante uno scenario globale caratterizzato da instabilità dei costi energetici, tensioni logistiche e dinamiche inflazionistiche che hanno inciso sui prezzi delle materie prime e sulla redditività delle aziende agricole.
L’analisi individua una significativa polarizzazione tra aree produttive ad alta specializzazione e territori che risentono maggiormente della frammentazione aziendale, del calo demografico e della ridotta capacità di innovazione. I principali distretti dell’agroalimentare, trainati da vino, lattiero-caseario, ortofrutta e prodotti trasformati, mostrano livelli di produttività superiori alla media nazionale grazie a investimenti costanti in tecnologia, sostenibilità e internazionalizzazione. In questi segmenti la modernizzazione delle tecniche di coltivazione e trasformazione si è rivelata decisiva per mantenere un posizionamento competitivo, mentre la crescita delle esportazioni riflette l’attrattività del marchio Italia e la reputazione di qualità legata alla filiera.
Accanto ai risultati positivi, il rapporto segnala criticità strutturali che incidono sulla resilienza del settore. Il progressivo aumento dei costi dei fattori produttivi, il ridimensionamento della manodopera specializzata, i frequenti eventi climatici estremi e la necessità di investimenti elevati in innovazione rappresentano elementi che comprimono i margini delle imprese, soprattutto quelle di dimensione medio-piccola. La tenuta del settore è stata sostenuta anche dal contributo dei fondi europei e dagli strumenti finanziari dedicati, che hanno consentito a una parte significativa delle aziende di avviare percorsi di efficientamento e di migliorare la capacità di adattamento alle variabili del mercato.
Il rapporto Ismea evidenzia un ampliamento delle dinamiche digitali all’interno della filiera, con l’introduzione di sistemi di tracciabilità, strumenti di agricoltura di precisione e soluzioni automatizzate applicate alla trasformazione. L’adozione di queste tecnologie sta contribuendo alla riduzione degli sprechi, al miglioramento della produttività e a una maggiore sicurezza alimentare. Le imprese che hanno investito in innovazione mostrano performance superiori alla media e una maggiore stabilità nei bilanci, nonostante le oscillazioni dei prezzi delle materie prime. L’evoluzione digitale del comparto rappresenta uno dei driver principali attraverso cui l’agroalimentare italiano potrà mantenere un ruolo di primo piano nel panorama globale, rafforzando la propria competitività rispetto ai grandi produttori internazionali.
Un capitolo rilevante riguarda il ruolo della sostenibilità, indicata come elemento imprescindibile per lo sviluppo della filiera nei prossimi anni. Cresce la diffusione di pratiche legate alla gestione efficiente dell’acqua, alla riduzione delle emissioni e all’uso di fonti energetiche rinnovabili, mentre aumenta l’interesse dei consumatori verso prodotti certificati e processi produttivi trasparenti. Le aziende che hanno integrato politiche ambientali avanzate mostrano una capacità di espansione più ampia sui mercati esteri, dove la sostenibilità è sempre più un requisito competitivo oltre che un fattore identitario per il made in Italy alimentare.
Ismea sottolinea inoltre la necessità di rafforzare le forme di aggregazione tra imprese per migliorare la capacità contrattuale e ridurre gli effetti della volatilità dei prezzi. Le cooperative agricole e le organizzazioni di produttori svolgono un ruolo determinante nel consolidare la filiera, integrando servizi condivisi, logistica e strategie di mercato. La crescente complessità del sistema agroalimentare richiede infatti strutture capaci di governare processi più articolati e di garantire un accesso stabile ai mercati internazionali, riducendo la frammentazione che caratterizza ampi segmenti del tessuto produttivo nazionale.
Il settore, pur esposto alle incertezze globali e alle sfide ambientali, mantiene quindi un’importanza decisiva per l’economia italiana, non solo per il contributo diretto al Pil ma anche per l’impatto sull’occupazione, sulla valorizzazione dei territori e sulla promozione dell’immagine del Paese nel mondo. L’elaborazione di Ismea conferma una traiettoria in cui tradizione, innovazione e sostenibilità rappresentano gli assi portanti su cui si sviluppa una filiera complessa e profondamente radicata nel tessuto economico e culturale nazionale.

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