Prende sempre più piede il fenomeno dello smart working. Il mondo lavorativo, dopo la pandemia che ha colpito tragicamente il nostri Paese, ha subito e sta subendo in continuazione cambiamenti. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Infatti, il coronavirus ha dato modo alle aziende di testare obbligatoriamente questa non mai nuova modalità di lavoro in remoto. In Italia, 1 azienda su 3, quindi il 33%, utilizza sempre di più lo smart working per tutte quelle attività che si possono svolgere tranquillamente da casa. Un esempio di queste attività sono sicuramente quelle amministrative e contabili, nelle quali la presenza fisica in azienda è pressoché superflua. Questo sito emerge dalla rilevazione di UECOOP (Unione Europea delle Cooperative) su un campione di imprese tra nord e sud che utilizzano il lavoratore in remoto. Per tutte le attività invece praticabili solo sul luogo del lavoro, l’unione delle cooperative sta studiando diverse soluzioni per soci e dipendenti sulla base di modalità e orari. Il 26% delle imprese non vede soluzioni prima dell’estate dell’anno prossimo nel 2021 rispetto alla pandemia e all'obbligo di precauzioni anti contagio, dalle mascherine al distanziamento. Dallo studio emerge un quadro di forte incertezza sul futuro da cercare di risolvere quanto prima possibile usufruendo di tutte le risorse messe a disposizione dal piano di rilancio e riorganizzando in modo più efficace strumenti come il welfare, la sanità e la scuola.
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